Cerca nel blog i post e gli argomenti di tuo interesse

Translate

giovedì 20 gennaio 2011

RIFERIMENTI ALLA REINCARNAZIONE NELLA STORIA



La credenza che la coscienza di una persona possa essere stata condivisa con uno o più individui nel passato è stata soppressa in diverse occasioni, tuttavia la convinzione che l’Uomo non muoia veramente ma si reincarni e possa esistere ancora con un altro corpo è una delle più antiche e costanti credenze religiose e filosofiche della storia umana.

La parola “reincarnazione” deriva dal latino e significa letteralmente “prendere la carne nuovamente”: dagli antichi Egizi al Buddismo contemporaneo, dai filosofi classici greci ai teologi del mondo d’oggi, la credenza nell’immortalità dell’anima è stata una costante che ha precededuto, in un certo senso, la storia stessa.
Il testo che segue, invece di cercare una spiegazione o un’interpretazione per tale dottrina, proverà a delineare appunto l’insieme dei maggiori riferimenti riguardo alla reincarnazione nella storia umana, partendo dai suoi albori.

~10000-0 a.C.
Secondo gli storici romani, la reincarnazione fu una credenza particolarmente diffusa tra i Galli ed i Celti. Le tribù indiane d’America, i Dakota, gli Huron, i Mohave, i Sioux ed i Natovez, avevano tutte una loro particolare versione dei “felici territori di caccia” dopo la morte, in cui lo spirito del guerriero si sarebbe reincarnato per poter vivere una nuova guidato dagli spiriti dei suoi antenati e della natura. Gli eschimesi della Groenlandia ritengono tuttora che l’uomo sia costituito da tre entità distinte: il suo “corpo” la sua “anima” e il suo “nome”. Dopo il trapasso il corpo ritorna alla terra, l’anima ritrova un nuovo corpo nel mare o nel cielo, mentre il nome ritorna indietro dalla tomba quando viene dato ad un bambino appena nato.

Il concetto di una vita futura dopo la morte, modellata sulla base della vita terrena, non era sconosciuto agli Zuni, agli Inca, ai popoli di Okinawa, della Papuasia, delle Fiji, ai Dajacchi del Borneo ed alle tribù Arunta, Khadir e Warramunga.
I Drusi libanesi e decine di popolazioni autoctone nel Bengala e in Birmania credono nella rinascita, ed in Africa gli Zulu, i Mandingo, i Bantù e gli Yoruba condividevano tutti la fede radicata nella spiritualità della loro tribù e nell’immortalità dell’anima.

1500 a.C.
L’Induismo ebbe inizio quando le prime popolazioni ariane si stabilirono in India. Si formarono inizialmente varie sette. Il bramanesimo e la divisione in caste ebbero inizio dalla convinzione che il futuro fosse determinato dalla reincarnazione in caste superiori o inferiori, come esseri umani o animali.
Il Sikhismo, che deriva da una mescolanza culturale tra Induismo e Islam, sosteneva anch’esso che l’anima rinasce in molti corpi prima di purificarsi abbastanza da congiungersi finalmente con l’Infinito.

600-500 a.C.
Il Giainismo venne fondato da un riformatore Indù che si ribellò al sistema di suddivisione in caste. Ha alcune affinità con il Buddismo, in particolare per quanto riguarda la dottrina della rinascita e l’assenza di una divinità suprema.

560-480 a.C.
Guatama Siddartha Budda diede origine al buddismo, che dall’India di diffuse in Cina, in Birmania, in Giappone, nel Tibet ed in molte altre regioni del sud-est asiatico.

Egli affermava che non c’è modo di sfuggire alle proprie azioni e che la vita, senza il ciclo della morte e della rinascita, non ha senso né scopo. Di esistenza in esistenza, l’individuo ripete continuamente una vita dietro l’altra, fino al raggiungimento del Nirvana, cioè lo stato di liberazione dalle passioni e dalla brama di esistere attraverso il corpo terreno o dentro di esso.

Il buddismo, una delle religioni più antiche ancora in vita, non rinnega le dimensioni superiori e inferiori dell’esistenza oltre il livello di questo mondo, né ripudia gli dei o le dottrine monoteiste. Secondo la sua interpretazione, le buone azioni compiute possono portarti in cielo, ma ciò pur essendo necessario non basta da solo a garantire la liberazione finale.

400 a.C.
Platone scrive, nel suo classico “Fedone”, “… se non fosse per essa (la reincarnazione), la vita svanirebbe ben presto dall’universo”. Egli racconto come Socrate, condannato a morte, non si considerasse niente di meno che un essere spirituale.
Nell’ultima parte del suo dialogo “La Repubblica”, Platone sostiene apertamente la teoria della reincarnazione. Alcune scuole di pensiero greche, soprattutto quella gnostica e quella pitagorica, aderirono a questa teoria o ne presero spunto.

