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giovedì 24 novembre 2011

David Bohm: l’Universo come ologramma

 

Ordini nascosti e Realta’ svelate

Una delle affermazioni piu’ sorprendenti di Bohm e’ che la realta’ tangibile della nostra vita quotidiana e’ in effetti una qualche specie di illusione, come un’immagine olografica. Al di sotto si essa esiste un ordine piu’ profondo di esistenza, un vasto e piu’ primario livello di realta’che origina tutti gli oggetti e cio’ che appare nel nostro mondo fisico abituale, in modo analogo con cui un pezzo di pellicola olografica crea un ologramma. Bohm battezza questo profondo livello di realta’ ordine implicato, ove la parola “implicato” ha il significato di “nascosto”.

Sceglie di usare queste specifiche parole perche’ ritiene di vedere che la manifestazione di tutti gli oggetti e tutte le forme nell’Universo sono il risultato di infiniti processi di “uscita” e “rientro” tra questi due livelli di ordine. Per esempio, Bohm e’ convinto che l’elettrone non sia semplicemente una mera “cosa”, ma una “totalita’ ” che si nasconde attraverso l’intero spazio. 

Quando uno strumento rivela la presenza di un singolo elettrone, lo fa semplicemente perche’ un aspetto peculiare dell’elettrone si svela, in modo simile allo svelarsi in uno specifico punto della goccia d’inchiostro immersa nella glicerina. Quando poi un elettrone pare muoversi, si verifica in effetti una sequenza di “emersioni” ed “immersioni” tra i due livelli di ordine.



Detto in altre parole, gli elettroni e le altre particelle non sono piu’ sostanziali o permanenti della forma di un getto d’acqua che fuoriesce da una fontana; sono sostenuti da un costante emergere dall’ordine nascosto, e quando pare che una particella

 


venga distrutta, non e’ andata perduta, ma si e’ semplicemente reimmersa indietro nell’ordine piu’ profondo da cui era emersa.

Un pezzo di pellicola olografica e l’immagine che genera sono anch’essi un bell’esempio di ordine implicato ed esplicato. La pellicola e’ un ordine implicato (“nascosto”) perche’ l’immagine codificata nello schema d’interferenza impresso su di essa e’ una totalita’ nascosta su una piccola superficie. L’ologramma che emerge successivamente dalla pellicola e’ un ordine esplicato (“rivelato”) perche’ rappresenta la versione scoperta e percettibile dell’immagine.

 

Il flusso costante tra i due ordini spiega in che modo le particelle, come ad esempio l’elettrone e l’atomo di positronio, possano cambiare forma e passare dall’essere una certa particella a un’altra. Queste mutazioni si possono interpretare come una particella, ad esempio un elettrone, che decide di tornare a nascondersi nell’ordine implicato, mentre un’altra, il fotone, si svela e ne prende il posto. 

Cio’ spiega anche in che modo una certa particella riesca a manifestarsi sia come particella che onda. Secondo Bohm, entrambi gli aspetti sono sempre nascosti in un sistema quantico, ma il modo in cui l’osservatore interagisce con il sistema determina quale aspetto di esso emerga e quale invece rimanga nascosto. Come tale, il ruolo che assume l’osservatore nel determinare la forma che un sistema quantico assume e’ misterioso… e’ come se il modo con cui un gioielliere taglia una gemma determina quale delle sue facce e’ visibile e quale no. 

Poiche’ la parola ologramma si riferisce di solito ad un’immagine statica che non da’ il senso di dinamismo della natura e dei suoi continui fenomeni di “uscita” e “rientro” tra i due livelli di ordine, Bohm preferisce descrivere l’Universo stesso con la parola “olomovimento”.


L’esistenza di un ordine piu’ profondo ed organizzato in modo olografico spiega anche per quale motivo la realta’ e’ non-locale a livello subquantico. Come sappiamo (si vedano ad esempio gli articoli su “Karl Pribram ed il cervello olografico”), quando qualcosa e’ organizzato in modo olografico, ogni apparenza di fenomeni locali semplicemente sparisce. 

