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venerdì 3 febbraio 2012

Anne Givaudan - Incontro con gli invisibili custodi della natura

 anne_givaudan_custodi

Che ne è dei folletti, degli elfi, degli gnomi, di silfidi, ondine e Deva? Sono solo personaggi partoriti dalla fantasia dei poeti, relegati nel dimenticatoio dal materialismo imperante ove ciò che è sottile non ha diritto di cittadinanza? Il nostro mondo ha vissuto una progressiva densificazione, ma oggi risale, anche se a fatica, verso un futuro più luminoso e meno denso: la famosa “eterizzazione” del pianeta è inevitabile. 

E per gli invisibili custodi della Natura è ora possibile manifestarsi più spesso (scopriremo, in questo libro, che è proprio questo che sta accadendo), e riprendere le comunicazioni con gli umani: ci avviamo verso un mondo in cui i diversi regni sono consapevoli gli uni degli altri, possono comunicare fra loro e cooperano per il bene comune… Come avviare queste prime comunicazioni? Come fare anche noi la nostra parte?

È quanto ci spiega Anne Givaudan in questo libro, frutto come sempre dei suoi viaggi fuori dal corpo, dopo aver avuto accesso alle dimensioni dei molti e diversi custodi invisibili (ma sempre meno invisibili!) della Natura.
 




Incontro con gli Invisibili Custodi della Natura


PROLOGO
Incontro con gli esseri della natura
«La cosa più bella di cui possiamo fare esperienza è il mistero. È fonte di ogni arte e di ogni scienza.
Colui che non conosce più emozioni, che non si sofferma più a meravigliarsi, che vive soffocato dalle sue paure, è buono soltanto per la morte».
(Albert Einstein)

Molto tempo fa, così tanto che la nostra memoria ne ha perso la traccia, i molti popoli dell’Etere avevano contatti con gli umani.

C’erano dei patti che venivano firmati con il sangue e, fra le nebbiose lande dei paesi del nord non era raro vedere, durante lotte sanguinose, esseri dalle strane forme combattere a fianco di feroci guerrieri.
Non ci furono, però, solo le guerre, e si crearono anche altre relazioni. Alcuni dei popoli dell’Etere avevano la missione di aiutare e consigliare questo o quell’altro umano, con il quale avevano intessuto un legame per una qualche ragione.

Oggi la nostra mente razionale, sempre con l’acceleratore premuto, ha creato uno schermo fra ciò che era una volta e ciò che viviamo ora. Non ci permette più, se non in rare occasioni, di scorgere anche solo vagamente una realtà che spesso ci rifiutiamo soltanto di guardare. Bisogna riconoscere che quello che non è tangibile ci spaventa: non sappiamo come controllare ciò che esce dalle norme.

Basta vedere come allontaniamo dalla nostra società chiunque possa mettere in pericolo l’equilibrio fragile e materialistico su cui è fondato il tempo in cui viviamo, e soprattutto la nostra civiltà occidentale; e non abbiamo mai consumato tanti farmaci per calmarci o per addormentarci quanti ne consumiamo oggi. Abbiamo semplicemente paura di uscire dalla norma.

I dettami dei mass media ci inducono a credere che, per essere felici, si debba dormire un certo numero di ore, mangiare in un certo modo, e comprare una quantità incredibile di oggetti perfettamente inutili. Con tutto ciò, abbiamo perso il contatto con i nostri ritmi personali, con il nostro cuore e la nostra sensibilità, tagliandoci fuori da qualcosa che è, invece, essenziale.

Oggi abbiamo dimenticato che, fra noi, circolano esseri detti “invisibili”, che con ogni battito del cuore operano per il pianeta, organizzandone i vari elementi: vi sono quelli che provvedono alla crescita delle piante e all’intero regno vegetale, quelli che sono in unione con il regno minerale, e quelli che appartengono al mondo dell’Acqua; inoltre, alcuni aiutano il popolo animale e persino gli umani.

Gli “invisibili” che popolano questo nostro mondo sono numerosi quanto noi, e altrettanto diversificati; se fin qui non avevano interesse a farsi vedere o comprendere dagli umani, oggi, in questo periodo di grande cambiamento, desiderano riallacciare i rapporti con il popolo che vive sulla superficie della Terra.

Desiderano essere riconosciuti, ma non per bisogno di riconoscimento: è per avviare con noi una buona intesa, una buona collaborazione, così da consentire al pianeta e ai suoi abitanti di effettuare il passaggio che li attende nelle migliori condizioni.

Nei mondi non visibili esistono tantissime razze diverse, ciascuna delle quali dotata di specificità che ne determinano il campo d’azione.