4 a.C.
La nascita di Gesù indicò in lui, per i suoi contemporanei, la reincarnazione dei primi profeti. Ci narra il Vangelo che Gesù chiese ai suoi discepoli “Chi crede la gente che io sia?”. Ed i discepoli gli diedero le risposte, diffuse in quell’epoca, che fosse Elia, o Geremia, o persino Giovanni il Battista. 

La fede nella reincarnazione e nell’immortalità dell’anima divenne in seguito una credenza naturale. Nei primi secoli dopo Cristo, la fede nella reincarnazione riemerse in tre fasi ban distinte del giudaismo. La prima fu un’idea indefinita della continuazione della vita umana dopo la morte, espressa nello Sheol, la seconda fu l’influenza crescente dell’escatologia della risurrezione e del giudizio, mentre la terza dimostrò la fusione delle idee di immortalità e risurrezione. Da allora questa fede entrò a far parte della teologia cabalistica degli ebrei nel Medio Evo.

186-253 d.C.
Origene, il padre dell’origenismo, pensava che certi passaggi delle Scritture si potessero spiegare solo tramite la reincarnazione.

340-420 d.C.
San Gerolamo diceva che la reincarnazione, in un’accezione particolare, veniva insegnata ai primi cristiani che le attribuivano un’interpretazione esoterica, la quale veniva tramandata solo a poche eletti.

553 d.C.
L’imperatore Giustiniano convocò il secondo sinodo di Costantinopoli. L’assemblea di prelati si riunì senza la presenza del Papa di Roma, e condannò la credenza nella reincarnazione.

“Se qualcuno sostiene l’immaginaria preesistenza delle anime - venne stabilito - ed accetta la mostruosa dottrina che ne deriva, su di lui ricadrà il nostro anatema”.
Fu in questo modo che quanti vi credevano furono colpiti da una maledizione formale, e tutti i riferimenti a tale argomento vennero cancellati dalla Bibbia. L’origenismo e la credenza nella preesistenza dell’anima vennero dichiarati eretici.

597 d.C.
Nonostante questo, il monaco romano Sant’Agostino sembra abbia mantenuto fede a questa credenza. Egli guidava un gruppo di missionari che sbarcarono in Inghilterra ed iniziarono a convertire al cristianesimo e, di fatto, alla fede nella reincarnazione, le popolazioni autoctone che vi abitavano.

1225-1274 d.C.
San Tommaso d’Aquino uno dei massimi filosofi e teologi italiani, seguiva la teoria aristotelica per quanto riguarda l’anima come sostrato di inerenza del corpo (l’elemento fondamentale che ne determina lo sviluppo), e considerava il concetto di separazione tra anima e corpo “innaturale”. Per avere una piena esistenza dopo la morte, l’anima deve riunirsi al corpo. Il suo ragionamento era che quei santi che morivano andavano in cielo per attendere la “fine” della storia e la risurrezione universale, quando nuovi corpi verranno rinnovati per la vita futura, onde poter godere appieno della beatitudine.
Nei secoli successivi la fede nella reincarnazione venne comunque molto limitata.

1721 d.C.
In Germania, venne alla luce un bambino già in grado di parlare: Christian Heinrich Heinecken, uno dei primissimi casi documentati a sostegno della reincarnazione. A un anno conosceva le sacre scritture, a due il latino, a tre il francese, la storia e la geografia. Idolatrato della pedagogia barocca e salutato come un nuovo messia, il piccolo Heinecken si esibì in pubbliche concioni che gli valsero le lodi dei "savants" europei e l'ingresso nel pantheon dei bambini prodigio d'ogni epoca e luogo.

Il re di Danimarca, avendo sentito parlare di questo bimbo prodigioso, e non credendo a queste voci, lo fece portare a corte, e ne rimase sbalordito. Il bambino predisse la propria morte, che avvenne quando aveva quattro anni.

Più o meno nello stesso periodo, Jean Cardiac imparò l’alfabeto all’età di tre mesi, e ad un anno poteva già conversare nella sua lingua, il Francese. A tre anni parlava in Latino, a quattro in Inglese, a sei in Greco ed in lingua ebraica. Prima di morire, all’età di sette anni, nel 1726, imparò anche un certo altro numero di arti e mestieri.

Nelle epoche successive testimonianze simili diventano relativamente frequenti (o almeno, si può supporre, migliorano gli strumenti per registrarle)...

XX° secolo
Il dottor Ian Stevenson è il principale esperto mondiale in fatto di reincarnazione, uno specialista nelle indagini su casi di bambini che sembrano ricordare vite precedenti. Particolarmente impressionanti sono quei casi in cui il bambino nasce con delle voglie apparentemente ereditate dalla sua esistenza passata. Una delle vicende più drammatiche studiate dal dottor Stevenson è quella di Ravi Shankar, nato a Kanauj, nello stato indiano dell'Uttar Pradesh, nel 1951.

