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sabato 22 gennaio 2011

Esercizi di ESP E PK – Parte seconda

Leggi anche la Prima Parte Clicca Qui...

POSSIBILI PRATICHE D’INGANNO

Purtroppo come ben sappiamo l’essere umano è dotato di una fortissima centralità dell’Ego che in molti casi è assai difficile da gestire. Siamo esseri dotati di interazioni sociali straordinariamente complesse, e questo fattore è da tenere sempre in considerazione, persino durante lo svolgimento di una qualsiasi indagine a scopo di ricerca. Il rumore di fondo derivato dalle finalità personali degli individui coinvolti, siano esse volte in modo onesto o disonesto, deve venire ridotto il più possibile. Perciò, l’inganno, deve sempre venire preso in considerazione, in tutti campi della ricerca, e in particolar modo quando si cercano prove di validità sulla fenomenologia ESP.

Come già ho accennato altre volte uno dei fattori principali coinvolti in una seria indagine è l’assoluto distacco emozionale. Ossia, l’investigatore deve astenersi dal credere in prima persona all’oggetto dell’indagine e deve a mio avviso altrettanto efficacemente limitare, per quanto è possibile, il proprio coinvolgimento emotivo personale di fronte all’inaspettato, sebbene sia naturale e spontaneo fare esattamente l’opposto. 

Difatti, l’approccio tra osservatore ed esaminando dovrebbe arrivare ad assomigliare alla finale di un campionato mondiale di poker tra giocatori professionisti. 

Durante la partita i giocatori indossano spesso degli occhiali scuri non riflettenti al semplice scopo di mascherare meglio qualsiasi risposta inconscia del corpo che possa scaturire in certe fasi delicate del gioco, come ad esempio uno sguardo o un gesto di tensione improvvisi che possano rivelare all’avversario maggiori informazioni riguardanti la personalità (la quale, volente o nolente, influenza sempre il modo in cui giochiamo), ed è quasi impossibile scorgere nei loro volti la benché minima emozione, sia che si trovino di fronte a una grossa vincita oppure a una enorme perdita. 


Ciò è dovuto principalmente alla pratica di una eccellente auto-disciplina che in questo preciso contesto strategico risulta essere indispensabile e, a seconda del suo utilizzo, può condurre il giocatore alla vincita oppure alla rovina. Alla stessa maniera, mostrare senza inibizioni le proprie emozioni durante un’indagine, rende l’indagine stessa praticamente nuda e preda di possibili inquinamenti da parte dell’Ego degli individui coinvolti. Ma è giusto aspettarsi pratiche ingannatorie solamente dai soggetti che asseriscono di possedere dei “doni” speciali? 

Assolutamente no. La “pratica ingannatoria” può benissimo manifestarsi anche dal lato del ricercatore, e vi sono svariate ragioni per le quali ciò possa avvenire. Nel caso del soggetto sotto analisi, ad esempio, l’inganno potrebbe essere un tentativo di rivalsa nei confronti di qualche scetticone patologico che si è preso malamente gioco di lui; mentre nel caso del ricercatore l’inganno potrebbe essere necessario ad avvalorare maggiormente le sue tesi, magari al semplice scopo di migliorare la sua posizione sociale attraverso il riconoscimento e la carriera.

DIGRESSIONE - 

In Italia (lo sappiano tutti i giovani aspiranti scienziati/ricercatori, che in cuor loro credono davvero che solo grazie ai loro studi accademici un giorno porteranno la “fiaccola della conoscenza” che salverà l’umanità tutta dall’orrore della superstizione) quest’ultima è una pratica assai diffusa nei cosiddetti “ambienti accademici”, dove il risultato di molti esperimenti e studi non sempre è frutto di un sincero, onesto e diligente lavoro d’indagine, ma può venire “fatto quadrare” alla bisogna, magari per solleticare i favori di ben noti ‘baroni‘. 

La ricerca è purtroppo un terreno aspro ed infido, dove nessuno vuole perdere la faccia, tutti vogliono arrivare primi e tutti vogliono avere ragione. Pertanto, se il futuro ricercatore non sviluppa immediatamente dentro di se un forte senso del dovere, del rispetto delle regole e dell’armonia propria dell’onestà morale, prima ancora che sopraggiungano gli squallidi tentacoli della dottrina scientista, il nostro sarà sempre un indagare sterile, ricco sì di studi ma che purtroppo s’invalideranno a vicenda ad aeternum.

