TEMPESTE SOLARI
NASA: Nel 2012 il sole causerà
il più grande black-out della storia
di Luigi Grassia dal quotidiano La Stampa, 29 marzo 2009
La catastrofe elettromagnetica colpirà la Terra dallo spazio quasi senza preavviso, senza concederci neanche quella ragionevole preparazione che abbiamo diritto di aspettarci (per esempio) dai pericolosi ma più prevedibili asteroidi in rotta di collisione contro il nostro pianeta. Quindici minuti prima di mezzanotte del 22 Settembre 2012 la sonda spaziale ACE - che tiene d'occhio il Sole - avvertirà i computer del centro spaziale Houston che una colossale bolla di plasma (particelle ionizzate ad alta energia) si è staccata dalla superficie della nostra stella e si sta dirigendo verso di noi. Panico generale, l'allarme rimbalzerà in tutto il mondo e qui e la si appronteranno improbabili (e inutili) difese dell'ultimo istante. Questa non è ancora una previsione ma una simulazione, autorevole e realistica, prodotta dalla NASA e dall'americana National Academy of Science per valutare gli effetti di un evento catastrofico di cui - purtroppo - non sappiamo calcolare la probabilità. La minaccia nascerà da una bolla di plasma
( ma più carogna delle altre) fra le tante che si formano in continuazione sulla magmatica superficie solare. Molte di queste bolle di particelle energetiche si disintegrano senza danno, altre vengono eruttate nello spazio e si dirigono verso la Terra. Di solito si limitano a disturbare un po' le telecomunicazioni, ma possono fare molto peggio. L'ipotesi è che il 22 Settembre 2012 (data scelta arbitrariamente) il cielo sopra New York esploda di vividi colori come se una straordinaria aurora boreale avesse sbagliato strada e si fosse spostata più a sud di migliaia di chilometri.
La super bolla di plasma cambierà la configurazione del campo magnetico terrestre
Neanche una persona morirà ne riporterà danni immediati da quella colossale tempesta solare. Ma tutte le reti elettriche andranno in tilt, perché la super bolla di plasma cambierà la configurazione del campo magnetico terrestre e questo indurrà a sua volta nelle reti un sovraccarico di corrente che fonderà milioni di trasformatori. Entro 90 secondi il buio scenderà (i famosi tre giorni di buio??) prima sulla costa orientale americana, poi nel resto del mondo. Si bloccherà tutto, perché tutto va a elettricità. Il primo servizio a saltare sarà l'acqua corrente , senza pompe a dare la spinta. Stop agli apparati elettrici che pescano la benzina nei serbatoi dei distributori e la riversano in quelli delle auto: quindi, in pochi giorni niente più macchine in circolazione. In 72 ore le apparecchiature di emergenza degli ospedali esauriranno l'autonomia. In un mese finiranno le scorte di carbone e non ne arriveranno altre
(e neanche di petrolio e d'altra parte le raffinerie non potrebbero lavorarlo). Pure le condotte del gas richiedono l'elettricità per funzionare, e così addio metano. Addio anche ai sistemi di refrigerazione e a tutte le scorte di cibo. nel giro di un anno milioni di persone moriranno per le conseguenze indirette della paralisi economica, gli Stati uniti verranno declassati dall'ONU a paese in via di sviluppo e l'economia mondiale impiegherà dai 4 ai 10 anni per riprendersi.
Evento "Carrington"
Una tempesta magnetica di queste proporzioni avvenne nel 1859, fu battezzata come "Evento Carrington", però la rivoluzione industriale era ancora giovane e il mondo non ne riportò grandi danni. Adesso siamo più evoluti (per modo di dire...) e quindi più vulnerabili. Da allora ci sono state alcune repliche in tono minore, la più recente nel Marzo 1989, quando sei milioni di persone nel Quebec canadese rimasero senza luce elettrica per nove ore. Uno choc da plasma di proporzioni maggiori avrebbe conseguenze ben peggiori. Ma perché, dopo il colpo iniziale le ripercussioni durerebbero tanti anni?
Il fattore più vulnerabile, dice la NASA, sono i trasformatori. Non si possono riparare ma solo sostituire. Il processo sarebbe penosamente lento, perché verrebbero paralizzate anche le fabbriche che li producono. Di questa Tempesta di Plasma faremmo a meno, ma statisticamente è possibile e la domanda non è sul "se" ma sul "quando".
fonte: di Luigi Grassia dal quotidiano La Stampa, 29 marzo 2009
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