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lunedì 16 aprile 2012

IO. EROE. ARCHETIPO - di Penelope Griffith London


 


Tratto da: Link 

Vi è mai capitato di sentirvi stranieri alla Terra?
Vi è mai capitato di pensare che questo pianeta non sia il vostro pianeta di origine?
Di ricordare mondi multidimensionali dove il concetto di vita è armonico, espanso, radioso?
Di sentirvi stretti, troppo stretti, nel concetto di realizzazione della vita terrestre?
Forse, vi siete domandati se il vostro animo non si sia fatto suggestionare dalla visione di “Guerre stellari” o dalla lettura de “Il Signore degli Anelli”, ma la risposta esatta non è questa.

Vi capita di sentirvi così perché appartenete all'antichissima stirpe dell'Archetipo Galattico.

"Si può definire il destino come una forma archetipa che s'impone ad ogni essere al momento della sua nascita. Una volta decretata la forma, nulla la può più cambiare: essa discende nella materia per realizzarsi. Non serve a niente prendere precauzioni e sfuggire alle prove e alle difficoltà previste affinché "ciò che è scritto si compia". L'unico modo di accordarsi con il destino, è considerare le difficoltà e le prove di questa esistenza come occasioni e risolverle. Certi che esse rappresentino per ciascuno di noi, il mezzo migliore per evolvere. "”

Omraam Mikhaël Aïvanhov
 
Gli Archetipi sono forme, essenze di base, stampi energetici che si imprimono in noi al momento della nostra nascita per ricordarci la nostra natura e la nostra provenienza. Gli Archetipi sono un “imprinting”, una funzione latente nella nostra memoria primordiale, che può essere contattata solo attraverso un'immagine simbolica. Sono energie rigeneratrici, vive e reali. Secondo C.G. Jung, sono modelli profondi, connaturati nella psiche umana e hanno un potere immutabile per tutta la vita: sono portatori di verità e di fondamenti, sono attivatori di energie e di potenzialità.

Li scorgiamo nei sogni, nell’arte, nella letteratura, nei miti che ci appaiono profondi, commoventi, universali e, a volte, sono evidenti nel nostro stesso linguaggio corporeo.

Gli archetipi sono numerosi e ci distinguono l'uno dall'altro, nonostante all'apparenza fisica noi
possiamo sentirci tutti uguali. Essi formano le strutture primarie di quella che viene definita la nostra Forma Mentis; indirizzano quindi il percorso dei nostri pensieri e le nostre attitudini mentali.
Esistono archetipi pregni di una visione razionalistisca del mondo; fissati in realtà atomiche, illuministiche, scientifiche; serrati nella tangibile realtà dei loro cinque sensi. La loro razionalità non è una scelta, ma l'impronta che il loro archetipo ha fissato al momento della nascita in segno della loro appartenenza energetica. È inutile, quanto dannoso, il tentativo di mostrare loro vie non razionalistiche, il loro archetipo non le riconosce. Quando due diversi archetipi si parlano, l'unica via possibile e l'accettazione delle reciproche differenze di visione del mondo e della vita; l'unica via sempre augurabile è quella del “Vivi e lascia Vivere”, ormai così poco percorsa in questa realtà sempre più schematica, che tutto restringe e tutto globalizza.

L'archetipo galattico non può essere ristretto, inglobato in un unico pensiero di realizzazione della vita sulla Terra; in un'unica visione, in un'unica legge e regola. Esso non potrà mai vivere ed esprimersi in un mondo fatto di idee logiche, di realtà tangibili, di commerci, di contratti, di tendenze all'oppressione o alla schiavitù. Esso nasce libero e la libertà è una sua necessità primaria. Libertà di essere, di pensare, di immaginare. Esso non vede il mondo, lo sente, lo sa. Esso ha il ricordo, la Minne, ed è questa l'energia che fa vibrare il suo DNA e gli da forma. Esso sa che la genetica terrestre non può nulla al cospetto della forza vibrante del creatore. Esso dunque non si sofferma semplicemente ad osservare il mondo, lo crea. Il suo universo è palpitante, parlante: colmo di esseri visibili e invisibili che insieme a lui partecipano alla creazione della vita e al compimento del proprio destino.

