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venerdì 11 febbraio 2011

I Fenomeni Psi




traduzione a cura di Erica Dellago e Clea Nardi

Un eccellente saggio che espone alcune nuove e appassionanti ricerche sulla coscienza.
Stephan A. Schwartz

CASSANDRA VIETEN, Direttore di Ricerca presso l'Istituto di Scienze Noetiche - The Huffington Post

Bene lettori, più avanti in questo articolo, utilizzerò un esempio che potrebbe riguardare un giardino, una barca a vela, un uomo che corre oppure un treno. Riuscite a indovinare precisamente quale?

Secondo un articolo pubblicato in uno dei prossimi numeri del Journal of Personality and Social Psychology (JPSP), Daryl Bem, professore di psicologia del Cornell, indica che è possibile farlo, oltre il 25 percento delle volte che mediamente ci si aspetta per caso.

L’articolo, intitolato "Sentire il futuro: prova sperimentale di influenze anomale retroattive sulla percezione e loro effetto", presenta prove da nove esperimenti condotti su oltre 1.000 soggetti e suggerisce che gli eventi nel futuro possano influenzare gli eventi nel passato - un concetto noto come "retrocausalità”.

In alcuni esperimenti, gli studenti sono stati in grado di indovinare gli eventi futuri a livelli di precisione ben superiori a quanto ci si aspetterebbe dal caso. In altri, eventi accaduti nel futuro sembrano aver influenzato quelli del passato, come quello in cui la ripetizione di una lista di parole ha aumentato il ricordo di quelle stesse parole, con la particolarità che la prova ha avuto luogo solo dopo il test di memoria.

Come Direttore di Ricerca dell'Istituto di Scienze Noetiche, dove, tra le altre cose, analizziamo esperienze che sembrano trascendere i confini abituali di tempo o di spazio (genericamente chiamate esperienze "psi"), ho già ricevuto un gran numero di commenti e domande riguardanti la pre-stampa dell’articolo che sta girando.
I commenti vanno da "Wow, eccezionale!" a "Non è possibile - ci deve essere qualche errore”. 

Ma la maggioranza delle risposte sono del tipo "E allora?? Non è una novità. Sono già stati pubblicati centinaia di articoli in decine di riviste accademiche che relazionano in merito a risultati significativi su esperimenti psi. Cosa c'è di tanto importante?"

Quindi, cosa rende questa pubblicazione degna di particolare nota? Per cominciare, Bem non è uno psicologo qualunque: è uno dei più importanti psicologi al mondo (probabilmente è stato citato in uno dei 101 testi di psicologia che hai scritto, e probabilmente ne è co-autore). 

E JPSP non è una rivista qualsiasi ma si trova al top delle riviste di psicologia; l’articolo, considerata la premessa, è stato sottoposto a un rigoroso esame dei revisori (in cui i colleghi di scienze valutano l'articolo e decidono se è degno di essere pubblicato).

Inoltre, Bem ha volutamente adottato protocolli di ricerca benaccetti negli studi, anche se con alcuni risvolti chiave, facili e replicabili (non richiedono una quantità di attrezzature speciali, e hanno analisi semplici).

Anche così, resta da vedere se la grande comunità scientifica presterà attenzione a questo studio.

Il che pone la questione: perché la letteratura esistente sui fenomeni “psi” viene regolarmente respinta dalla comunità scientifica e di fatto ignorata all'interno della più ampia comunità accademica?

Come dice in proposito il giornalista scientifico Jonah Lehrer: "Sono stati dimostrati decine di volte, spesso da scienziati di buona reputazione ... Perché, allora, gli scienziati seri respingono la possibilità di “psi”? Perché le persone razionali continuano a supporre che la parapsicologia sia una sciocchezza? Perché questi risultati entusiasmanti hanno costantemente fallito la prova della replica."

Tali affermazioni fanno impazzire alcuni miei colleghi, che indicano un’ampia quantità di letteratura in cui gli esperimenti “psi”, che hanno coinvolto decine di scienziati indipendenti e migliaia di soggetti, sono stati replicati numerose volte per decenni, venendo pubblicati su riviste soggette a valutazione del lavoro scientifico da parte dei revisori.

