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mercoledì 6 aprile 2011

DEDALO E LABIRINTO-simbologia (I parte)


"Il mondo è un labirinto dove l’anima deve errare fino alla sua liberazione." (lppolito, 3' secolo dopo Cristo)

Dedalo e labirinto: enigmatici simboli che, nel corso dei secoli, furono impiegati in diversi modi ed evocano delle immagini molto differenti. Questi due termini sono spesso usati con lo stesso significato.

Il labirinto, sino al momento in cui viene riconosciuto l'unico cammino che conduce al centro, somiglia molto ad un dedalo; esso presenta una rete di tortuosità sorprendenti, apparentemente senza scopo, se non si capisce chiaramente che tutto ciò porta a un determinato fine. Nel labirinto, contrariamente al dedalo, il cammino termina al centro. In un dedalo vi sono molti itinerari praticabili: i bivi insidiosi e le vie senza uscita non consentono una chiara visione del percorso, ci si smarrisce facilmente.
Il labirinto ermetico simboleggia la via che porta al principio centrale, interiore, dei microcosmo. Chi trova l'entrata può raggiungere il centro, purché non torni indietro. In un labirinto non c'è scelta tra sinistra e destra, ma solo fra l'avanzare o il tornare indietro. Chi non persevera muore. Chi riesce a vincere diventa un altro uomo.

Il termine labirinto evoca le parole latine labor intus, che significano "lavoro interiore". Da questo punto di vista, il labirinto è la via interiore che bisogna trovare e percorrere fino alla fine. Chi l'ha trovata non può più sbagliare, purché non ritorni nel dedalo delle sue percezioni sensoriali.

Il dedalo è, infatti, lo spazio chiuso in cui erra l'uomo che si lascia guidare da una coscienza orientata sulle impressioni dei propri sensi. Il dedalo allora, mostra innumerevoli possibilità e indica scelte apparenti, spesso contraddittorie.

E’ dunque, un simbolo appropriato della vita esteriore dove regnano solo lotta e confusione. Il poeta Virgilio (70- 19 a. C.) descrive differenti dedali. Dice che sono costituiti da migliaia di percorsi e presentano molteplici direzioni contrarie. Errare in un dedalo, secondo lui, equivale a fare dei nodi inestricabili, poiché il cammino inverso non è visibile.

Gli autori che hanno collaborato a questo scritto tentano qui di sottolineare, il più chiaramente possibile, le differenze dei significato di questi due simboli - dedalo e labirinto -, dimostrando che non possono confondersi. Hanno constatato che il cercatore di verità, è sensibile all'immagine degli uomini erranti in questi nostri tempi incerti. Il dedalo ed il labirinto si trovano nell'uomo! Egli è costretto a esplorarli per ritrovare se stesso, risolvere i suoi problemi e raggiungere il vero scopo della sua vita.

Il numero dei cercatori cresce, con una velocità sempre maggiore, in tutto il mondo. Di solito però, il velo dell'ignoranza è talmente spesso, che pochi cercano la verità iniziando da un'immagine pura e concreta.

Attualmente, come nel lontano passato, il labirinto affascina perché fa un chiaro riferimento al cammino di ritorno. L’inizio del viaggio di ritorno in patria è nascosto al centro del microcosmo.

Cercheremo di mostrare questo aspetto. Speriamo che i lettori possano trovare in queste considerazioni, delle indicazioni per avvicinarsi sempre di più alla sorgente centrale che è in loro; speriamo inoltre, che possano cambiare il dedalo della coscienza terrestre con un cammino chiaro, visibile e sicuro, verso il tesoro nascosto al centro del loro labirinto.

Se il dedalo evoca l’andirivieni tra i valori estremi della vita, il labirinto si presenta a chi intraprende un altro cammino. L’errare precede sempre il ritorno in patria.