Dire che ogni parte di una pellicola olografica contiene l’informazione della pellicola intera e’ solo un modo diverso di dire che l’informazione stessa e’ distribuita in modo non-locale, per cui se anche l’Universo fosse organizzato con principi olografici, anch’esso non dovrebbe avere proprieta’ locali.

L’indivisibile Unita’ di Tutte le cose
Le idee di Bohm sulla “Unita’ del Tutto” sono le piu’ difficili da digerire a livello razionale. Poiche’ ogni cosa nel cosmo sembra emergere dall’infinito e continuo mare olografico dell’ “ordine implicato”, egli crede che sia inutile e senza significato considerare l’Universo come costituito da “parti”… sarebbe come considerare gli spruzzi di una fontana indipendentemente dall’acqua che li crea.

Un elettrone in questa visione non e’ una “particella elementare”. E’ solo il nome che si da’ ad un certo aspetto particolare dell’olomovimento. Dividere la realta’ in pezzi, dare ad ognuno di essi un nome, e’ sempre un processo arbitrario, il risultato di una convenzione, perche’ le particelle subatomiche, ed ogni altra cosa nell’Universo, sono non piu’ separate le une dalle altre di quanto lo siano i vari schemi di fantasia in un tappeto.

 

Questa visione e’ un profondo invito a riflettere. Con la sua teoria della relativita’, Einstein lascio’ il mondo a bocca aperta dicendo che lo spazio ed il tempo non sono entita’ separate, ma collegate in qualcosa di piu’ grande detto continuum spaziotemporale. Bohm prende questa idea e la porta molto al di la’. Egli dice che ogni cosa nell’Universo e’ parte di un continuum. Nonostante l’apparente separatezza delle cose a livello esplicato, ogni cosa e’ l’infinita estensione di ogni altra cosa, ed in definitiva persino i due ordini, implicato ed esplicato, affondano e si confondono uno nell’altro.

Fermatevi ora un attimo. Osservate la vostra mano. Ora guardate il fascio di luce proiettato dalla lampada accanto a voi. Al cane che riposa vicino ai vostri piedi. Voi non siete solo “fatti delle stesse cose” (gli atomi ad esempio) – voi siete la stessa cosa. Una cosa. Intera. Un enorme “qualcosa” che ha esteso le sue infinite mani ed appendici in tutti gli oggetti che appaiono, negli atomi, negli oceani, nelle stelle.

Bohm chiarisce che cio’ non significa che l’Universo sia una gigante massa indifferenziata. Gli oggetti possono essere parte di un Tutto indiviso eppure possedere ognuno le proprie uniche qualita’ ed attributi. Per fare un esempio, si pensi agli infiniti

 

rivoli, mulinelli e vortici che si creano in un corso d’acqua. A prima vista possono sembrare come oggetti distinti, ed ognuno ha senz’altro sue caratteristiche proprie come la dimensione, la velocita’ di rotazione, ecc… facendo pero’ piu’ attenzione ci si rende conto che in effetti e’ impossibile stabilire esattamente dove ogni vortice inizia e dove finisce. In altre parole, Bohm non sta affatto suggerendo che la “differenza” tra le cose non sia priva di importanza… egli semplicemente vuole che siamo consapevoli che il dividere i vari aspetti dell’olomovimento in “cose” e’ sempre un’astrazione, un modo di evidenziare solo alcuni aspetti nella nostra percezione, attraverso il modo che abbiamo di pensare alla realta’. Bohm tenta di correggere questo atteggiamento persino riformando il linguaggio, per cui invece di parlare di “cose”, le ribattezza come “subtotalita’ relativamente indipendenti”…

Certamente Bohm ritiene che la tendenza quasi universale di frammentare il mondo ed ignorarne l’interconnessione dinamica e’ responsabile per un gran numero di problemi importanti, non solo nella scienza ma proprio nelle nostre vite e nella societa’. 

Ad esempio, pensiamo di poter estrarre ricchezza dal suolo senza danneggiarne il complesso. Pensiamo di poter agire su singole parti del nostro corpo, senza avere effetti sul suo complesso. Pensiamo di poter risolvere un sacco di problemi nella societa’, come il crimine, la poverta’, la dipendenza dalla droga, senza mettere attenzione alla societa’ come complesso unitario.


(continua)

Fonte: Link

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