In questi nostri tempi, che ben presto faranno anch’essi parte del passato, perlopiù ignoriamo che i “piccoli esseri” erano già noti ai nostri antenati; chi ricorda ancora che Paracelso aveva uno zelante servitore che abitava nell’impugnatura della sua spada, dalla quale, ovviamente, non si separava mai?

Il reverendo Robert Kirk, vissuto tra il 1641 e il 1692, pastore in Scozia, scrisse La misteriosa repubblica degli elfi, dei fauni, delle fate ed altri a loro simili; Ismael Mérindol, nato nel 1400 (un villaggio nella Francia del sud porta ancora il suo nome), confessava di far parte egli stesso di questa razza non umana; scrisse che, dopo essere stato scambiato alla nascita, venne cresciuto da una famiglia umana, mantenendo però frequenti e precisi contatti con le razze degli “invisibili”. Nel 1446, in particolare, scrisse un libro contenente favolosi segreti, oltre che diversi episodi della sua vita. C’era così tanto da scrivere che non poté completare l’opera, si dice, prima della sua presunta scomparsa. 

Ne esiste, oggi, un’unica copia, conservata nella biblioteca di Praga: il Trattato delle fate, oggi ripubblicato a cura di Edouard Brasey, Editions Le Pré aux Clercs, Paris.

Anche Socrate aveva un suo genio personale che lo consigliava negli eventi della vita quotidiana. Un aneddoto riporta che un giorno gli disse di abbandonare una certa strada, che Socrate stava per imboccare insieme ad altri amici; lui solo, però, ascoltò i consigli della sua piccola guida, e ben gliene incolse perché i suoi amici, proseguendo per quella via, incontrarono un gruppo di maiali e arrivarono a destinazione coperti di fango.

Per quale ragione tutti questi personaggi storici si sarebbero presi la briga di svelare pubblicamente i loro incontri con il popolo degli invisibili, se questo non fosse esistito? Avevano forse perso il lume della ragione?
Da allora è passato tanto tempo; poi c’è stata l’Inquisizione, e non mi riferisco, qui, al disastroso periodo della caccia alle streghe che caratterizzò tutto il Medioevo, perché l’Inquisizione iniziò molto prima.
Facciamo l’esempio dell’imperatore Carlo Magno: grande conquistatore, allargò il suo regno e, nel contempo, seppe ottenere il sostegno della Chiesa con la promessa di aumentare il numero dei fedeli, convertendo i nemici al cristianesimo.

Forte di questa alleanza, egli contribuì, tagliando un bel po’ di teste, a rapide conversioni di massa là dove passava.

Il papa lo esortò a portare a compimento la sua missione di evangelizzazione se avesse voluto consolidare il suo regno e trasmetterlo ai figli. Presumibilmente Carlo Magno ci credeva, e trovava, in questo, un suo tornaconto.

Fu così che, quando incontrò il popolo dei Sassoni, non cercò affatto di comprenderne la cultura; si limitò ad assistere a strane cerimonie e a tradurle a modo suo: «Questi pagani pregano davanti a un albero grande e bello. Tagliate l’albero e convertiteli!», ingiunse ai suoi capitani.
Poi venne il periodo della caccia alle streghe in cui qualsiasi donna (e a volte a
nche gli uomini) che conversasse con esseri non umani o che detenesse i segreti delle piante veniva irrimediabilmente condannata e bruciata dopo terribili torture per indurla a confessare il suo “commercio” con il diavolo.

I religiosi vedevano il diavolo ovunque essi fossero assenti, e la Chiesa, rendendo i propri fedeli paurosi e sottomessi, negò loro ogni possibilità di riprendere i contatti con gli esseri di altre dimensioni.

Allontanarsi dal dogma stabilito costava molto caro e così, a poco a poco, sulle civiltà cosiddette “moderne” calò il velo dell’ignoranza.

L’era della tecnologia diede il colpo di grazia, separando quello che si vede da quello che non si vede per tener conto essenzialmente solo del visibile, di ciò che è tangibile e che i nostri cinque sensi sono capaci di percepire. L’era industriale dichiarò la morte di tutto ciò che non era comprensibile all’intelletto, il quale divenne misura di tutte le cose, ottenne ogni potere e soprattutto quello di decidere che cosa fosse vero e che cosa no, dimenticando che anche la nostra mente concettuale hai suoi limiti.

A ogni buon conto, al di là di tutte queste considerazioni, ci sono sempre state persone dotate di indipendenza e sensibilità, capaci di andare contro corrente rispetto ai modelli stabiliti, e questo perfino fra i membri della Chiesa.

Fonte: Link

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