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mercoledì 19 gennaio 2011

L’inseminazione dell’umanità: verso una nuova teoria dell’evoluzione



Il 2009 è stato definito più volte l’anno degli ufo e dei crop circles. Un anno di grandi novità, di archivi segreti aperti al pubblico…un anno in cui si è cominciata ad accettare diffusamente l’idea che “non siamo soli”: anche la Chiesa non lo nega, anzi dà per certo l’esistenza di vita intelligente nello spazio, fatto per nulla in contrasto con la fede e la religione. Ma a quante domande scomode dovrebbero rispondere le scienze e le religioni in seguito alle possibilità che si aprono con questa nuova consapevolezza? 

Troppe perché proprio la scienza e la fede sono ancora assolutamente lontane dal trovare una via per coesistere e conciliarsi, tanto che uno degli scontri più accesi è tuttora quello fra evoluzionisti e creazionisti, argomento tornato fortemente alla ribalta proprio nel 2009 in cui ricorreva il bicentenario della nascita di Darwin, padre della teoria dell’evoluzione. Ed è proprio per questo che ci poniamo una difficile domanda: la teoria darwiniana è ancora valida? Discendiamo realmente dalle scimmie o cominciano a sorgere dubbi sull’origine dell’uomo?
Nonostante il costante tentativo di far passare questo o quel resto di scheletro preistorico per il rassicurante anello di congiunzione fra la scimmia e l’uomo, non esiste a tutt’oggi alcuna concreta testimonianza fossile che avvalori il passaggio dai primati all’Homo Erectus e ancor più all’Homo di Neanderthal, cioè dal progenitore primate a quell’ominide bipede che usa esclusivamente la postura eretta, usa il fuoco, si ripara nelle grotte e ha comportamenti sociali via via più complessi. L’Homo di Neanderthal è resistente al rigido clima delle glaciazioni, esteticamente le differenze con i precedenti ominidi sono nette: pelle bianca, capelli probabilmente rossi secondo le ultime ricostruzioni, volto umano simile al nostro. E’ inoltre il primo ad avere un concetto assimilabile “all’aldilà” e a lui si fanno risalire i primi rudimentali strumenti musicali e alcuni utensili in pietra.

Oggi gli scienziati cominciano a chiedersi perché i primati sono rimasti tali e l’uomo, a confronto, ha subito una tale e rapida evoluzione? Cosa ha scatenato un simile cambiamento a livello genetico? L’Homo Erectus è apparso circa 450.000 anni fa, l’Homo di Neanderthal circa 200.000 anni fa. I primati da cui discenderebbe l’Homo Erectus (la specie delle Catarrine) sarebbero in tutto simili ai primati che tutt’oggi conosciamo. Cosa ci ha resi tanto diversi? La risposta sicuramente è nel nostro DNA che ancora ci riserva innumerevoli sorprese e del quale ben poco si sa.

Quando il DNA umano venne interamente sequenziato, nel 2000, i genetisti si trovarono di fronte ad una grossa sorpresa: dei 3 miliardi di basi di lunghezza del nostro DNA, almeno la metà erano ripetizioni casuali e non funzionali, quindi apparentemente inutili, che sembrerebbero solo appesantire il nostro genoma senza scopo. I geni funzionali del DNA umano finora conosciuti sarebbero poco più di 30.000, esattamente come quelli del topo e molto meno di altre specie, come il frumento. Ma proprio quelle sequenze apparentemente inutili, definite "spazzatura" (junk DNA), sarebbero invece fondamentali per lo sviluppo umano. Altro che spazzatura quindi!

Una scoperta fatta di recente a Singapore ribalta infatti il concetto di junk DNA: non solo quelle sequenze ripetitive non sono inutili, ma addirittura avrebbero un ruolo fondamentale nel distinguere l’uomo dalle altre specie. Ricerche come quelle riportate di recente sulla rivista Genome Research indicano che, se siamo come siamo, dipende in buona parte dal nostro sovrabbondante junk DNA e che le specie che hanno molte sequenze ripetitive, come la nostra, vanno anche incontro ad una evoluzione molto più rapida, in quanto i fattori di trascrizione possono far variare molto di più l’attività dei vari geni, rispetto a quanto accade in altre specie, dove i fattori di trascrizione hanno pochi punti di aggancio possibili. Ma non è tutto.