Gary Schwartz, Direttore del VERITAS Research Program all’Università dell’Ariziona, ha incontrato a tal proposito qualche problema mentre eseguiva degli esperimenti sui presunti effetti paranormali ad opera di una praticante asiatico-americana (Schwartz, Nelson, Russek, 2003). Ciononostante, al termine di questo studio, Schwartz non si è sentito di smontare l’argomento affibiando la totalità dei fenomeni ESP alla millanteria. Anzi, ciò ha rafforzato maggiormente le sue convinzioni affermando che “i dati raccolti suggeriscono nel modo più assoluto che l’inganno non è necessariamente coinvolto in tutti i casi”.

I giovani praticanti (8-12 anni) sarebbero i più semplici da addestrare (Wu et al., 1998:570-574). Secondo questi studi, i bambini sono in grado di sviluppare le loro doti in modo totalmente libero e spontaneo, anche se con l’andare del tempo tenderebbero ad affievolirsi se nel quotidiano non persistesse una pratica e una disciplina costanti. Un fattore determinante in questa perdita è senz’altro riconducibile alla carenza di un ambiente spontaneo, il quale si manifesta primariamente dall’imposizione e dalla rigidità proprie dell’auto-gestione sociale alla quale siamo tanto legati. 

Questo aspetto è assolutamente realistico in quanto, per conto nostro, l’abbiamo spesso rilevato durante i nostri ritiri al buio. Per citare un caso fra molti, ad uno di questi ritiri erano presenti due genitori dalla mentalità decisamente attenta ai bisogni della coscienza, con tanto di prole al seguito: due maschi, rispettivamente di 10 e 14 anni, e una femmina di 5 anni. 

Durante la consegna dei vassoi con il cibo, per motivi di praticità ed organizzazione chiediamo alle persone di bendarsi, e grazie ad una leggerissima penombra riusciamo a muoverci nell’ambiente senza l’uso dei nostri visori notturni. Proprio in questo frangente mi è capitato di osservare una scena che ha dell’incredibile. La piccola, sempre bendata, è saltata giù dal letto e correndo mi è passata vicino ad un palmo di mano in direzione del bagno. 

La cosa che mi ha piacevolmente colpito è stata che nemmeno per un solo secondo la piccola ha titubato. E’ sfrecciata dritta dritta nel bagno senza nemmeno riflettere in che direzione questo si trovasse. Normalmente gli adulti per percorrere qualche metro completamente bendati pongono le mani in avanti e deambulano lentamente, quasi avessero il terrore (o la certezza mentale) di urtare contro qualcuno o qualcosa. La piccola invece d’istinto non si è posta alcun limite. 

Ha semplicemente raggiunto il suo obbiettivo senza sfiorare con le sue abili manine nemmeno una parete. Questo fatto insieme a tanti altri suggerisce che certe capacità dei bambini, se raccolte in tempo possono plasmare un futuro individuo ricco di “doni” e “doti” che sono certamente in grado di elevare il suo status sociale. 

Logicamente questa è una possibilità che il genitore deve essere bravo ad amministrare e ad accogliere senza alcun pregiudizio, e senza temere che il proprio figlio un giorno debba temere alcuna ritorsione sociale da parte di individui maggiormente plasmati e conformati. Nessuno può considerarsi realmente “normale” o “sano di mente”, e infatti Jung suggeriva “datemi un individuo sano di mente e lo curerò per voi”.

DIGRESSIONE - 

Qualche tempo fa un’amica mi ha raccontato che durante un colloquio con l’insegnante di Italiano si è sentita dire che “suo figlio mostra evidenti tracce di ‘dislessia’ e vive spesso immerso in un mondo tutto suo”; così, per tutta risposta, la madre esultando ha replicato “Ah! Grazie al cielo! Meno male! Non sa che grande notizia mi ha dato!” 

Potete chiaramente immaginare l’espressione attonita dipinta nel volto dell’insegnante, la quale si trovava di fronte a una madre non solo maggiormente informata ma anche palesemente anticonformista, e che sicuramente il suo occhio di insegnante vedeva la condizione del figlio piuttosto disagevole per agli standard di conformità sociale ai quali siamo abituati. 