Fin dalla prima infanzia, Ravi sostenne di essere in realtà figlio di un uomo di nome Jageshwar, un barbiere che abitava in una regione vicina. Affermava inoltre di essere stato assassinato. L'attuale suo padre non credeva una sola parola di tutto questo e comincio a picchiarlo per fargli smettere di dire assurdità del genere. Le percosse non ebbero l'effetto di sopprimere i ricordi di Ravi, e più gli anni passavano più egli diventava ossessionato dalle reminiscenze della sua esistenza passata. Per di più sviluppò la strana allucinazione che gli assassini che lo uccisero nella sua vita precedente stessero ancora attentando alla sua incolumità. Anche se l'intera storia appariva fantastica, Ravi era nato, in effetti, segnato da una strana riga: un segno ininterrotto, lungo cinque centimetri, sotto il mento che faceva pensare a una ferita da arma da taglio.

Alla fine i ricordi e l’ossessione di Ravi furono fatti risalire a un assassinio che era avvenuto in quella regione sei mesi prima della sua nascita. Il 19 luglio 1951 il giovane figlio di Jageshwar Prasad, un barbiere del posto, era stato assassinato e decapitato da due uomini. Essi, che erano parenti del barbiere, volevano ereditare la sua proprietà. Gli assassini furono arrestati, ma poi vennero rilasciati per un cavillo giuridico.

Quando Jageshwar Prasad venne a conoscenza di quanto Ravi andava sostenendo, decise di far visita alla sua famiglia per controllare di persona le sue affermazioni. Il barbiere conversò a lungo con Ravi, che gradatamente giunse a riconoscerlo come il padre della sua vita precedente. Ravi gli fornì perfino informazioni dettagliate sul suo assassinio, informazioni note soltanto a Jageshwar e alla polizia. E ancor oggi Ravi reca sotto il mento quel curioso segno che è quanto rimane a testimonianza del suo assassinio avvenuto a conclusione della sua vita passata.

E oggi...?
LONDRA (30 ottobre 2007) - Un bambino prodigio di 10 anni conosce già 11 lingue. Arpan Sharma, di Oldbury, cittadina delle west Midlands inglesi, ha lasciato a bocca aperta i suoi insegnanti con il suo straordinario talento per i linguaggi di altri popoli. Oltre all'inglese, la sua lingua madre, ha imparato l'hindi dai suoi genitori, mentre a scuola ha appreso quattro lingue europee, una per ogni anno. L'italiano ha imparato a parlarlo all'età di sette anni, il tedesco quando ne ha compiuti otto, lo spagnolo a nove anni e il francese l'ha conosciuto lo scorso trimestre.

Ma a Arpan non servono insegnatid i corsi scolastici. Da autodidatta, infatti, con l'aiuto di compact disc interattivi e multimediali, ha studiato il polacco, il tailandese, lo swahili, il cinese mandarino e ora anche il luganda, la lingua diffusa nella parte centrale dell'Uganda. «Imparare lo swahili è stata probabilmente una delle più gran di sfide che ho mai affrontato - ha confessato il bambino inglese - e anche imparare il cinese mandarino è stato difficile».

Arpan non si arrende e vuole aggiungere al suo bagaglio culturale altri idiomi, che potrebbero tornargli utili nel lavoro che sogna da grande. «Voglio continuare a imparare lingue straniere alla scuola media il prossimo anno - ha detto Arpan - ma non ho ancora scelto quali. Quando sarò adulto, vorrei diventare un chirurgo che possa lavorare in tutti gli ospedali del mondo e parlare la lingua del paese in cui mi trovo».

Le lingue, però, non sono la sua unica passione. Fa parte anche dell'Orchestra Nazionale dei Bambini e ha imparato a sfruttare l'orecchio musicale per assimilare la corretta pronuncia delle parole degli idiomi stranieri. Alla Blue Coat's School di Birmingham, dove studia, tutti lo considerano un vero talento.
Reincarnazione o "semplice" caso di bimbo prodigio? Ai posteri l'ardua sentenza...

Certo quello dei “bambini prodigio” è un fenomeno che può essere spiegato anche in altri termini, in assenza di un metodo di verifica valido; ma se ammettessimo per un istante la fondatezza della credenza nella reincarnazione, ecco che anche i fenomeni di “déjà vu” troverebbero una palese motivazione, la stessa per cui delle persone hanno paure inspiegabili, feticci, amicizie profonde quanto improvvise… O per cui a volte, gli innamorati, sentono stranamente di essersi conosciuti da sempre.


BIBLIOGRAFIA:
• Ron Hubbard, "C'è vita oltre la vita?" APPENDICE (nota: dal testo è stata estrapolata parte della cronologia, filtrando le informazioni non indispensabili e rielaborando il resto).
• Charles Berlitz, "World of Strange Phenomena"
Fonte: www.allemandi.com/categoria.php?id=23
Fonte: www.wikipedia.org
Fonte: www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=12144&sez=HOME_NELMONDO
Requiem

Fonte: Link

Nessun commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...