Eppure, nonostante la significatività statistica, la maggioranza della comunità scientifica respinge ampiamente il concetto di “psi” come frivolo, artefatto, non replicabile, o con effetti così minimi da essere inutili - non importa quanto rispettabile sia lo sperimentatore o di prestigio la sua associazione.

Peggio ancora, gli scettici accusano i ricercatori “psi” di essere del tutto fraudolenti, o in buona fede ma illusi. Ai giovani scienziati viene regolarmente consigliato di stare lontano dall’ATF (fattore anti-ruolo: che non permetterebbe loro di ottenere un incarico permanente, o di perderlo), associato a tali interessi.
E' risaputo come a eminenti scienziati, tra cui premi Nobel, sia stato revocato l'invito a tenere conferenze nel momento in cui è stato scoperto il loro interesse per lo “psi”.

Anche gli studiosi religiosi, che si occupano di esaminare gli aspetti spirituali dell'esperienza umana, hanno problemi con lo “psi”.

Per quanto riguarda le dimensioni dell’effetto, se si guardano i risultati complessivi di molti studi, sì, gli effetti “psi” sono statisticamente significativi, seppur limitati.

Comunque, un doppio standard è applicato alla potenziale importanza di piccoli effetti.

Le dimensioni dell’effetto riportate nello studio di Bem e in numerosi studi “psi” precedenti erano spesso molto più grandi delle dimensioni dell’effetto associate a molti fatti scientifici benaccetti, come ad esempio prendere l'aspirina per prevenire gli attacchi di cuore, o il Tamoxifene contro il rischio di coaguli di sangue.

E' importante però ricordare - anche se eravamo d'accordo che "le dimensioni contano" e che questi effetti sono quasi sempre piccoli – che, alla luce di ciò che generalmente sappiamo di come funziona il mondo, sbirciare nel futuro, anche in minima parte, dovrebbe essere del tutto impossibile.

Si suppone che il tempo vada solo a senso unico.

Si suppone che la percezione sia limitata al passato o al presente, e solo a quei fenomeni immediatamente e localmente accessibili dai nostri cinque sensi.
Quando si osservano eccezioni a tali regole, soprattutto in condizioni di laboratorio controllate, queste meritano uno sguardo più attento.

Prendete la “corsa del miglio in quattro minuti”

Se noi come scienziati avessimo studiato anche migliaia di persone negli anni ‘50, avremmo concluso che correre un miglio in quattro minuti non era umanamente possibile. Nel tempo tuttavia, si è scoperto che alcune persone potevano effettivamente farlo - un effetto estremamente piccolo per poter essere considerato certo, ma queste anomalie hanno dimostrato che era di fatto possibile.

Adesso non solo sappiamo che correre un miglio in quattro minuti è possibile, ma è addirittura lo standard per i corridori professionisti di media distanza (per quelli di voi più attenti, questo era l'esempio con l’uomo che corre).

Forse la più volte citata massima "affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie" dovrebbe essere accompagnata da una contro-massima: "anomalie straordinarie meritano una speciale attenzione".

Ad esempio, un nuovo farmaco contro la depressione che ha portato un certo sollievo in un caso su 100 potrebbe non valere una seconda considerazione; ma se viene affermato che un nuovo farmaco ha curato l'AIDS in un caso su 100, questo giustificherebbe ulteriori indagini.

Quando l'evidenza va contro alle probabilità precedenti, richiederebbe un'attenzione particolare, non un'automatica rinuncia ingiustificata.

In risposta, come osservato in precedenza, i difensori dello “psi” sostengono che ci sono state numerose repliche - spesso più numerose di molti altri “fatti” scientificamente supportati che vengono dati per scontati. Infatti, gli scienziati che hanno familiarità con questo territorio di ricerca vedono gli studi di Bem come intelligenti repliche concettuali che poggiano su un ampio corpo di lavoro precedente.

Questi scienziati stanno ora andando oltre l'idea della semplice esistenza di questi effetti e procedendo nello studio delle condizioni che potrebbero valorizzarli (tratti individuali inerenti, formazione, genetica?).

In piccoli e sotto-finanziati laboratori in tutto il mondo, gli scienziati stanno lavorando per migliorare progetti, misurazioni e metodi di ricerca per studiare meglio il fattore “psi”.