Proprio il DNA spazzatura ha avuto un ruolo determinante nell'evoluzione umana: lo sostengono i ricercatori della University School of Medicine di Yale, guidati dal professore di genetica James Noonan in seguito a uno studio consistente in un’analisi comparativa del genoma umano e di quello degli scimpanzé e dei macachi Rhesus. Pollice opponibile e andatura eretta, due caratteristiche che ci distinguono (insieme ad alcuni primati) dal resto del mondo animale, si sarebbero evolute anche grazie a cambiamenti in quelle regioni del nostro genoma tradizionalmente considerate «junk», che non codificano proteine, ma a quanto pare, servono come interruttori per regolare l’attività dei geni. 

Nel tempo, analizzando le sequenze in questione, gli studiosi hanno osservato che negli esseri umani c'era un numero di coppie di basi («lettere») più elevato rispetto agli scimpanzé, prova del fatto che a un certo punto l'uomo si è evoluto con una velocità superiore. In particolare gli scienziati hanno impiantato una sequenza «spazzatura», la «HACNSI» in embrioni di topi, scoprendo che aveva una funzione determinante nello sviluppo degli arti, del piede, dell’anca, dell’avambraccio e della mano, e in particolare nello sviluppo del pollice opponibile e nella stazione eretta. In sostanza secondo gli studiosi di Yale si deve all’HACNSI, pur non contenendo geni, il bipedismo e la capacità umana di afferrare gli oggetti. Quel che è certo, per il momento, è che nel DNA non esiste spazzatura.

Ulteriori conferme ci arrivano da una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Genetics, frutto anche di una massiccia partecipazione italiana che getta nuova luce sulla «materia oscura» del genoma. Per la prima volta, è stato dimostrato dai ricercatori come tali sequenze si comportino secondo un programma predefinito in grado di influenzare la vita delle cellule.

Il problema che qui affrontiamo deriva dalla natura complessa e unica di tali sequenze “spazzatura” o “non codificanti”, come finora erano definite, ma che come abbiamo visto hanno precise funzioni e relazioni con i geni invece già noti. Quante e quali funzioni sono in grado di svolgere queste miliardi di basi ancora sconosciute? E soprattutto come ha fatto il nostro DNA ad evolversi in maniera tanto rapida rispetto ai primati, arricchendosi di sequenze che spontaneamente non sono comparse nei corredi genetici di nessun’altra specie sulla Terra?
Scienziati Cinesi si sono spinti a dire pubblicamente che il nostro DNA spazzatura è fatto da elementi non terrestri e quindi “alieni” per definizione. Questa è una forte affermazione.

Ci troviamo di fronte ad un nuovo concetto: quello dell'inseminazione dell'umanità. Se vera, potrebbe significare che siamo stati inseminati agli albori della storia e che non dipendiamo dall'evoluzione Darwiniana. Ciò apre numerosi interrogativi ai quali cerchiamo adesso di rispondere, dimostrando che tale affermazione potrebbe essere in parte vera, in parte falsa.

Innanzitutto è fondamentale capire che per poter essere confermata la Teoria di Darwin bisognerebbe trovare le cosiddette specie di transizione, ad esempio fra pesci, anfibi, rettili e uccelli; lo stesso dicasi fra primati e uomini, ma qui il discorso si fa ancora più complesso e lo affronteremo fra poco.

Con l’assenza di dette forme di transizione lo stesso Darwin sapeva che la teoria dell’evoluzione non poteva essere confermata e pertanto, aveva dedicato proprio a questo argomento, un capitolo del suo libro ponendosi alcuni quesiti fra cui: “perché, se le specie derivano da altre specie attraverso impercettibili graduazioni, non vediamo ovunque innumerevoli forme di transizione? (…) Ma dal momento che queste forme di transizione devono essere esistite, perché non le troviamo sepolte in numero infinito nella crosta terrestre?” (The origins of the species, parte 1, pag. 172)

Il famoso paleontologo e noto evoluzionista britannico Derek Ager ha recentemente constatato quanto segue: “Emerge l’idea che se esaminiamo le testimonianze fossili in dettaglio, a qualsiasi livello di ordine e specie, ci imbattiamo ad ogni piè sospinto non in una evoluzione graduale, ma in un’improvvisa esplosione di un gruppo a spese di un altro”. E ancora lo stesso Darwin ammette nel suo libro: “Se molte specie, appartenenti agli stessi generi o famiglie, fossero realmente apparse improvvisamente, questo fatto sarebbe fatale alla teoria dell’evoluzione per selezione naturale.” (The origins of the species, parte 1, pag. 302)

Ritenere che tutta la teoria darwiniana sia errata sicuramente è eccessivo. Nonostante l’apparente assenza di specie di transizione esistono prove di specie primitive che segnano delle tappe verso specie più complesse oggi esistenti, e altrettante prove delle mutazioni di razza, cioè delle mutazioni genetiche all’interno di una stessa specie che si modifica (e quindi si evolve) per meglio adattarsi a nuove condizioni climatiche, ambientali, geografiche e via dicendo.

