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venerdì 29 ottobre 2010

Il ritorno di Kukulkàn



Kukulkàn, strettamente associato con la stella del mattino e della sera, Venere, è il nome che i Maya davano al dio Serpente, un serpente piumato venerato nell'antica Mesoamerica. Egli non è un semplice dio, ma un dio multiplo; non solo uomo ma molti uomini. La mitologia narra che attraverso lo spirito di questo dio gli antenati abbiano ricevuto il sapere; e narra che un giorno, nel 999 d.C., Kukulkàn abbia lasciato la sua gente per intraprendere un viaggio verso i luoghi dai quali proveniva. Prima di andare, ha promesso che tornerà.
E i Maya attendono il suo ritorno.
Ma Kukulkàn non torna; arriva invece un uomo dalla barba bianca, Fernando Cortes, un venerdì santo dell'anno 1519. All'inizio i Maya credono che sia Kukulkàn: un equivoco che quasi annienta quel poco che resta della loro civiltà.

Nel 1843 l'esploratore statunitense John Lloyd Stephens racconta in un libro, Incidents of Travel in Yucatàn, la sua riscoperta di Chichén Itzà, un importante centro archeologico del Messico che si estende su un'area di tre chilometri quadrati.
Il monumento principale di Chichén Itzà è una piramide, una piramide dedicata proprio a lui, a Kukulkàn. Quello che presto gli studiosi capiscono è grandioso: la piramide è un apparato di misurazione del tempo molto preciso, un orologio astronomico che non fallisce mai nell'indicare l'annuale precessione degli equinozi, raggiungendo livelli di esattezza che appaiono impossibili da calcolare senza l'utilizzo delle strumentazioni di cui siamo oggi in possesso.
Gli equinozi sono i due momenti dell'anno in cui il giorno e la notte hanno uguale durata su tutto il pianeta. La Terra gira intorno al Sole e nel frattempo ruota intorno a se stessa. In questo movimento di rotazione l'asse terrestre subisce una precessione. In fisica la precessione è il cambiamento della direzione dell'asse di rotazione dell'oggetto.
La precessione degli equinozi è dovuta alla concomitanza di due fattori: la forma non perfettamente sferica del nostro pianeta e l'azione delle forze gravitazionali della Luna e del Sole. La conseguenza della variazione dell'asse di rotazione terrestre è il cambiamento dei punti di riferimento sulla sfera celeste.
Per effetto della precessione, l'equinozio viene raggiunto ogni anno con qualche frazione di tempo di anticipo.

Nel frattempo, molto lentamente il Sole si sposta attraverso tutte le 12 costellazioni dello zodiaco; impiega circa 2160 anni per attraversare ogni singola costellazione. Per compiere l'intero ciclo precessionale di 360 gradi sono necessari 25.920 anni.
Adesso noi vediamo il Sole sorgere all'alba dell'equinozio di primavera proiettato verso la costellazione dei Pesci: la prossima costellazione su cui sorgerà sarà quella dell'Acquario.
La precessione degli equinozi è quindi l'unico sistema che scandisce il tempo al di fuori delle convenzioni umane.
Ed è il sistema per scandire il tempo adottato dai Maya, un popolo orientato allo studio delle stelle e capace di conoscerle profondamente.
Man mano che un numero sempre maggiore di città maya è stato sottratto alla giungla e studiato dagli archeologi, si è accertato che l'orientamento dei templi e degli altri edifici era di primaria importanza per queste popolazioni che erano particolarmente interessate al moto del gruppo delle Pleiadi e a quello dei pianeti Mercurio, Venere, Marte e Giove. I loro astronomi tenevano accurate registrazioni dei movimenti del Sole e della Luna e questo consentiva loro di predire con precisione le eclissi: sono riusciti, infatti, a calcolare con qualche millennio di anticipo e con soli 33 secondi di errore l'eclissi solare avvenuta l'11 agosto 1999.

Quel che resta delle loro città esprime una vera fissazione per l'astronomia e per l'eternità: Chichén Itzà ne è un magnifica testimonianza.

La piramide di Kukulkàn, a base quadrata, ha 91 gradini su ogni lato, 364 quindi, più quello della piattaforma in alto, per un totale di 365 gradini: 365, come i giorni dell'anno solare. E' orientata in modo che nel giorno dell'equinozio il Sole, illuminando la scalinata nord-ovest, crei l'ombra di un serpente gigante.

