Ricordate la pioggia rossa di Kerala? Per chi non si ricordasse, o per chi non ne avesse mai sentito parlare, ecco un breve riassunto. Solo poche parole di introduzione, e poi la notizia vera e propria.
Dal 25 luglio 2001 al 23 settembre dello stesso anno, si verificò una strana pioggia rossa nello stato indiano del Kerala. Venne riportata anche pioggia verde, gialla e nera, ma la colorazione rossa fu più frequente delle altre.
Inizialmente si riteneva che la pioggia rossa di Kerala fosse dovuta all'esplosione di una cometa nei cieli indiani, ma uno studio commissionato dal governo concluse che si dovesse trattare di spore provenienti da alghe terrestri. Si parlò anche di sangue di vacca, di licheni, e vennero avanzate molte ipotesi circa la possibilità della contaminazione della pioggia da parte di animali o piante della regione.
Godfrey Louis e Santosh Kumar tuttavia la pensavano diversamente, e proposero l'ipotesi delle cellule di origine extraterrestre. La loro ipotesi fu che una cometa avesse trasportato delle particelle rosse organiche, e che l'esplosione del bolide nell'atmosfera avesse diffuso queste simil-spore nell'aria.
Trovarono diverse evidenze del fatto che le particelle che coloravano di rosso la pioggia erano di natura biologica, anche se non si fu in grado di rilevare la presenza di DNA o RNA. Secondo loro, i "microorganismi isolati dalla pioggia rossa di Kerala mostrano caratteristiche straordinarie, come l'abilità di crescere alla perfezione a 300°C e la capacità di metabolizzare una vasta gamma di elementi organici ed inorganici".
Ovviamente, i due ricercatori furono sepolti dalle critiche, che piovvero da ogni parte.
Introduzione finita. Ecco la notizia: il dibattito sulle cellule della pioggia rossa di Kerala si riapre, dopo la scoperta che queste cellule si possono anche riprodurre.
I due ricercatori, aiutati da altri provenienti dall' Università di Glamorgan, dalla Cardiff University e dalla Sheffield University, hanno mostrato che le cellule sopravvivono e crescono dopo un periodo di incubazione a 121°C.
In queste condizioni, appaiono cellule figlie all'interno delle cellule madri, cosa che non si verifica a temperatura ambiente, suggerendo che la riproduzione sia guidata dalla temperature.
La cosa è estremamente insolita: le spore di alcuni estremofili possono sopravvivere a queste temperature, a volte anche riprodursi a temperature un po' più basse, ma non si comportano come le cellule rosse di Kerala.
Ad aggiungersi a questo, lo spettro luminoso di queste cellule sembra essere molto simile alla traccia rossa lasciata dalla nebulosa planetaria Rettangolo Rosso e da altri oggetti cosmici, suggerendo una sempre più possibile origine extraterrestre di queste cellule.
E' naturale che saranno necessari ulteriori studi, e che è troppo presto per farsi prendere da facili entusiasmi. Sappiamo per ora che questo organismo è unico nel suo genere, e che possiede caratteristiche straordinarie. Ma prima di dire con certezza che siamo di fronte ad un essere extraterrestre, e che abbiamo avuto prova della possibilità della panspermia, occorrerà analizzare la questione ancora più a fondo.
Nel frattempo, mi permetto di gongolare un pochino.
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