Infatti la dislessia è considerata una sindrome classificata tra i “Disturbi Specifici dell’Apprendimento” (DSA) con il codice F81.0 e la sua principale manifestazione consisterebbe nella difficoltà che hanno i soggetti colpiti a leggere velocemente e correttamente ad alta voce. Tali difficoltà però non possono essere ricondotte a insufficienti capacità intellettive, a mancanza di istruzione, a cause esterne o a deficit sensoriali. 

Se chi insegna ai nostri figli fosse davvero informato prima di asserire simili scemenze, allora saprebbe che questa sindrome non è altro che il frutto di una maggiore preponderanza di uno dei due emisferi cerebrali. Nel caso questa preponderanza coinvolgesse l’emisfero destro, sarebbe assolutamente normale per il piccolo vivere in ‘un mondo tutto suo’. L’emisfero destro è comunemente associato alla creatività e ad una espressione (o percezione) maggiormente fantasiosa della vita, mentre quello sinistro è chiaramente predisposto ad occuparsi delle bollette, al calcolo matematico, ai mutui, al fare la fila alle poste e al coordinamento di certe attività motorie. 

Anche il sottoscritto da piccolo veniva bollato alla stessa maniera: “vive in un mondo tutto suo e mostra segni di dislessia” (fonte: una delle mie pagelle scolastiche). Non potete nemmeno immaginare quale fu la mia gioia nel sapere che anche Albert Einstein, Napoleone Bonaparte, Hans Christian Andersen, Winston Churchill, Walter Elias Disney, Henry Ford, Galileo Galilei, Anthony Hopkins, John F. Kennedy, William Lear, Isaac Newton, Quentin Tarantino, George Washington e W.B. Yeats (Poeta, premio Nobel per la letteratura nel 1923) furono tutti considerati dislessici

Anche nei musicisti una certa dislessia è assolutamente normale in quanto, per riuscire a gestire uno strumento musicale come ad esempio la batteria, il basso o la chitarra non è solamente una questione di “abilità motoria” o di “talento artistico”, ma occorre possedere la capacità di rendere indipendenti gli emisferi cerebrali, e se l’emisfero destro regola le attività motorie della parte sinistra del corpo, mentre l’emisfero sinistro regola le attività motorie della parte destra, sarà sufficiente un periodo di pratica specifico più o meno prolungato. 

Se dunque volete aiutare i vostri figli a “pareggiare” questa percentuale di sbilanciamento emisferico, incrementando quindi l’attività dell’emisfero sinistro, fategli compiere su base quotidiana dei semplici esercizi di diteggiatura appositamente studiati per la mano destra. Vedrete che la situazione migliorerà. E soprattutto state tranquilli. Se vi dicono che vostro figlio o vostra figlia sono dislessici, siate felici e non preoccupati perché al 90% state allevando un piccolo genio che ha solo bisogno di tutto il vostro amore e di tutto il vostro sostegno! E pensare che basterebbe una sola generazione di genitori attenti e sensibili per migliorare questo pianeta.

Così come i giovani praticanti sono inclini a perdere le loro ‘speciali abilità’ col passare del tempo, alcuni di essi sottoposti ad indagine potrebbero tendere a compensare questa perdita palesando come dicevo prima alcuni piccoli raggiri. Personalmente non ritengo che vi sia sempre della malizia in questo comportamento.

Potrebbe anche semplicemente trattarsi di un’estensione della modalità con la quale essi eseguono ciò che gli viene chiesto di fare. Logicamente, nel preciso momento in cui queste nuove modalità entrano in conflitto con il metodo scientifico e il praticante viene sottoposto ad un maggiore stress emotivo, può mostrarsi ancora più evidente una carenza di confidenza e di  abilità. Ciò è assolutamente normale.

Nessuno ricorda quando ai tempi delle scuole, il nervoso e la paura di non riuscire a passare gli esami si impossessavano di noi a tal punto da farci perdere il sonno? L’atto di venire esaminati e giudicati da qualcun’altro, per via delle nostre capacità o incapacità, e dal cui giudizio può dipendere molto il futuro delle nostre certezze materiali, è un ostacolo tremendo che andrebbe in qualche modo trasceso. 