Che i Maya abbiano posseduto delle conoscenze così sofisticate, necessarie a calcolare e creare un effetto così straordinario, resta un fatto incredibile.
Ma c'è di più.

Il 21 dicembre 2012, nel giorno del solstizio d'inverno, quando il Sole si posizionerà a ovest di Chicén Itzà, l'ombra del margine nord-ovest della piramide proietterà sui gradini un movimento di ombre e luci che si unirà alla grande testa del serpente scolpita alla base della scala; e la illuminerà. Entro un periodo di 34 minuti, il serpente, il dio Kukulkàn, formato da questo gioco di luce e ombra, sembrerà discendere verso la Terra, mentre il Sole lascerà ogni gradino, spostandosi dalla cima alla base della piramide. Questo magnifico effetto visivo si ripete, come abbiamo detto, due volte ogni anno, in corrispondenza degli equinozi di primavera e di autunno.

Ma il 21 dicembre 2012 avverrà qualcosa di ancora più straordinario: la coda del serpente proiettata dalla sommità della piramide punterà precisamente verso il gruppo stellare delle Pleiadi e il buco nero al centro della galassia, Hunab Ku, la Farfalla Cosmica, coinciderà con il solstizio invernale. Questo vuol dire che quel giorno il Sole si troverà perfettamente allineato con Hunab Ku.
Sarà quello il giorno in cui Kukulkàn, il dio Serpente, quel dio che i Maya attendono da sempre, tornerà per dare avvio a una nuova era, per riconsegnare all'uomo quel sapere che già anticamente aveva donato?

Un giorno che è stato pronosticato più di 1500 anni fa, come più di 1500 anni fa è stato previsto l'allineamento della Terra, del Sole, del gruppo stellare delle Pleiadi e del centro della nostra galassia.
Il Popol Vuh racconta di quando i Signori del Mondo Sotterraneo hanno sfidato il padre dei Gemelli Divini al gioco della pelota; di come egli abbia accettato la sfida, entrando negli inferi. Di come i demoni abbiano barato e lo abbiano decapitato.

Narra le gesta di Hunaphu e Xbalanque, i Gemelli Divini, che hanno sfidato a loro volta i demoni, vincendoli e consentendo così al padre di resuscitare.

A Chichén Itzà vi è un gigantesco campo per il gioco della pelota: misura circa 170 metri di lunghezza e 50 di larghezza, mentre i muri laterali, ornati da una fascia a forma di serpente, sono alti quasi 8 metri; degli anelli sono fissati a 7 metri e mezzo da terra. Scopo del gioco è far passare la palla attraverso quegli anelli di pietra. Vince la squadra che per prima va a segno. Un pannello scolpito raffigura la decapitazione di un giocatore nel cortile centrale: alcuni sostengono che sia il destino degli sconfitti, ma un'interpretazione più recente asserisce che riguardi unicamente il capitano dei vincitori, un sacrificio ben più degno di un dio.

Per molti studiosi il gioco della pelota è una metafora lasciataci dai Maya, la metafora di ciò che accadrà il 21 dicembre del 2012. La storia dei Gemelli Divini sarebbe un'altra allegoria astronomica nella mitologia di questo affascinante popolo.

Il cortile rappresenterebbe la Via Lattea, l'anello di pietra al centro del campo sarebbe il centro della galassia. Nel giorno del solstizio d'inverno del 2012 il Sole, per allinearsi, si dirigerà verso il centro della galassia.

La simbologia è tutta nella palla che rappresenterebbe il Sole e nell'anello di pietra che simboleggerebbe il centro della galassia. E nella partita vinta, che ha permesso, nel tempo sospeso del mito, al padre dei Gemelli Divini di tornare, al Sole di risorgere...
Hunab Ku che crea l'universo, la ricomparsa di Kukulkàn che dona la conoscenza, l'improvvisa sparizione dei Maya secoli fa, il loro eccezionale sapere astronomico... Tutti i tasselli di questo racconto sembrano convergere verso un unico giorno: il 21 dicembre 2012, una data che è oggi oggetto di molte discussioni e che suscita tante perplessità.
La data che segna la fine del calendario maya.

Approfondisci con:
http://andromedawaked.blogspot.com/2010/10/tzolkin-il-primo-calendario-maya.html
http://andromedawaked.blogspot.com/2010/10/haab-il-secondo-calendario-maya.html


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