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lunedì 4 aprile 2011

John Titor-La macchina del tempo (III parte)



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Veniamo ora alla parte più interessante: il procedimento per il viaggio nel tempo e la struttura dei “mondi” visitabili. L'esposizione di questi argomenti è parecchio difficile, vista l'estrema complessità dei campi della fisica che vengono toccati; tuttavia, cercheremo di dare almeno le linee generali.


Entro 18 mesi circa, racconta Titor, il CERN, a Ginevra, intraprenderà alcuni studi sui campi elettromagnetici e gravitazionali riguardanti anche i buchi neri, esperimenti condotti per valutare la possibilità di velocizzare i trasporti. Durante alcuni di questi esperimenti, per caso, gli scienziati creeranno un piccolo buco nero. A differenza di quanto si possa pensare, questo piccolo black hole non assorbirà tutta la materia nelle sue vicinanze (in questo caso l'intero Sistema Solare): al contrario, gli scienziati del CERN, utilizzando un campo elettromagnetico (ricordiamo che presso il centro c'è il più grande acceleratore di particelle del mondo), riusciranno a contenerne le dimensioni e, con il tempo, a creare buchi neri volontariamente, anche di dimensioni più ampie.
L'affascinante teoria delle “stringhe”, che John Titor ci conferma essere esatta, sostiene che viaggiando all'interno di un buco nero si possa tornare indietro nel tempo. Questo perché il black hole è caratterizzato principalmente da un campo gravitazionale pressoché infinito, tanto da poter attrarre anche la luce (questo spiega anche perché sia nero); proprio per questa sua caratteristica, il buco nero sarebbe in grado di deformare la struttura stessa del tessuto dello spazio e del tempo. Sempre secondo questa teoria, ad ogni buco nero corrisponde un “buco bianco”, una sorta di via d'uscita del buco nero. L'esistenza di questo altro ente fisico è ipotizzata anche in ottemperanza della legge secondo cui “nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma”: cosa accade alla materia, alla luce, all'energia che viene risucchiata nel buco nero? E' possibile che sia espulsa, dopo un viaggio di cui si ignorano le tappe, attraverso un buco bianco. In base a questa teoria, sfruttando le conoscenze sui campi gravitazionali che gli scienziati otterranno dallo studio di questi “mini buchi neri”, la società statunitense della General Electric progetterà e realizzerà alcune unità che permetteranno il viaggio nel tempo. Ovviamente, questa tecnologia non sarà alla portata di tutti, ma sarà un'esclusiva dei militari, specialmente, è ovvio, di quelli statunitensi. Da qui in poi comincerà l'avventura umana in quelle che sono, è il caso di dirlo, le nebbie del tempo.

Parlando, a questo punto, del viaggio in senso stretto, Titor ci spiega il funzionamento del suo macchinario, modello C204. Come vedremo analizzando le foto da lui stesso pubblicate in Rete, esso non è una “macchina del tempo” classica, come quella immaginata da H.G. Wells nel suo romanzo o come quella che si vede nei film della serie “Ritorno al futuro”. Si tratta, piuttosto, di un macchinario, anche piuttosto ingombrante, che necessita, per funzionare, proprio di un veicolo (Titor ha utilizzato una Corvette del '66 e, successivamente, un “Chevy Truck”, un camion). 

Il funzionamento della macchina del tempo è molto simile a quello che permetterebbe il viaggio nel tempo attraverso i buchi neri. L'apparecchio, molto sinteticamente, distorce il campo gravitazionale esterno al veicolo, lo fa contrarre, lo concentra in un solo punto: in breve, è come se ricreasse quelle che sono le caratteristiche di un buco nero, che, abbiamo detto, permetterebbe il viaggio nel tempo. Tuttavia, sussistono dei problemi. Innanzitutto, la posizione della Terra nello spazio non rimane invariata al passare del tempo, ruotando la terra intorno al Sole e ruotando tutto il Sistema Solare insieme alla via Lattea. 

Dunque, per ipotesi, se io mi spostassi indietro nel tempo, al mio arrivo mi ritroverei nello stesso punto dell'universo dal quale sarei partito, ossia nel vuoto cosmico. Per ovviare a questo problema, Titor spiega come il suo macchinario sia dotato di metaforici “paletti”, che, “piantati a terra” tramite alcuni parametri molto complessi, garantiscono che il punto di arrivo del viaggiatore sia lo stesso della partenza, evitando che lo sventurato si ritrovi a galleggiare nello spazio.

Un altro problema della macchina del tempo di Titor è il suo range: non è possibile, ci dice il viaggiatore nel tempo, compiere viaggi più indietro o più avanti di 60 anni. Quindi, per fare un esempio, dal 2004 non potremmo viaggiare più indietro del 1944 o più avanti del 2064. Una soluzione a questo problema sarebbe compiere “salti” di sessant'anni in sessant'anni, ma questo stratagemma non è attuabile. Il motivo di questa limitazione nei viaggi è dovuto alla limitata tecnologia della macchina. 

La “meta” del viaggio viene individuata, nel continuum temporale, grazie a coordinate che si riferiscono al campo gravitazionale. Tali riferimenti diventano tanto più imprecisi quanto più ci si allontana dal punto di origine (per noi il 2004, per Titor il 2036). Dunque, aumentare l'ampiezza dei salti è possibile, ma sconsigliabile, in quanto si potrebbe finire ovunque nel tempo. Questa, in breve e sicuramente con qualche imprecisione, la spiegazione fornita da Titor del funzionamento della sua macchina del tempo.

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