Sono ormai decenni che tentiamo di comunicare con i delfini. Abbiamo iniziato con il linguaggio dei segni utilizzato per comunicare con i primati, siamo addirittura ricorsi agli iPad, per consentire ai delfini di rispondere tramite il tocco del loro muso. Ma la comunicazione con la specie (probabilmente) più intelligente del pianeta dopo l'essere umano rimane ancora molto problematica, se non addirittura quasi del tutto ineffettiva. Grazie a Denise Herzing, fondatrice del Wild Dolphin Project, una comunicazione a due sensi con i delfini potrebbe presto diventare realtà. La collaborazione con il Georgia Institute of Technology di Atlanta ha portato alla creazione del progetto Cetacean Hearing and Telemetry (CHAT), un sistema in corso di sviluppo che porterà alla creazione di un nuovo linguaggio, tramite il quale esseri umani e delfini potranno comunicare efficacemente.
I delfini "naso a bottiglia" (Tursiops Truncatus) possono ricordare oltre 100 parole, come scoprì Louis Herman negli anni '90. Sappiamo anche che possono distinguere diversi comandi che differiscono tra loro soltanto per l'ordine delle parole ("Maometto va alla montagna" è diverso da "la montagna va da Maometto"). Questi dati si basano principalmente sull'interazione tra delfini e diversi input sonori e visivi, ma non su una comunicazione diretta con questi mammiferi marini. E si tratta essenzialmente di un'interazione ad un solo senso: i ricercatori sottopongono i delfini a diversi tipi di stimolo, e ne registrano le reazioni. "I ricercatori creano un sistema, e si aspettano che i delfini lo apprendano. E loro lo fanno, ma non sono messi nella situazione di poter richiedere cose all'essere umano" spiega Herzing.
La Herzing si dedica alla creazione di un metodo di comunicazione con i delfini fin dal 1998. Ha iniziato con una forma rudimentale di suoni artificiali, fino ad arrivare a delle tastiere subacquee a quattro tasti, tramite le quali i delfini possono effettuare diverse richieste. Ma nessuno di questi sistemi sembra aver affascinato i delfini, e la comunicazione tra le nostre specie continua a rimanere un problema.
Herzing sta ora collaborando con Thad Starner, un ricercatore del Georgia Institute of Technology, per la creazione di un software con cui i delfini possano comunicare con l'uomo in modo naturale. Il software progettato da Starner è stato creato inizialmente per riconoscere caratteristiche interessanti in qualunque set di dati messo a disposizione. Per esempio, è stato in grado di identificare in un video che mostra il linguaggio dei segni 23 segni sul totale dei 40 utilizzati.
Il CHAT sarà composto da due idrofoni in grado di rilevare una vasta gamma di suoni emessi dai delfini, e da un computer delle dimensioni di un telefonino racchiuso in un involucro a tenuta stagna. Gli idrofoni sono in grado di rilevare il punto d'origine di un suono emesso dai delfini; l'operatore potrà quindi rispondere con il suono più appropriato tramite una periferica chiamata Twiddler, che svolge funzioni di mouse e tastiera. Il sistema verrà messo alla prova quest'anno sulle stenelle maculate atlantiche (Stenella frontalis). Ai delfini verrà fatto ascoltare un suono coniato dai ricercatori per avere il significato di "giocare con le alghe", nella speranza che i mammiferi marini riescano ad imitarlo e comprenderlo. Nel caso i delfini riuscissero a farlo, i ricercatori credono di poter estrapolare le caratteristiche di base del loro linguaggio.
Herzing ha la speranza di poter combinare i dati ottenuti da queste registrazioni per creare un linguaggio che sia delfini che esseri umani possano comprendere. La sfida è tutt'altro che facile, e alcuni ricercatori non coinvolti nel progetto CHAT mostrano un certo scetticismo:"Immaginare una specie aliena che arriva sulla Terra indossando tute spaziali elaborate e camminando per Manhattan mentre recita ai passanti alcune righe a caso prese da 'Il Padrino'" spiega Justin Gregg del Dolphin Communication Project riferendosi alla difficoltà di poter scoprire le unità fondamentali del linguaggio dei delfini.
"In effetti non sappiamo nemmeno se i delfini abbiano il concetto di parola" chiarisce Herzing. "Ma potremmo utilizzare i loro segnali se solo li conoscessimo. Ora come ora non li conosciamo".
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