Chiedersi cosa sia successo prima del Big Bang può sembrare una domanda fantascientifica e, secondo il modello standard della cosmologia, il tempo nemmeno esisteva. Oggi, però, i fisici dell'Università di Oxford Roger Penrose e Vahe Gurzadyan del Yerevan Physics Institute in Armenia hanno trovato un effetto nella radiazione cosmica di fondo che potrebbe aprire una sorta di "finestra temporale" per capire cosa sia successo prima del Big Bang.
Le "collisioni" tra i buchi neri si sarebbero ripetute varie volte ed il centro di questa interazione sarebbe rimasto sempre nello stesso punto nella mappa della radiazione cosmica di fondo. L'enorme quantità di energia apparirebbe perciò sotto forma di cerchi concentrici nella mappa della radiazione cosmica di fondo. Credit: Gurzadyan and Penrose.
Penrose e Gurzadyan hanno identificato dei "cerchi concentrici" nella mappa della radiazione cosmica di fondo ottenuta da WMAP le cui variazioni di temperatura sono inferiori di quanto aspettato e questo implica che le anisotropie non sono del tutto causali.
Penrose e Gurzadyan hanno identificato dei "cerchi concentrici" nella mappa della radiazione cosmica di fondo ottenuta da WMAP le cui variazioni di temperatura sono inferiori di quanto aspettato e questo implica che le anisotropie non sono del tutto causali.
Gli scienziati ritengono che queste strutture a forma di cerchi siano il risultato di collisioni tra buchi neri supermassicci che hanno prodotto una enorme quantità di energia in maniera isotropa. Ma la cosa strana è che queste emissioni di energia (burst) a forma di cerchi sarebbero avvenute prima del Big Bang.
Gurzadyan e Penrose
La scoperta non implica che non ci sia stato un Big Bang, piuttosto essa supporta l'idea che ce ne sarebbero stati tanti. Può darsi che viviamo in una specie di "universo ciclico" in cui la fine di uno conduce all'inizio di un altro e il processo si ripete indefinitamente. Dunque, le interazioni tra buchi neri sarebbero avvenute durante le epoche prima che avvenisse il "nostro big bang".
Data l'importanza della scoperta, gli scienziati dovranno analizzare più in dettaglio la mappa della radiazione cosmica di fondo per confermare, o meno, queste ipotesi e verificare quale modello cosmologico sia più adatto per spiegarle.
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