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sabato 31 luglio 2010

INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA GNOSI (terza ed ultima parte)


Leggi prima parte
http://andromedawaked.blogspot.com/2010/07/introduzione-allo-studio-della-gnosi_25.html

Leggi seconda parte
http://andromedawaked.blogspot.com/2010/07/introduzione-allo-studio-della-gnosi_29.html



RAPPORTI TRA CRISTIANESIMO E GNOSTICISMO
Dal rapido excursus sulle principali scuole gnostiche possiamo trarre alcune interessanti conclusioni: tutte queste forme di gnosticismo sorte tra Palestina ed Egitto, come risulta evidente, non presentano affatto un dualismo di base raffigurato da due Divinità, l’ una di Luce e l’ altra di Tenebre come, per fare un esempio, il manicheismo, maggiormente influenzato dalla religione iranica.
Ecco perché è possibile distinguere due diverse forme di gnosticismo: l’ una, che Jonas definisce come gnosi iranica , è caratterizzata dalla coesistenza ab origine di due Princìpi in eterna lotta fra di loro, l’ altra, la gnosi siro-alessandrina, ha un unico Dio dal quale attraverso lo sviluppo di Eoni e di Angeli si genera il Demiurgo creatore del mondo e quindi del male (visto che per gli gnostici mondo e male sono quasi sinonimi).
Tale considerazione, che prima di Jonas era stata intravista anche se non precisamente descritta dagli studiosi a lui precedenti, porta alla necessità di chiarire i rapporti tra lo gnosticismo ed il cristianesimo, che nello stesso tempo e negli stessi luoghi stava prendendo forma. “E’ lo gnosticismo un’eresia cristiana, sorta all’ interno delle controversie dottrinali e del dibattito teologico dei primi due secoli, un’ eresia cristiana i cui materiali possono sì provenire, dato il suo impianto sincretistico, dalle più diverse tradizioni religiose, ma il cui spirito affonda le radici nell’ humus dell’ annuncio evangelico? Oppure occorre rifiutare questa maschera che già alcuni eresiologi avevano gettato sul volto di una religione, la cui natura non aveva nulla a che fare con il cristianesimo, le cui origini correvano indipendenti, se non antecedenti, rispetto allo stesso annuncio evangelico che anzi, come sembrava testimoniare il caso del Vangelo di Giovanni, avrebbe potuto esserne influenzato? ” (Filoramo pag.18).
La risposta alla domanda veniva data in vario modo a seconda della provenienza intellettuale dell’ autore: “L’hegeliano Baur, fondatore della scuola esegetica e teologica di Tubinga, vide negli gnostici i primi filosofi della religione cristiana, gli iniziatori di un tipo di riflessione che doveva sfociare nella gnosi del sistema hegeliano” (Filoramo pag. 19). Nel 1886 Harnack poneva invece l’accento sui rapporti cristianesimo – ellenismo come origine dello gnosticismo: “Le concezioni gnostiche rappresentano una secolarizzazione portata al grado estremo, una ellenizzazione radicale e prematura del cristianesimo, con rifiuto del Vecchio Testamento” (Puech pag. 173).
La tesi contraria venne avanzata dalla scuola di Storia delle Religioni di Gottinga che con Bousset e Reitzenstein interpretò lo gnosticismo come “una religione non cristiana di origine orientale che (nel contempo) ha però isterilito in sé i germi vitali di quella lontana ascendenza… I temi mitologici orientali, dal volto celeste dell’ anima alle credenze nella Grande Madre… sono ormai divenuti inerti sopravvivenze” (Filoramo pag. 20). Come scrisse Reitzenstein nel 1926: “La gnosi presuppone non tanto una ellenizzazione, quanto una vasta orientalizzazione del cristianesimo” (Puech ibidem).
Ancora più tardi, nel 1932, Lietzmann confermava questa tesi orientalizzante: “Potremmo aggiungere (alla formulazione di Harnack sopra citata) che la gnosi è una regressione verso le sue origini orientali, una riorientalizzazione parimenti estrema del cristianesimo” (Puech ibidem).
Queste le principali teorie sui rapporti tra gnosi e cristianesimo prima della scoperta della biblioteca gnostica di Nag Hammadi nel dicembre 1945: se prima disponevamo solo di scarsi frammenti originali e di trattati di eresiologi cristiani che parlavano non certo in modo obiettivo dei fondatori delle scuole gnostiche e riportavano brani dei loro trattati adeguatamente vagliati dalle lenti del cristianesimo ufficiale, da allora è finalmente possibile disporre dei testi originali.
Questi hanno in pratica confermato l’esistenza di due forme di gnosticismo: “accanto ad una gnosi che sorge e si afferma sul terreno stesso del cristianesimo e da questo trae alimento, si
