I dati dei satelliti disegnano uno scenario simile a quello del film
«The Day After Tomorrow»
C’è una grande area dell’Oceano Artico occidentale che si sta gonfiando senza sosta da dieci anni generando serie preoccupazioni per le possibili conseguenze ambientali e climatiche sull’intera Europa. Dal 2002 la sua superficie si è alzata di 15 centimetri e la crescita continua. Il fenomeno è inaspettato e senza spiegazioni precise. Secondo gli scienziati l’accumulo sarebbe determinato dai forti venti artici che avrebbero accelerato una grande circolazione oceanica nota come Beaufort Gyre
LA CUPOLA - Lo hanno scoperto i ricercatori del Centre for Polar Observation and Modelling dell’University College di Londra assieme ai colleghi del National Oceanography Centre britannico combinando i dati raccolti dai satelliti Envisat e Ers-2 dell’Agenzia spaziale europea Esa a partire dal 1995. Il risultato è che si sta creando una sorta di cupola sotto la quale si sono concentrati finora ottomila chilometri cubi di gelida acqua dolce. Il fenomeno è inaspettato e senza spiegazioni precise. Secondo gli scienziati l’accumulo sarebbe determinato dai forti venti artici che avrebbero accelerato una grande circolazione oceanica nota come Beaufort Gyre.
Una scena dal film
LA CORRENTE DEL GOLFO - L’acqua dolce è sempre stata presente in Artico riversata dai fiumi euroasiatici. Ma mai si era misurata in così grande quantità e con una crescita progressiva tanto rilevante. Oltre il 10 per cento di tutta l’acqua dolce dell’Oceano Artico si è concentrato sotto l’immensa cupola. Un cambiamento nella direzione dei venti come è avvenuta anche in passato - spiegano gli scienziati - potrebbe causare il deflusso della massa d’acqua accumulata nell’Oceano Atlantico rallentando la corrente del Golfo chegarantisce un clima mite all’Europa rispetto ad altre regioni alle stesse latitudini.
EFFETTI DEVASTANTI - L’effetto, quindi, sarebbe devastante e accadrebbe quanto era stato raccontato nel film del 2004, The Day After Tomorrow di Roland Emmerich. «Di anno in anno ci siamo resi conto di un fenomeno che non trovava sempre spiegazione con i venti -afferma Katharine Gile, prima firmataria dello studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience - Un’idea è che il ghiaccio marino formi una barriera tra l’atmosfera e l’Oceano. E se il ghiaccio si modifica anche l’effetto del vento può cambiare». Ma si tratta solo di un’ipotesi alla quale gli scienziati lavorano indagando soprattutto il comportamento dei ghiacci dal quale trarre conferme o smentite.
OCCHIO DAL CIELO - Per questo Envisat, il più grande satellite per l’osservazione della Terra mai costruito e in orbita da dieci anni, si concentrerà ora sul fenomeno. Nel frattempo si scaverà ancora più a fondo nei dati trasmessi in vent’anni da Ers-2 e attivo sino al luglio scorso. Ma decisivi potrebbero essere soprattutto le osservazioni del satellite Cryosat, sempre dell’Esa, specializzato nel rilevamento dei ghiacci. Le elaborazioni sulle variazioni stagionali sono attese entro l’anno.
Giovanni Caprara
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