Si sta inoltre sviluppando la consapevolezza che elaborare un buon esperimento e replicarlo all'infinito potrebbe non essere così semplice. Un articolo pubblicato sul numero del The New Yorker del 13 Dicembre 2010 mette in evidenza un fenomeno ben noto agli scienziati, non solo nel campo dei fenomeni “psi”, ma in molte discipline: gli esperimenti iniziali possono mostrare risultati molto forti, ma quando vengono ripetuti più e più volte, gli effetti possono diminuire. I giocatori d'azzardo potrebbero riconoscere questo fenomeno come "la fortuna del principiante".

Naturalmente questo non è vero per tutti i fenomeni naturali.
Quando lanci una pietra, questa si dirigerà ogni volta verso il suolo. Ma per fenomeni più complessi, potrebbe essere necessario fare i conti con “l'effetto declino", insieme con gli effetti di osservazione e altre complessità di progettazione e misurazione.

Questo significa che gli effetti non sono reali e che questi argomenti sono di per sé "non scientifici" e non dovrebbero essere studiati? Certo che no. Ricordiamoci che agli inizi del 19° secolo, Faraday ci mise molti anni per dimostrare l'esistenza dell’elettromagnetismo ai suoi colleghi, e nonostante tutto, non visse abbastanza da vedere la sua teoria convalidata (la teoria di Faraday sosteneva che le forze elettromagnetiche si estendono nello spazio vuoto attorno a un conduttore).

Molti argomenti di ricerca sono estremamente complessi, e richiedono decenni di analisi e tutti i tipi di nuove misurazioni, metodi, controlli e tecnologie per essere esplorati adeguatamente.

Il cancro rimane un profondo mistero, nonostante gli sforzi di decine di migliaia di scienziati e miliardi di dollari spesi alla ricerca di una cura. Il sequenziamento del genoma umano è stata un’impresa vasta e complessa. Anche i farmaci testati per il trattamento della depressione, su cui si basa un’industria multi-miliardaria, alla fine vengono messi in discussione come non più efficaci di un placebo.

A meno che l'oggetto di studio non sia estremamente semplice, la scienza è per lo più un percorso lungo, tortuoso, scrupoloso, incrementale e stimolante.

I problemi con le oscillanti dimensioni del risultato, gli effetti degli sperimentatori, il trovare controlli adeguati e così via... sono tutti inerenti allo studio di fenomeni con interazioni complesse e meccanismi ancora poco compresi.
Quindi non penso che la resistenza alle prove del fattore “psi” si possa attribuire a questo; né si può incolpare la complessità delle misurazioni, le difficoltà di replica, o anche la sfida dell’abbattere una teoria sottostante.

Penso si tratti della paura che alcune delle nostre adorate credenze possano essere sbagliate, su come funziona il mondo e su chi e cosa siamo.

A livello più profondo, la causa potrebbe essere un disturbo da stress collettivo, prolungato e post-traumatico, derivante da quel periodo della storia umana in cui l’affidarsi con cieca fiducia alle spiegazioni soprannaturali della realtà portò a un periodo molto buio, dove i sacerdoti determinavano ciò che era vero, mentre il pensiero razionale e l'osservazione sistematica erano proibite.

L’articolo di Bem e il corpo letterario a suo sostegno, analizzando serie discussioni sulla retrocausalità nella fisica, suggeriscono che anche nell'esperienza umana questa potrebbe effettivamente essere possibile.

Ma il vero valore dell’articolo è stato riportare la conversazione sul fattore “psi” nuovamente nell'arena del dibattito intelligente in un forum pubblico, dove merita di essere.
Mentre finora la comprensibile e diplomatica risposta alla commistione tra scienza e tutto ciò che è considerato soprannaturale - come percepire il futuro o l'impatto della coscienza sui sistemi fisici - è stato un lungo periodo di prudenza, sicuramente nel 21esimo secolo possiamo avere fiducia nella nostra capacità di esaminare questi problemi in modo intelligente senza perdere la testa.

Un'analisi simile potrebbe portare a revisioni radicali della nostra comprensione di come funziona il mondo e delle nostre potenzialità umane.

Fonte Link

Tratto da: Link

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