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venerdì 26 novembre 2010

L'ANGELO DELLA RINUNCIA



L’angelo della rinuncia ha vita difficile oggi. Infatti, molti collegano alla parola rinuncia un’ascesi tenebrosa. In effetti Dio vuole che noi viviamo la vita nella pienezza. Perché allora la rinuncia?


Oggi quello che importa è consumare il più possibile, concedersi il più possibile. Naturalmente abbiamo esempi a sufficienza di persone che sono diventate insopportabili per le loro chiassose rinunce, ma la rinuncia deve assolutamente portare ad un atteggiamento ostile alla vita?


Rinunciare propriamente vuol dire deporre la pretesa su una cosa che mi spetta. L’obiettivo della rinuncia è la libertà interiore. Chi deve avere tutto ciò che vede, è totalmente dipendente. Non è libero. Si lascia determinare dall’esterno. La rinuncia è espressione di libertà interiore. Se riesco a rinunciare a qualcosa che mi divertirebbe, sono libero interiormente. La rinuncia, però, può essere anche una via per esercitare la libertà interiore. Quando, per esempio, durante la quaresima rinuncio all’alcool e alla carne, grazie a queste rinunce posso addestrarmi alla libertà. 



Posso provare a vedere se mi riesce di rinunciare per sei settimane alla televisione, all’alcool, al fumo, alla carne, forse anche al caffè. Se mi riesce, mi sento bene. Allora ho la sensazione di non essere schiavo delle mie abitudini, di non dover usare incondizionatamente l’alcool per trovare stimoli. Questo è un sentimento di libertà interiore. Questa libertà appartiene alla nostra dignità. Se ho l’impressione di aver subito bisogno di un caffè quando sono stanco, ne divento dipendente. Questo, alla fine, mi irrita. Mi toglie la mia dignità di persona che può determinarsi da se stessa


Avverto allora che non riesco più a determinare me stesso, ma che piuttosto sono i miei bisogni a determinarmi.


In una trasmissione televisiva intitolata:” Rinunciare, godere, oppure l’uno e l’altro?”: dopo aver sentito uno studioso del piacere e una studiosa della sessualità, sono state poste delle domande anche a me, in quanto monaco, sul problema del piacere e della rinuncia. Siamo stati tutti e tre d’accordo nell’affermare che non c’è piacere senza rinuncia. Chi vuole soltanto godere non ce la fa. Posso godermi una o due fette di torta in piena tranquillità, ma alla quarta fetta, alla più lunga, non c’è più alcun piacere, è soltanto un rimpinzarsi. Oggi molte persone sono diventate incapaci di godere, perché non sono più capaci di rinunciare. 

In passato invece era il contrario. In passato alcuni cristiani si sono resi incapaci di godere per colpa di una condotta troppo ascetica. Per loro il godere era già qualcosa di sospetto questa visione era tanto unilaterale quanto quella odierna in cui si deve avere tutto.L’avido diventa incapace di godere. Ti auguro che l’angelo della rinuncia ti conduca alla libertà interiore, che ti renda capace di godere realmente ciò che vivi e sperimenti, che ti aiuti ad abbandonarti a quello che fai, a provare con tutti i sensi ciò che mangi, ciò che bevi. 

Ti accorgerai che l’angelo della rinuncia è al tempo stesso un angelo della gioia e del piacere, un angelo che ti farà bene. Se nella rinuncia deponi la pretesa nei confronti delle cose che ti spettano, come il mangiare, il bere, il guardare la televisione ecc., guadagni te stessi. Prendi in mano la tua stessa vita. L’angelo della rinuncia ti introduca nell’arte di vivere la tua vita, di disporre liberamente di te stesso e di provar quindi piacere per la tua vita.

Fonte: Link

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