Pertanto l’approccio scientifico verso un nuovo paradigma è assolutamente necessario (vedi La Pratica dell’SCS che verrà introdotto nella terza parte), poiché il giovane praticante che durante uno o più esperimenti ha mostrato delle capacità intrinseche ma anche alcuni piccoli raggiri, potrebbe invece venire riqualificato attraverso un periodo di training concordato, un training rivolto unicamente all’accrescimento della propria influenza mentale piuttosto che all’inclinazione a manipolare fisicamente l’esperimento. Inoltre, molti casi di raggiro potrebbero venire evitati se la formulazione dell’esperimento rispettasse alla lettera alcuni parametri cardine solidi e ben congegnati, così come è accaduto in molte università cinesi. Parametri che devono per forza di cose prevedere al loro interno il fattore “Ego”. 

Per portare un esempio, se un’esaminatore possedesse già dentro di sé dei forti pregiudizi verso tutti coloro che dichiarano di possedere delle doti straordinarie, al primo cenno di estensione della modalità con la quale il compito viene svolto da parte dell’esaminando, potrebbe portarlo alla semplicistica conclusione che tutti coloro che affermano di possedere doti particolari siano tutti imbroglioni. Avete presente la famosa erba che compone un fascio? In questi casi il fattore umano determinato dall’orgoglio o dal pregiudizio personale deve venire sempre calcolato, e lo scienziato, come Uomo, non ne è affatto immune.

Difatti la sua ‘elevazione’ sociale è determinata primariamente da un pezzo di carta chiamato ‘laurea’ che gli fornisce il diritto di mostrare un ‘titolo’, ma ciò non determina affatto la sua ‘centratura’ morale. Si può essere laureati in questo e in quello ma essere dei perfetti imbecilli allo stesso tempo. Mi viene un pò da ridere perché ne ho conosciuti diversi che rispondono a questo profilo… uno in particolare. Per tale ragione la considerazione finale di un solo esaminatore non può mai venire presa in seria considerazione come ‘dato complessivo’. Occorrono quindi esperimenti e conferme da diversi ricercatori sparsi in tutto il mondo.

Certamente nell’esperimento compiuto da Dong Shen [link], si possono ravvedere alcuni evidenti limiti; limiti che impongono la formulazione di alcune fondamentali questioni. Il fatto che non vi sia stata alcuna possibilità di controllo circa la futura destinazione del pezzo di carta trasportato fuori dal contenitore, merita assolutamente una considerazione molto accurata, poiché potrebbe trattarsi del classico caso di prestidigitazione. 

Va fatto comunque osservare che durante l’esperimento riportato da Shen, nessuno nella stanza avrebbe compiuto alcun movimento dopo che il pezzo di carta era stato introdotto nel contenitore; “Inoltre,” come riporta Dong Shen stesso, “il pezzo di carta era troppo piccolo e leggero per venire gettato a quella distanza (circa 6 metri), anche se fosse stato rimosso e trattenuto all’esterno del contenitore sigillato”. Certamente, per fare l’avvocato del diavolo, qualcuno avrebbe potuto gettare un duplicato del foglio sul pavimento, ciò però non spiega affatto come mai Dong Shen abbia riconosciuto la propria calligrafia, il colore della penna, il numero e l’esatta configurazione della piegatura. 

Un raggiro affrontato in questi termini sarebbe davvero altamente improbabile. Un altro punto fondamentale contestabile nel rapporto è che Mr. Xiao, interrogato sulla impossibilità di controllare la destinazione del target, non ha saputo fornire spiegazioni. In via del tutto speculativa potremmo ritenere che, non essendo mai stato sottoposto ad un esame del genere, messo sotto stress potrebbe aver mentalmente prelevato il pezzo di carta e gettato via con impazienza

Per quale ragione dunque il pezzo di carta è stato ritrovato all’interno della stessa stanza dell’esperimento, dove poteva venire facilmente ritrovato, e non in un posto sperduto da qualche altra parte della Cina? Forse era presente sufficiente attenzione mentale da parte del praticante, così come da parte degli osservatori presenti, da avere permesso al target di venire posizionato in modo che potesse poi venire facilmente identificato al termine dell’esperimento. 