Per l'archetipo Galattico la Terra non è una materia da possedere e sfruttare; per Esso la Terra ha un nome ed un'essenza che potremmo definire anima. Per Esso gli uomini sono fratelli nell'universo stellare dalle mille forme e dalle mille differenze. Nel suo universo non è necessario pretendere che tutti siano uguali per creare una fratellanza, ed Esso non desidera dominare un'altro essere, nello stesso modo in cui non desidera possedere la Terra.

In questo momento buio il nostro archetipo ci parla, ci chiama e ci esorta al risveglio. Esso è il faro che nascendo da noi ci indica la via che porta verso Venere, Sirio, la Stella del Mattino e delle Sera.

Esso ci parla da quella parte di noi che Freud ha definito Ego, ovvero quella parte di noi che ci fa considerare Altro rispetto agli altri esseri. Ma questa società è davvero insidiosa, perché quando sembra che riesca a superare la via del razionalismo, tenta comunque di incastrarci nei pensieri New Age che tutto mescolano e tutto confondono, invitandoci a percorrere una via “evolutiva” attraverso il sacrificio del nostro Ego, proprio quella parte più antica e più sacra di noi.

Non bisogna confondere l'Ego con i limiti della nostra personalità terrestre. L'Ego custodisce la Minne, la Memoria, il Ricordo di ciò che veramente siamo. L'Ego ci parla di noi e crea per noi visioni di mondi conosciuti e conservati nel nostro antico ricordo. L'Ego urla in noi, affinché ci muoviamo verso la necessaria liberazione dai confini e dalle illusioni di questo mondo, e della nostra personalità terrena.

Il Viaggio di molti Archetipi Eroi narra la separazione dalla famiglia o dalla tribù. È un viaggio simile alla separazione del bambino dall'utero di sua madre e simile alla separazione che l'Archetipo dell'Eroe dovrà compiere, allontanandosi dalla propria personalità terrestre per riuscire ad integrare in sé il Tutto. Questo viaggio verso il proprio Archetipo è l'unica via che consente il dispiegarsi e il fiorire del sé, non solo del sé cosciente ma anche di quello inconscio. Il risultato di questo viaggio non porta solo ad un rinnovamento del senso di stupore e di unità con il cosmo, ma ad una ridefinizione del pensiero magico: IMMAGINO e IN ME MAGO AGERE.

L'impossibilità di percorrere questo viaggio porta ad una perdita del senso della vita: la vita diventa priva dell'evoluzione di ciò che Jung chiamava “l'archetipo dell'individuazione”, della ricerca intesa come individuazione del sé.

IL DRAGO
La propria autorealizzazione.
E' su questo che si gioca la nostra vita e, di conseguenza, la vita degli Archetipi. La trasformazione individuale che il destino ci impone nel percorso che ci porta verso i nostri Archetipi, richiedere il sacrificio della nostra attuale identità. Questo sacrificio potrà avere conseguenze diverse, a seconda che sia rifiutato o assecondato e investito di senso.

Come in ogni rito di iniziazione-passaggio, il "ciclo " deve essere percorso, con separazioni, prove e doni. Questo processo inizia generalmente con la lacerazione della nostra personalità terrena e con la sofferenza che ne consegue.

Il turbamento iniziale dell'individuo costituisce una sorta di “chiamata”. Questa energia che chiamandolo crea in lui un conflitto, viene definita: Il Drago.

Se l'individuo non accetta la chiamata del proprio Archetipo-Drago e sceglie di nascondere a sé  stesso lo slancio che lo porterà verso la scoperta della propria vera identità e della propria vera interiorità, è perché questa scelta gli pare, in quel momento, l'unico sistema possibile per contenere le tensioni e i conflitti che la chiamata gli crea.

