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sabato 12 novembre 2011

L'APERTURA DEI POLI TERRESTRI,IL SATELLITE ESSA 7

Una delle foto prodotte dal satellite americano ESSA 7, scattate il 23

Novembre 1968, in cui si evidenzia l'apertura polare.

L'uomo è sempre stato affascinato, in particolar modo, dalle regioni polari che ha cercato di conoscere in tutte le maniere possibili. È naturale che l'evoluzione tecnica e scientifica abbia contribuito a portare nuovi modi per avanzare nella ricerca e nella conoscenza. Finiti i tempi pionieristici degli aeroplani, dei dirigibili e delle mongolfiere, l'uomo, con l'avvento dell'era spaziale, ha iniziato le osservazioni scientifiche polari con i satelliti artificiali, coadiuvati da sommergibili atomici e navi rompighiaccio.



Nell'Antartide, addirittura, non solo sono stati usati questi mezzi, ma si è arrivati ad espletare una ricerca a livello internazionale, coordinata dallo SCAR, l'Organizzazione di 40 paesi membri, attraverso l'installazione di basi permanenti.



A partire dagli anni '60 la ricerca ha assunto una metodologia più completa con l'ausilio dei satelliti meteorologici artificiali. Il primo ad essere messo in orbita dai paesi occidentali fu il Tiros 1, senza considerare i satelliti appartenenti ai programmi militari delle due superpotenze USA e URSS. Bisogna specificare innanzi tutto che i satelliti meteorologici ricadono in una delle tre categorie:



Operativi geosincroni (Meteosat).

Operativi in orbita polare (Noaa).

Ricerca e sviluppo di nuovi sensori e strumenti per la raccolta dei dati e immagini.



La terza categoria portò al concepimento di satelliti artificiali americani di tipo ESSA, posti in orbita eliosincrona, con la capacità di sorvolare i poli e mantenere costante l'angolo col Sole. Una simile orbita permetteva lo scandaglio quotidiano globale del pianeta.



I satelliti ESSA (Environmental Survey Satellite) avevano una struttura a ruota. Rotolavano perciò lungo la loro orbita e potevano riprendere solo immagini diurne. La serie Essa comprese nove satelliti: i numeri dispari portavano una strumentazione più sofisticata ed erano accessibili solo da parte delle stazioni CDA (Command Data Acquisition); i numeri pari avevano a bordo due telecamere APT ed erano di libero accesso poiché trasmettevano in banda 137 MHz. Mentre ruotavano lungo le loro orbite, le telecamere, montate sulle superfici laterali, riprendevano le immagini del pianeta.



ESSA 1 venne lanciato in orbita polare nel 1966 mentre l'ultimo, l'ESSA 9, nel 1969. Dal 1970 questi satelliti vennero sostituiti dai NOAA.

Il sistema di ripresa APT inoltre stava ad indicare che il funzionamento delle apparecchiature di bordo era completamente automatico e non richiedeva l'intervento delle stazioni terrestri.



Il 16 Agosto 1968 venne lanciato l'ESSA 7, sempre in orbita polare, dotato di telecamere AVCS (Advanced Vidicom Camera System), le cui immagini erano soltanto captabili esclusivamente dalle stazioni della NASA.


Nel suo quotidiano trasmettere, tale satellite inviò a terra delle immagini del Polo Nord strabilianti. In esse si notava la presenza di un foro, di colore scuro, perfettamente circolare che aumentava le sue dimensioni diametrali in maniera dinamica, diciamo meglio come il diaframma nell'obiettivo di una macchina fotografica. In altre foto l'apertura diveniva evanescente, giacché non mostrava più i confini ben delimitati e perciò non quantificabili.



Fortunatamente tale sequenza riuscì a sfuggire alla congiura di occultamento di tutte quelle informazioni non allineate con la logica scientifica-militare e dogmatica corrente, in altre parole con la cosiddetta scienza ufficiale.



Si poteva definitivamente aprire un nuovo capitolo nella storia dell'umanità, si potevano confermare le dichiarazioni dell'Ammiraglio Byrd e di conseguenza avere una seria presa di coscienza sulla realtà oggettiva dell'interno del pianeta Terra.

Sequenza dell'apertura polare, a partire dal basso a destra per finire

il alto a sinistra. Le foto, realizzate sempre da ESSA 7, mostrano


l'apertura dinamica del polo in cui il buco si allarga sempre più fino


a divenire evanescente.



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