Speculazioni a parte molti interrogativi e dubbi possono venire senz’altro sollevati, ma ciò non è affatto sintomo di una dubbia validità. In molti altri esperimenti avvenuti in Cina, ad esempio, ai quali hanno partecipato dei praticanti dotati di maggior esperienza, si è invece mostrata una certa abilità nel riuscire a controllare la destinazione del target. Primi tra questi troviamo il lavoro di Chulin Sun con Junchuan Shen alla Cina University of Geosciences a Beijing (Shen e Sun, 2002); Baosheng Zhang assieme a Lin al Beijing Teacher’s College (Chinese Society of Somatic Science, 1998); e Qiang Wang assieme a Bin Wang e Lin (Lin et al., 1983).

Altre verifiche effettuate da Dong Shen nello sforzo di comprendere se il suo esperimento avesse un qualche valore, hanno richiesto l’intervento di un prestidigitatore professionista al quale è stato domandato di fornire la propria valutazione personale nei confronti dell’intera procedura (Auerbach, 2007). La conclusione del prestidigitatore è stata che, se l’esperimento è stato svolto esattamente nella maniera descritta, allora non c’era alcuna possibilità di raggiro da parte del praticante. 

Tuttavia non sono mancate le critiche come ad esempio la tempistica. Una lunga attesa di 40 minuti avrebbe potuto condurre gli osservatori ad una certa carenza di attenzione. Inoltre, nota non meno importante, la totale mancanza di una registrazione video. Su entrambi questi appunti concordo pienamente.

LE PROPRIETA’ DELLO STATO DI COSCIENZA SECONDARIO (SCS)
Dopo aver affrontato lo scomodo tema del “raggiro” procediamo con la descrizione analitica di questa presunta abilità. Nelle immagini mentali operanti durante lo Stato di Coscienza Secondario (SCS) si possono osservare alcune importanti proprietà. Mentre il praticante entra in uno SCS, descrive la possibilità di vedere il contenuto del target nel suo schermo “terzo-occhio”. Così come descritto da Mr. Xiao, l’immagine del foglio ripiegato può venire ‘esaminata mentalmente’, parte dopo parte, e il suo contenuto (in questo caso il numero “830″) assemblato in una immagine leggibile. 

Allo stesso modo, durante un SCS, si potrebbe esaminare l’immagine mentale di un libro chiuso, concentrarsi su una pagina in particolare e leggere tranquillamente il libro anche se questo rimane chiuso (Hua, 1995). Altri dati confermerebbero inoltre che l’immagine dell’oggetto sullo schermo “terzo-occhio” sarebbe in qualche modo attivamente collegata all’oggetto reale. In uno studio viene riportato che il praticante poteva premere un pulsante nell’immagine mentale di un calcolatore e ricevere il risultato dell’operazione nello schermo “terzo-occhio”, mentre il calcolatore reale giaceva inerte di fronte al praticante (Shao et al., 1993). 

Se al praticante viene domandato di “leggere” solamente lo schermo, si tratta di ESP, ma se al praticante viene chiesto di spostare un oggetto utilizzando solo la mente, allora deve necessariamente ‘aggiustarla’ in modo da osservare l’oggetto all’interno del suo schermo “terzo-occhio”. Successivamente, spedisce le istruzioni all’oggetto utilizzando il suo Stato di Coscienza Primario (SCP) e questo causerebbe lo spostamento cinetico dell’oggetto. Il risultato è appunto la Psicocinesi (PK).
Riferimenti
Shao, L., Yu, H., Shen, Y., Fang, L. e Zhou, Y. (1993). Training and practices for operating a calculator with mind [Cinese]. Chinese Journal of Somatic Science 3(2), 55-57
Shao, L., Zhu, Y., Zhu, R., Zhang, M., Ding, Y., Hu, G., Chen, J., e Jiang, K. (1987). Four years summary of EFHB induction in young adults [Cinese]. Renti Teyigongneng Yanjiu (EFHB Research) 4, 103-105
Shen, J., e Sun, C. (2002) Solid evidence of psychic power: Materiality of consciousness (sixteen years research on psi phenomena). Journal of the International Society of Life Information Science (ISLIS) 20(2), 549-554.

Fonte: Link

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