Egli sa che questa “forza” lo spingerà ad una nuova evoluzione e quindi ad una nuova vita. Questa forza dunque può apparirgli negativa, perché l’unica cosa che sa con certezza è che questa “forza” distruggerà la propria vita per come la conosce, e distruggerà sé  stesso per come si conosce fino ad allora.

La verità è che la forza del Drago non è mai negativa, per quanto possa spaventarci.

Per dirla con le parole di C.G. Jung :
Se l'individuo non ascolta la chiamata del Drago questa e', a dirla schietta, una catastrofe, in quanto e' un sacrificio volontario. Quando il sacrificio e' volontario, non si ha solo un crollo, ma il sovvertimento di tutti i valori con la distruzione di tutto ciò che un tempo fu sacro.

Se l’individuo, invece, sceglie di ascoltare la chiamata del Drago, incontrerà sé  stesso.
 
Incontrare sé  stessi non è però un'esperienza facile, né piacevole; per questo motivo generalmente spendiamo una buona parte delle nostre energie per  allontanarci da questa possibilità.

A volte però la vita, o il nostro stesso Archetipo ci impongono l'obbligo di affrontare questo confronto.

Nell'immaginario collettivo questa capacita' di confrontarsi continuamente con sé stessi e di essere responsabili delle proprie decisioni, e' raffigurata da un Mito: il Mito di Ulisse.
Egli risponde alla chiamata del Drago e percorre il proprio destino. Il richiamo alla vita proviene dal proprio  inconscio e lo costringe a cercare, e seguire sempre la propria strada, obbligandolo a rimanere fedele a sé  stesso, nonostante il dolore arrecato a sé e agli altri.

Troncare gli affetti, voltare le spalle al mondo che  abbiamo costruito è terribile, perché non abbiamo nessun'altra giustificazione, all'infuori della fedeltà a noi stessi.

Tale modalità di agire l'individuo la potrebbe vivere come un tradimento,  ma  anche se non ne è pienamente consapevole, ciò che Egli tradisce, voltandogli le spalle, è il collettivo, è la società.

Quando l'Amore scorre tra due persone esse si appartengono e sono compagni di viaggio in questa vita, qualsiasi ruolo esse abbiano sulla Terra; allora il percorso evolutivo si affronta insieme, ed insieme la chiamata del Drago.
La percezione di tradimento, in questo contesto, va dunque intesa come il liberarsi dai lacci e dai vincoli che, sotto la maschera del dovere e della coerenza, nascondono il volto del conformismo e della paura di essere sé stessi. Rispondere alla chiamata del Drago, tradire la propria collettività per andare incontro a sé  stessi, porta alla conoscenza del proprio Archetipo e della parte più antica, più intima e più vera di noi. L'Eroe, per riuscire nel proprio intento deve rinascere,  deve penetrare infondo alle proprie origini per venire nuovamente alla luce, deve subire la trasformazione che lo farà accedere alla propria vera natura per farlo rinascere come un Altro.

Non è sicuramente una via che porta alla realizzazione del senso della vita sulla Terra,  quella strada che ci chiede continuamente di tradire noi stessi e il nostro diritto all'autorealizzazione.

Nessuno può imporre ad altri esseri umani tali sacrifici, perché nulla sulla Terra vale un tale sacrificio.
Non importa da dove o da chi sia partita l’idea o l’intuizione iniziale della via del sacrificio; ciò che conta è che è sempre il Dominatore, il Prevaricatore, il Cannibale che chiede di sublimare il proprio egoismo nel sacrificio degli altri.

Ma cos’è l’egoismo e l’altruismo?

Per parlare di un argomento così semplice e allo stesso tempo così confuso e mal utilizzato nei tempi bui in cui ci troviamo, voglio ispirarmi a Lao Tzu. Egli indagò l’egoismo e l’altruismo ben 2.500 anni fa e la sua interpretazione, che rielaboro e riassumo di seguito,  è ancora oggi viva e fresca.