IL LABIRINTO: ORIGINE E SIGNIFICATO

Chi sente la parola "labirinto" pensa forse a un complicato dedalo, abilmente elaborato, a una sorta di attrazione esotica in cui ci si perde facilmente: trovare l'uscita fra tutti i possibili percorsi è un gioco, una scommessa e un'arte. La parola labirinto viene anche utilizzata per indicare circostanze intricate, confuse o per indicare - ad esempio - che qualcuno si è perso o è bloccato in una situazione inestricabile.

Se si cerca l'origine e il significato del labirinto, ci si scontra con il paradosso della somiglianza e della differenza tra "labirinto" e "dedalo". Il labirinto può anche essere un dedalo, ma un dedalo non è un labirinto.

Quasi ovunque nel mondo, esistono delle costruzioni che rappresentano un labirinto: esse sono composte da insiemi di corridoi e di spirali edificati con pietre più o meno grandi. Il labirinto è anche riprodotto su manoscritti, su rocce, su monete e cosi via. A volte tali costruzioni hanno migliaia di anni; se ne parlava già nell'antichità classica e si visitavano con curiosità le rovine. Lo storico greco Erodoto (484-425 a.C.) descrive nelle sue Storie ciò che vide visitando, in Egitto, le rovine del "labirinto" situato vicino al lago Moeris (attualmente lago Karoum) presso Arsinoé. Questo sito è chiamato "Il Tempio dell'ingresso del lago" o "Amenemhet vive". Nella seconda parte della Dottrina segreta, H.P. Blavatsky dice che tale tempio è ancora più antico della piramide di Cheope e che si tratta di una descrizione simbolica delle razze umane e delle tre dinastie (gli Dei, i Manas - semidei della terza e quarta razza - e gli eroi della quinta razza) antecedenti le dinastie regali puramente umane. Tali dati sono, in parte, rappresentati nelle gallerie e nei corridoi di questo labirinto egiziano. Poiché le tre inversioni dei poli, modificarono, naturalmente l'aspetto dello zodiaco, ogni volta fu necessario costruirne uno nuovo.

E’ possibile che Erodoto abbia chiamato labirinto questo insieme di edifici, di camere, di colonnati e di tombe regali. Tale parola, infatti, veniva spesso usata per indicare un insieme di costruzioni in cui era facile perdersi.

Non è certo che il nome originale di questo complesso iniziatico, corrisponda alla nozione di labirinto. Gli storici suppongono che il gigantesco complesso egiziano, possa essere stato il modello a cui si ispirò il famoso labirinto di Creta, costruito molto più tardi e collegato al celebre mito di Teseo, del Minotauro e del filo di Arianna.


UN SOLO INGRESSO, UN SOLO CAMMINO

Nell'Antichità, la parola labirinto indicava una costruzione con un solo ingresso e con una pianta così complessa che, all'interno di essa, i profani potevano soltanto perdersi. All'epoca del Rinascimento, si aggiunse la nozione di "dedalo".

Secondo Erodoto, fu il faraone Amenemhet (1842-1797 a.C.) che costruì, come tomba, il labirinto egiziano ai piedi della piramide di Hawara. I custodi raccontarono allo storico greco, durante la sua visita, che nella tomba si trovavano dodici faraoni ed un gran numero di coccodrilli sacri; gli fu però vietato l'accesso. Più tardi, altri visitatori considerarono questo insieme - di circa trecento metri per duecentocinquanta - come una delle sette meraviglie del mondo. Attualmente ne restano soltanto poche colonne. L’archeologo inglese Flinders Petrie, cercò nel 1888, di liberare dalla sabbia queste costruzioni, per scoprire come i saccheggiatori della tomba avessero potuto, qualche migliaio di anni prima, raggiungere il loro scopo, attraverso la rete di corridoi e di passaggi. Secondo lui dovevano possedere una mappa. La sua ricostruzione del labirinto non riproduce però, la forma conosciuta del labirinto dei Misteri. Lo storico tedesco Athanasius Kircher (1602-1680) fece un magnifico disegno seguendo la ben nota leggenda. Ma tutti questi tentativi non fanno altro che trasporre sulla carta la fantasia personale di ognuno. Stando alle descrizioni stilate dai diversi storici dopo l'avvento dell'era cristiana, si tratta di un enorme complesso che suscita molte domande e dà poche risposte.

