Il quinto pianeta nano del Sistema Solare, Haumea, e almeno uno dei suoi due satelliti, sono coperti di ghiaccio d’acqua cristallino creato per via delle forze di marea tra i due corpi e la presenza di materiali radioattivi. La scoperta arriva da un gruppo di astronomi del VLT presso l’ESO in Cile.
Haumea (già noto con la designazione provvisoria di (136108) 2003 EL61, ufficialmente 136108 Haumea) è un pianeta nano di discrete dimensioni del sistema solare esterno, tecnicamente un oggetto trans-nettuniano, individuato da una squadra di astronomi californiani dell’osservatorio di Monte Palomar il 28 dicembre 2004.
La scoperta fu annunciata il 29 luglio 2005, lo stesso giorno in cui vennero reso note le scoperte di altri due oggetti trans-nettuniani di notevoli dimensioni, Eris e Makemake. Il 17 settembre 2008, è stato classificato come pianeta nano dall’IAU e denominato Haumea in onore di una dea hawaiana della fertilità.
Ha la forma di una palla da rugby, anche se è grande ben 2000 km in diametro. La sua rotazione è velocissima è lo porta a completare un giro intorno a se stesso in meno di 4 ore. Si tratta di una delle rotazioni più veloci del Sistema Solare. L’acqua cristallina che copre la sua superficie come anche quella di almeno uno dei due satelliti (Hi’iaka e Namaka) fa si che brillino intensamente nell’oscurità dello spazio.
Adesso, un team internazionale di ricercatori, ha confermato che il 75% della superficie di Haumea e ben 100% della luna Hi’iaka (400 km in diametro) sono scoperte da ghiaccio cristallino (con una struttura ordinata) e non, come ci si aspetterebbe, con una coperta di ghiaccio amorfa e disorganizzata dalla radiazione solare. Questo studio suggerisce che il pianeta potrebbe essere composta da un strato esterno ghiacciato ed uno strato interno composto tra l’88% ed il 97% di roccia (con una densità di 3.5 g/cm^3).
“Dato che la radiazione solare distrugge costantemente la struttura cristallina del ghiaccio sulla superficie, delle fonti energetiche sono necessarie per tenerla organizzata. Le due possibili fonti che abbiamo tenuto in considerazione sono l’energia proveniente dal decadimento di elementi radiogenici (come potassio-40, torio-232 e uranio-238) e le forze di marea tra Haumea ed i suoi satelliti (in maniera simile al legame tra Terra e Luna)” ha spiegato Benoit Carry, co-autore dello studio e ricercatore presso l’ESAC, ESA, a Madrid.
Questa ricerca mette in evidenza anche altre peculiarità di Haumea: “Il suo piano orbitale è inclinato di 28° rispetto al piano dei pianeti del Sistema Solare. Un altra cosa insolita è che anche le orbite dei suoi satelliti non si trovano sullo stesso piano della luna, e l’intero sistema appartiene ad una singola famiglia di oggetti ghiacciati presenti nella Cintura di Kuiper (che si trova tra 4.5 e 15 miliardi di km dal Sole).
Secondo gli scienziati, i due satelliti potrebbero essere stati creati da un altro oggetto che è impattato contro Haumea. Questo potrebbe spiegare anche l’origine della rapidissima rotazione del pianeta nano e la sua forma a palla da rugby. Alcuni modelli numerici hanno dimostrati che questa teoria funziona, e che l’impatto potrebbe essere causato da un impatto abbastanza tangenziale.
Le osservazioni sono state fatte con uno strumento chiamato SINFONI, montato sul Very Large Telescope (VLT) dell’ESO. “SINFONI è un spettrometro di campo che fornisce “dati cubici” in cui due delle dimensioni sono spaziali (come quelle di un’immagine piatta) mentre una terza è spettrale, significando che ogni strato del cubo di un’immagine ha una diversa dimensione di campo” ha spiegato Carry.
Gli astronomi hanno spiegato che non sono ancora sicuri delle precise dimensioni del pianeta nano, anche se in linea di massima dovrebbero essere 2.000 x 1.500 x 1.000 km.
Nel caso dei satelliti poi, si tratta di poco più di puntini. Per esempio Namaka, grande circa 200 km in diametro, fa arrivare al telescopio un segnale che, quando fu osservato, era cosi debole che è stato impossibile ottenere informazioni sulla sua superficie, anche se gli scienziati sono riusciti almeno a rilevare nuovi sulla sua orbita.
Un’altro mistero di Haumea è la presenza di una macchia scura, rossastra, che è in contrasto con il colore bianco del pianeta. “La mia interpretazione dei dati di fotometria a infrarossi è che l’area potrebbe essere ricca di ghiaccio d’acqua cristallino, molto più di quanto non capita altrove sulla superficie.” ha spiegato Pedro Lacerda, co-scopritore della macchia. Il ricercatore non esclude la possibilità che si tratti di matteria organica o dei minerali irradiati.
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