Ma l’uomo come si inserisce in tutto questo quadro? I primati sono realmente i suoi progenitori? E il problema del DNA spazzatura cosa ci suggerisce circa la nostra somiglianza con i primati? E’ plausibile, come sostengono gli scienziati cinesi, che sia avvenuta una sorta di inseminazione, vista l’unicità di una parte del nostro DNA rispetto alle altre specie? E se è avvenuta, quando?

Dal momento che la scienza non è ancora in grado di dare queste risposte sembra logico a questo punto ricercare le prove di un tale evento in altre branche di studio altrettanto fondamentali per la comprensione dell’evoluzione umana: la storia, la paleoantologia, l‘archeologia, le religioni. Ci chiediamo quindi, esiste la possibilità di rintracciare gli indizi di eventuali interventi extraterrestri o esogeni nella storia dell’uomo?

Uno dei metodi più interessanti è quello della lettura e reinterpretazione degli antichi testi mitologici. Tra i miti, uno dei più diffusi fra tutti i popoli del mondo antico, è senza dubbio il mito cosmogonico, cioè il mito della creazione del mondo descritto presso tutte le civiltà con tratti alquanto simili.

"Questo è il racconto di come tutto era sospeso, tutto calmo, in silenzio; tutto immobile, tranquillo e la distesa del cielo era vuota." Questo testo ci ricorda molto da vicino la Genesi presente nella Bibbia. In effetti è l’inizio del racconto della creazione, ma di un testo molto più antico: il Popul Vuh, o “Libro della Comunità” dei gruppi etnici che abitarono la Terra Quiché (K'iché), ossia uno dei regni Maya in Guatemala.
Vera e propria Genesi dei Maya, ci riferisce il mito della Creazione così come loro lo concepivano e descrive l’evoluzione dell’umanità con le sue diverse creazioni e i suoi successivi cataclismi. Esseri plasmati da creatori in più fasi (se ne contano tre nel Popul Vuh).

Non meno interessante è il caso della mitologia sumera dove si scopre un mondo fatto di uomini, di eroi e dèi (gli Annunaki) strettamente legati gli uni agli altri. Questi dèi non sono entità astratte e non sono fenomeni naturali: le divinità sumere sono entità concrete e strettamente correlate alla natura di cui anche l'uomo fa parte, ma come gli dèi greci, anzi più degli dèi greci, gli Annunaki dipendono in tutto e per tutto dagli esseri umani. Insomma, gli uomini esistono con l'unico scopo di servire e lavorare per gli dèi e di compiacerli, e solo per questo sono stati creati.

Tra i miti dei Nativi d’America si ritrovano storie che parlano di incontri tra fanciulle provenienti dalle stelle e uomini della Terra e si fa chiaramente menzione al fatto che i popoli nativi provenivano dal cielo. Non potrebbero essere più chiari e concisi gli Indios quando affermano che “molto tempo fa loro abitavano nel Cielo e nessuno conosceva la Terra”.

Sorprese potrebbero venirci anche dalla stessa Bibbia. In Genesi 6,4 leggiamo: “Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla Terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. (…) C'erano sulla Terra i Giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi.”

Nelle esegesi più comuni, si ritiene che i Giganti (corrispondenti ai Nephilim nei miti ebraici e agli Annunaki per i Sumeri) siano gli stessi figli di Dio che, scesi sulla Terra, si sono uniti alle donne umane. Sono identificati come una sorta di Angeli caduti che avrebbero dato origine ad una stirpe di “uomini famosi”. Ma l’interpretazione è molto controversa poiché generalmente si tende ad identificare i Giganti con i Figli di Dio e quindi con la stirpe derivata dall’unione di questi con le donne umane.

Ma cosa ne deriva se invece analizziamo logicamente il passo e consideriamo gli elementi citati come tre soggetti separati e distinti fra loro: i Giganti, gli Uomini e i Figli di Dio.