La descrizione di Erodoto (484-425 a.C.) è interessante: una costruzione inimmaginabile comprendente dodici grandi strade coperte e tremila vani, di cui la metà sotto terra. Seguendo un altro autore greco, Diodoro di Sicilia (primo secolo a.C.), il labirinto egiziano era la tomba di dodici re che regnarono sulle dodici province o nomi, d'Egitto.

Nelle descrizioni di questi due autori greci, non si trovano complesse reti di corridoi. La regolarità armoniosa degli edifici non permetteva di errare come in un labirinto. Senza dubbio, le loro dimensioni e la loro complessità hanno giustificato l'impiego della parola labirinto, termine che - molto più tardi - fu legato alla nozione di "lavoro interiore".

Un vero labirinto dei Misteri, evoca i temi della morte fisica e spirituale, della nascita e della resurrezione; questi temi avevano un ruolo centrale nei Misteri egizi e nel culto che ne derivava. Le camere sotterranee fanno certamente pensare ad un tempio funerario, ma era anche un luogo d'iniziazione, in cui il faraone veniva preparato per il suo compito di sacerdote-re. In numerosi labirinti troviamo tematiche simili. In Malesia, su una delle isole delle nuove Ebridi, Malekula, esiste un rito in seguito al quale l'anima del defunto si avvicina al labirinto tracciato da un guardiano, che ne cancella poi la metà. Un anima, per guadagnare l'immortalità, deve ripristinarlo nella sua totalità, prima di poter raggiungere il centro.

Quasi ovunque nel mondo, si trovano dei disegni incisi sulle rocce e delle rappresentazioni di labirinti. I più antichi risalgono a migliaia di anni fa. Mostrano tutti una struttura omogenea comprendente un cammino in spirale che porta fino al centro. La forma di base è una croce circoscritta in un cerchio, generata - per così dire - dal movimento intorno al centro. La croce simboleggia la terra o la personalità, composte tutte e due da quattro elementi o forze eteriche che si manifestano anche nei quattro corpi o veicoli, della personalità. Il cerchio può essere il simbolo del sole, del macrocosmo o del microcosmo. Il labirinto con i suoi sette, nove, dieci o dodici giri o circonvoluzioni, può essere considerato come un luogo di orientamento. Colui che vi entra è in cammino per la destinazione finale: il centro, il nucleo del suo essere.

All'interno dello spazio chiuso del labirinto, cioè in se stesso, si sforza di conciliare due principi: la croce dell'uomo terrestre ed il cerchio dell'eternità.

Nel labirinto, il cammino non conduce dunque direttamente al centro, ma segue una "deviazione massima".

IL DEDALO E’ LA DEGRADAZIONE DEL LABIRINTO?

La più antica rappresentazione di un dedalo risale al Rinascimento italiano, all'inizio del XV secolo. Più tardi, all'epoca barocca (che si manifestò in Italia nel XVI secolo) e rococò (che seguì il barocco), la concezione del labirinto si trasforma in un percorso nel quale ci si inoltra fra siepi potate, in un giardino, senza altro scopo che divertire o sviare i visitatori. Si dice che Papa Clemente X, amasse inviare i suoi servitori nel dedalo e che, quando si erano perduti, li richiamasse in fretta ai loro doveri.

Il cammino è la differenza essenziale fra il dedalo ed il labirinto. Il labirinto, nella sua forma più antica, comporta una via, un percorso, un accesso. Il dedalo offre numerose vie e possibilità. Nel dedalo, i muri - o pareti - sono così alti che è impossibile guardare al disopra. In un labirinto non ci sono incroci o biforcazioni. La via unica conduce sempre verso il centro, nonostante ogni tipo di giro e di percorso. Chi vi entra non può dunque sbagliarsi. E’ un meraviglioso simbolo del cammino che deve percorrere chi cerca la verità.


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