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martedì 22 marzo 2011

Rudolf Steiner-biografia (I parte)





Fondatore dell'antroposofia, nacque il 27 febbraio 1861 a Kraljevec, presso la frontiera austro-ungarica. Da studente curò gli scritti scientifici di Goethe. Dal 1890 al '97 collaborò all'Archivio di Goethe e Schiller a Weimar. Dal 1902 ebbe una più intensa attività come scrittore e conferenziere, prima nell'ambito della Società Teosofica e poi di quella Antroposofica, da lui fondata nel 1913. Oltre a una trentina di opere scritte di carattere filosofico e antroposofico, sono rimasti i testi stenografati di quasi 6000 conferenze sui più diversi rami del sapere. Morì nel 1925 a Dornach (Svizzera) dove aveva edificato, prima in legno e poi in cemento, il Goetheanum, centro di attività scientifiche e artistiche fondate sull'antroposofia.

Rudolf Steiner descrive nella sua autobiografia come, durante questo periodo, il destino gli donasse ciò di cui aveva bisogno per il suo sviluppo. Egli era in grado di eseguire spontaneamente, per impulso proprio, quanto la vita gli richiedeva.

Steiner aveva circa sette anni, quando, come lui stesso racconterà più tardi, ebbe una esperienza decisiva. Gli si avvicinarono le prime sottili impressioni di un mondo che non è quello terreno, che però si può "udire" e "vedere" anche se con occhi ed orecchi diversi da quelli "fisici". Da questo momento in poi il fanciullo fu a contatto non soltanto con gli alberi e le pietre, ma anche con gli esseri spirituali celati dietro ad essi, che a lui si rivelavano, non su un piano fisico, ma in uno "spazio animico interiore". Il piccolo sentiva che simili cose non sarebbero state comprese dal suo ambiente e seppe non farne parola ad alcuno.




Nell’estate 1879, superò l’esame di maturità con lode. Steiner non aveva ancora potuto parlare apertamente delle sue esperienze nel mondo spirituale fino a quando, nello stesso anno, fece la conoscenza di un semplice erborista. La devota, ingenua e profonda saggezza naturale che viveva in quell’uomo, permise a Steiner di scorgere una conoscenza spirituale istintiva, che aveva continuato a vivere nel silenzio attraverso secoli senza essere stata sfiorata dalla civiltà moderna. "Con lui era possibile parlare del mondo spirituale come con qualcuno che ne aveva diretta esperienza". Rudolf Steiner scrive che, tramite lui, conobbe quel "maestro spirituale" sconosciuto dal mondo: un uomo di semplice professione che gli dette profondi impulsi per la sua vita, tra cui anche quello di penetrare a fondo la mentalità materialistico-scientifica del tempo.

Steiner non riusciva a trovare un ponte tra le scienze naturali, come venivano insegnate nelle università, e la visione spirituale che sperimentava nell’intimo della sua anima. Attraverso Karl Julius Schröer, suo professore di storia della letteratura, ebbe occasione di conoscere, per la prima volta, Goethe come poeta. Grazie ai precedenti studi di ottica, botanica e anatomia, effettuati durante il tempo libero, arrivò anche a "scoprire" Goethe come scienziato. A poco a poco crebbe in lui la convinzione che la scienza moderna, negatrice dello spirito, può solamente afferrare ciò che nella natura è morto; mai l’elemento vitale. Egli vide anche come Goethe, nei suoi scritti scientifici, avesse mostrato una via all’indagine dell’organico e quindi anche un ponte tra la natura e lo spirito. Nel 1885, da parte del Prof. J. Kürschner, lo raggiunse l’invito a curare l’edizione delle opere scientifiche di Goethe per la "Letteratura Nazionale Tedesca". L’invito offrì la possibilità al giovane studente di approfondire notevolmente i suoi studi scientifici. Tuttavia dovette proseguire nel suo lavoro pedagogico per guadagnarsi da vivere.

Il suo allievo, che era affetto da idrocefalia, aveva dieci anni, ed era talmente ritardato nel suo sviluppo intellettuale che si dubitava seriamente di poterlo educare. Attraverso un lavoro pieno di dedizione, Rudolf Steiner lo porto così avanti che il ragazzo poté essere accettato al ginnasio, tra compagni della sua stessa età. Diventò poi medico e cadde nella prima guerra mondiale. Dopo aver portato a termine con successo questo delicato e veramente difficile compito, che era durato sei anni, Steiner fu in grado di porre le basi di quella antropologia pratica che sempre di nuovo troveremo nella sua opera (quando ad esempio, creerà una nuova pedagogia). Così racconta Rudolf Steiner: "Allora feci i miei veri e propri studi di fisiologia e di psicologia".

Durante questi anni Rudolf Steiner scoprì che mai il mondo esterno avrebbe potuto dargli quanto egli cercava dal più profondo dell’ anima. Dovette imparare attraverso sforzi interiori a raggiungere in sé stesso l’armonia tra "volere" e "dovere". I continui, spesso profondi rapporti con poeti, filologi, artisti ed altre personalità del mondo della cultura, accrebbero la sua conoscenza degli uomini e di sé stesso. Diventò ancora più consapevole della peculiarità della propria natura animica. "Nei momenti in cui mi isolavo, sentivo sempre di più che solo un mondo mi era familiare: quello spirituale che vedevo in me. Con quel mondo potevo facilmente unirmi. Spesso mi dicevo, seguendo il corso dei miei pensieri, quanto mi fosse stato difficile, durante tutta la mia infanzia e la mia giovinezza, l’accesso al mondo esteriore mediante i sensi". Al contrario, l’attività del pensiero gli era facile; era quello il suo vero e proprio elemento: "...Senza il minimo sforzo, ero in grado di afferrare spiritualmente grandi connessioni scientifiche..." All’archivio di Goethe, le sue non comuni capacità di ricerca venivano incontestabilmente riconosciute. Bisogna pensare alla sua superiorità nell’esperienza spirituale, non ad una sua inferiorità in campo scientifico, quando Rudolf Steiner, con modestia, confessa ne "La mia vita" le difficoltà del proprio lavoro all’archivio: "Ho sempre durato molta fatica ad imprimere nella memoria quei dati che è necessario conoscere nell’ambito della scienza. Dovevo vedere più volte un oggetto per ricordarmi il suo nome, a quale classe esso appartenesse, ecc. ecc. Posso dire che il mondo dei sensi aveva per me carattere d’ombra, di mere immagini che vedevo scorrere davanti alla mia anima, mentre il mio rapporto con lo spirito aveva assolutamente carattere di realtà".

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