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sabato 15 gennaio 2011

400 volontari pronti a partire per Marte



Sono diverse centinaia le persone che si dicono pronte a colonizzare il pianeta Rosso. Anche se sarà un viaggio senza ritorno.


L’esplorazione spaziale ha richiesto dei veri e propri pionieri celesti hanno rischiato la vita e molti l’hanno purtroppo pure persa, per farci sognare ma anche per darci nuove possibilità. Uomini e donne che però non possono essere morti invano; molto dello sviluppo tecnico e scientifico, anche indiretto, lo dobbiamo in buona parte a loro e alla loro temerarietà. Lo spirito d’avventura, la voglia di scoprire l’ignoto probabilmente sono un pezzo fondamentale del nostro DNA, culturale prima ancora che genetico. Oggi, almeno altri 400 “temerari” si dicono disposti ad intraprendere un viaggio di solo andata per “colonizzare” Marte il pianeta del Sistema solare a noi più prossimo. Perché?



THE GREAT GIG IN THE SKY –  Sì, come colonna sonora di questo viaggio il fantastico pezzo dei Pink Floyd ci starebbe a pennello. Infatti, un viaggio interplanetario su Marte potrebbe richiedere come minimo di 10 mesi, ma il ritorno sarebbe praticamente impossibile. Si tratterebbe quindi di una forma di esilio auto-imposto dalla Terra come nessun altro nella passata storia umana. 

Che cosa avrebbe ispirato allora questi volontari? Un’edizione speciale delJournal of Cosmology prova a spiegare come una possibile futura missione di colonizzazione del pianeta Rosso, potrebbe essere approntata tra 20 anni, una missione addirittura finanziata con soli fondi privati, tanto che ha indotto più di 400 lettori ad offrirsi volontariamente come coloni. ”Ho avuto un profondo desiderio di esplorare l’universo sin da quando ero un bambino”, ha detto Peter Greaves, uno di questi volontari, a FoxNews.com. Greaves, padre di tre figli, sostiene: ”Vedo la vita su Marte con stordimento, paura, solitudine, spazi piuttosto angusti. 

A differenza della Terra non sarei in grado di sedermi vicino ad un ruscello o di prendere in considerazione la meraviglia della natura, di abbracciare un amico, o respirare profondamente il profumo di aria fresca, ma la mia esperienza sarebbe così diversa da tutte le altre vissute dai 6 a 7 miliardi gli esseri umani … che di per sé mi farebbe dimenticare tutte le cose che mi sono lasciato alle spalle”.

LO SPIRITO D’AVVENTURA – Tra gli altri volontari troviamo poi  un anziano (69 anni) programmatore di  computer, uno studente di college a Texas A & M, e un’infermiere di 45 anni. Anche il reverendo Paul Gregersen, pastore della Chiesa Metodista Unita, si è detto disposto a viaggiare fuori dal pianeta in modo permanente.

 ”Mentre la razza umana continua a espandersi, il mio è solo un senso di esplorare le opportunità di cui la vita umana è parte nel cosmo”, ha detto Gregersen. “Inoltre, ho la sensazione che le questioni spirituali potrebbero interessare l’equipaggio. I primi esploratori della Terra hanno sempre avuto con loro uomini di fede”. Ma più che le questioni spirituali, avvertono gli psicologi, si presenteranno quelle dellapsiche. ”E’ un periodo di isolamento e di confinamento molto lungo”, ha detto Albert Harrison, che ha studiato psicologia degli astronauti dal 1970, come professore di psicologia allaUC Davis. 

Egli ha anche avvertito che la vita su Marte non sarebbe così romantico come potrebbe sembrare. ”Dopo l’eccitazione della partenza e dopo lo sbarco su Marte iniziale, sarebbe molto difficile evitare la depressione. 

Dopo tutto, si interropono le connessioni con la propria famiglia, gli amici,e tutte le altre cose”. ”Ogni giorno sarà più o meno come quello che l’ha preceduto. L’ambiente, una volta svanita la novità, è destinato a diventare di una noia mortale. Nonostante fosse ben preparata e attrezzata ci potrebbero essere problemi imprevisti che non possono essere risolti. 

Uno ad uno, poi i membri dell’equipaggio diventeranno vecchi, malati, e moriranno”. Tutte le comunicazioni con la Terra avverrebbero con un ritardo di circa45 minuti. I volontari hanno detto di essere però consapevoli dei problemi psicologici, ma credo che sarebbero in grado di gestirli. ”Ho speso una quantità eccessiva di tempo per me stesso ed i miei pensieri, e sono felice di farlo fino alla fine dei giorni”, dice Greaves.

COSA OCCORRE PER FARE IL VOLONTARIATO SPAZIALE? - Se siete interessati, sappiate che attualmente, il requisito indispensabile è un diploma di laurea in scienze, ingegneria o matematica. 

Tuttavia, siccome la missione in questione non è destinata a essere sponsorizzata dalla NASA. Harrison si è detto ottimista circa la possibilità di avere volontari con altre specializzazioni. Attualmente, gli astronauti della NASA devono completare almeno 4 o 5 anni di formazione prima di partire per missioni di lunga durata. La formazione comprende intensi test fisici. 

Sarebbero in grado questi volontari di superarli? E poi perché una missione di sola andata?  ”Preferiamo la missione di sola andata in quanto ridurrebbe drasticamente i costi”, ha dichiarato Dirk Schulze-Makuch, professore allaWashington State University che ha contribuito al progetto. 

Il suo piano prevede l’invio di rifornimenti su Marte, se necessario, ma non un veicolo di ritorno. ”Gli astronauti sarebbero riforniti su base periodica dalla Terra con generi di prima necessità, ma per il resto sarebbero destinati a diventare sempre più abili a raccogliere e utilizzare le risorse disponibili su Marte. 

Alla fine l’avamposto avrebbe raggiunto l’autosufficienza, e quindi potrebbe servire come un hub per un programma di colonizzazione più ampio”. Marte è lì, chissà che non ci riescano davvero.


Tratto da: Link

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