Questa è una delle ultime possibilità che si apre nel campo dell’interpretazione della genesi biblica che ci pone di fronte a numerose domande ancora senza risposta per la scienza e la storia: i giganti sono davvero esistiti? Quante tradizioni al mondo ne parlano? Venivano da Atlantide? Esiste il mitico continente sommerso? Cos’hanno in comune le centinaia di leggende che narrano del diluvio universale? Cosa accomuna le antichissime e sconosciute civiltà da cui sono poi nati i Celti, i Maya, gli Indù? Popoli lontanissimi fra loro, ma con tradizioni mitologiche molto simili…ma allora questi miti sono davvero solo miti oppure c’è un fondo di verità che va reinterpretato per capire le nostre origini? E se i Giganti sono esistiti, allora i Figli di Dio chi sono?

Le ultime prospettive ci suggeriscono che un’inseminazione può essere realmente avvenuta e addirittura eseguita in fasi successive da civiltà aliene ben distinte, per scopi differenti. L’una per utilizzare le risorse sulla Terra e schiavizzare l’uomo ponendosi come falsi dèi creatori, l’altra per renderlo consapevole, cosciente di una realtà superiore e permettergli un’evoluzione autonoma e libera da falsi idoli. 

Un tema complesso che merita certamente un articolo a parte per poter essere approfondito e a cui in questa sede accenniamo solamente, ma basti pensare che anche la dottrina di Platone e, più recentemente, dei filosofi della scuola di Chartres del XII sec. descrive, forse inconsapevolmente, la creazione dell’uomo per opera di intelligenze aliene chiamate entità astrali o angeli, e ribadiamo, non esseri perduti o indegni, non sostituti di Dio, ma intermediari tra Dio e l’uomo. 

Queste entità per fare ciò, come raccontano i testi filosofici, «fusero insieme l’“Altro” e il “Medesimo” di cui era costituito il mondo stesso, e li fusero insieme “incrociandoli” a forma della lettera greca X (chi).» Se prestiamo attenzione notiamo la somiglianza tra questo segno e il simbolo con cui in genetica, i biologi, rappresentano i cromosomi umani: le doppie eliche del DNA. Potrebbe essere solo un caso? Ed è sempre un caso che il simbolo di Enki nella tradizione Sumera sia un doppio serpente incrociato, tutt’oggi usato in medicina per indicare la doppia elica del DNA?

In conclusione civiltà aliene evolute aventi provenienza e scopi differenti, potrebbero aver “creato” in più fasi l’uomo come noi lo conosciamo; un essere diverso dagli altri mammiferi, dotato di un tocco divino e di un intelletto che lo distingue completamente dall’animale.

Certamente questa teoria può sembrare al limite della fantascienza, ma è coerente e suggerisce un nuovo modo di osservare la storia e la scienza, un nuovo punto di inizio, un nuovo modo di ragionare e osservare il nostro pianeta e quanto su di esso è visibile o nascosto, suggerendo anche un’altra importante verità: scienza e fede possono conciliarsi. La cosa più difficile da accettare è che con il disclosure bisognerà riscrivere la storia delle nostre origini, così come tutte le scienze ad essa connesse. Ben vengano le ricerche sul DNA che di certo contiene ancora infinte informazioni, ma ancora troppe persone nella comunità scientifica tradizionale rifiutano la possibilità di dover affrontare nuove verità rispetto al sapere fin’ora comunemente accettato, col rischio di mandare la ricerca in stallo. Intanto i dubbi circa la nostra discendenza dai primati aumentano e solo in pochi si chiedono come mai tutti i popoli della Terra hanno sempre narrato di discendere dai “popoli delle stelle”.

Bibliografia
- Charles Darwin, 150 anni fra dubbi e verità di Andrea Randighieri in www.crifonline.com
- “Il Darwinismo è una teoria della disperazione” del Prof. Francesco Lamendola in www.nexusedizioni.it
- “Junk DNA proves functional” - The research findings are published in the Nov. 4, 2008 issue of GENOME RESEARCH in paper titled, “Evolution of the mammalian transcription factor binding repertoire via transposable elements”.
- Yale Researchers Find “Junk DNA” May Have Triggered Key Evolutionary Changes in Human Thumb and Foot in http://opa.yale.edu/news/article.aspx?id=5980
- Genetica: scoperto il segreto del Dna «spazzatura» di Francesca Cerati in www.ilsole24ore.com
- Ines Curzio, Gli Anelli Mancanti, La Riflessione Davide Zedda Editore, 2009

Fonte: Link

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