La ricerca di sé  stessi non è forse l’azione più egoista che un individuo possa fare al mondo? Certo che lo è. E si deve essere profondamente egoisti per dedicare il proprio tempo, la propria vita, alla ricerca di sé  stessi. Difficilmente questa società  distingue il sano egoismo: quello che ci porta alla scoperta di noi stessi, alla capacità  di amarci e salvaguardarci, dall’egoismo malato: che invece sorge solo e sempre per soddisfare bisogni di prevaricazione o necessità di martirio.La nostra società ci insegna che essere egoista è sbagliato per principio, e con la parola egoismo include tutto, tutti i generi di amore per sé  stessi, tanto che nella maggior parte dei dizionari la parola ego-ismo significa:atteggiamento di chi si preoccupa unicamente di sè stesso e del proprio benessere, persona chiusa e gelosamente attaccata ai propri beni materiali e spirituali.Mentre altru-ismo significa: colui che ama gli altri.
 
Se l’etimologia ha la stessa radice, perché non è compreso nel senso di ego-ismo “colui che ama sé  stesso”?

La società in cui viviamo condanna a priori l'egoismo, inteso anche come amore per sé stessi,  tanto da non essere in grado di concepire il senso di questo termine in tutta la sua profondità e delicatezza; ma come fa una società nata per cannibalizzarci a chiederci di amare noi stessi?Così noi prendiamo tutto il concetto di egoismo e tentiamo di tenerlo lontano da noi, a costo di sforzarci di non-essere. Questo sforzo di non essere egoisti, ci rende ogni giorno di più, degli esseri innaturali e più tentiamo di non essere, più perdiamo il nostro centro e più siamo. La natura del nostro essere non è fatta per sopprimere pensieri, sensazioni ed emozioni.

Qualsiasi cosa tenterete di sopprimere risorgerà ancora più forte, perché la strada non è la soppressione, ma la comprensione, prima di tutto di sé stessi. Solo essendo così  egoisti da dedicarci all’amore  di noi stessi;  alla ricerca di noi stessi; alla nostra scoperta e alla nostrarealizzazione, potremo trovare la strada che ci porterà all’autentico altruismo.
Abbandoniamo quindi il timore di essere Ego e la preoccupazione di essere egoisti, perché questi due erronei concetti sono i primi guardiani della soglia di chiunque tenti di liberare le proprie catene per andare incontro al proprio sacro e antico Archetipo.
Esiste un pensiero in questo mondo che dice che è sufficiente un numero limitato di noi per sovvertire la natura di questa realtà; per sovvertire il sacrificio in vita, il dovere in libertà, la mancanza in abbondanza, la malattia in guarigione. Questi sono tutti futuri possibili; sono onde quantiche che attendono di realizzarsi. Potrei citarvi i dati scientifici che provano la multidimensionalità della nostra realtà e la dinamica dei futuri possibili, ma non voglio. L'Archetipo Galattico non ha bisogno della scienza per sapere che la realtà è multidimensionale e che Esso è un creatore di futuri possibili; Esso sa che è così.

Questo pensiero dice che se sulla Terra c'è una popolazione di sette miliardi di persone, sono sufficienti novemila persone con un pensiero diverso, con una visione della realtà libera, pulsante, viva, per modificare i paradigmi di questa realtà.

Se il vostro archetipo vi ha chiamato, voi potete guardarlo in faccia ed iniziare a camminare con Esso. Iniziate a sentirlo. Iniziate ad ascoltare quello che all'inizio potrà sembrarvi il suo debole sussurro. Iniziate a visualizzare i costringimenti che le illusioni di questa realtà vi creano intorno e lasciate che si sciolgano, uno ad uno.

Questa realtà non esiste.

Nulla è come vi hanno raccontato. Iniziate a sollevare le teste e ad uscire dai vostri nascondigli perché uno di noi è arrivato alla base e ha urlato: “Tana, libera tutti!”.

Tratto da “Il Risveglio dell'Eroe” di Penelope Griffith London

Fonte: Link

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