delinea chiaramente il volto di una gnosi non cristiana. La zona di confine tra le due è tuttora terreno di aspre contese… E’ anche possibile disegnare con maggior precisione i rapporti di queste zone con gli altri continenti del mondo religioso e culturale antico: con la cultura greco-ellenistica, soprattutto nella sua espressione platonica, col mondo giudaico, con le tradizioni orientali, in particolare di origine iranica” (Filoramo pag. 32).
Nei testi canonici del cristianesimo, nei Vangeli come nelle Lettere di Paolo e degli Apostoli o nell’ Apocalisse, è possibile ritrovare elementi della gnosi; solo per fare un esempio vogliamo qui mettere in evidenza tre temi cardine riscontrabili nei Vangeli canonici:
a) Il Cristo si pone come unico intermediario tra Dio e la creazione: “Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo” (Mt 11, 25-27 e Lc 10, 21-22), che può avere riscontro in Gv 3, 35 (“Il Padre ama il Figlio e gli ha dato ogni cosa in mano”), 10, 15 (“Il Padre mi conosce ed io conosco il Padre”) e 14, 6 (“Nessuno viene al Padre se non per mezzo mio”); è la concezione gnostica del Mediatore, inviato dall’Alto per far ritrovare la via perduta alle anime gnostiche che possono salvarsi, necessario a collegare una Divinità considerata inconoscibile ed una creazione che si oppone alla scoperta dello pneuma nell’uomo: era sentita come indispensabile “una qualche possibilità di mediazione fra l’assoluta trascendenza divina e la natura corrotta del mondo e dell’ uomo” (Filoramo pag. 42).
Questo Intermediario è il Deuteros Theos, immagine speculare del Theos agnostos, il quale compie l’azione del secondo manifestandosi in modo comprensibile agli uomini: “è il Logos dei cristiani, il Nous dei platonici e degli gnostici… il mediatore per antonomasia” (Filoramo pag. 44); il discorso dovrebbe estendersi ai rapporti tra Logos giovanneo e Logos ermetico ma esula dai limiti che qui ci siamo prefissati.
b) Il secondo tema è il “riposo”: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e stanchi, ed io vi darò riposo… voi troverete riposo alle anime vostre” (Mt 11, 28-30): anche se Grant (pag. 164) vi legge soltanto un richiamo a testi giudaici (Eccl 51, 23-27: “Ponete il vostro collo sotto il giogo della Sapienza… vi ho trovato un grande riposo”) in realtà il tema del “riposo” è molto più importante nella dottrina gnostica, in cui significa il compimento del viaggio dello spirito attraverso le sfere ed il suo pervenire alla Divinità. Un frammento dei papiri di Oxyrinco recita: “Chi cerca non desista dal cercare finchè non avrà trovato; quando avrà trovato si stupirà e stupito regnerà e giunto al Regno riposerà”.
c) Grant (pagg. 161 – 164) riconosce solo questi due elementi di carattere gnostico nei Vangeli, anche se in realtà ne sottovaluta la portata volendo a tutta forza inquadrarli nel pensiero giudaico o giudaizzante: ignora completamente la presenza di un terzo e forse più importante elemento, cioè l’“uomo nudo” presente nell’ episodio della cattura del Cristo nel Getsemani, che trova riscontro da una parte in un frammento ritrovato del Vangelo di Marco e dall’altra in un testo gnostico, gli Atti di Giovanni cap 90: “Una volta (il Cristo) prese me, Giacomo e Pietro e ci condusse sul monte Tabor… ci andammo e lo contemplammo pregare ad una certa distanza… mi accostai piano piano fermandomi ad osservarlo di dietro: mi accorsi che non era affatto vestito, era nudo, senza quegli indumenti che prima gli avevamo visto addosso; ma non si presentava proprio come un uomo: i suoi piedi erano più bianchi della neve, tanto che la terra stessa ne era riflessa, e la testa si appoggiava al cielo”.
La presenza di elementi gnostici nel Vangeli canonici, ed elementi di importanza non certo secondaria, consente di aprire la via a considerazioni molto importanti che potrebbero condurre alla definizione di una forma protocristiana di Gnosi (che preferiamo indicare con l’uso della G maiuscola) quale forma elitaria di reintegrazione dell’individuo in Dio, non più mediante la fede ma per conoscenza.
Una ipotesi di studio dell’argomento potrebbe venire così formulata: Esiste una Gnosi cristiana, approfondimento della dottrina della Chiesa ma non differente da essa, trasmessa dal Cristo stesso ai discepoli capaci di penetrare nella realtà del Mistero del Regno; ad essa si accede attraverso tecniche di digiuno e di preghiera per mezzo del Triplice Sacramento di Battesimo – Cresima – Eucarestia; il suo scopo è pervenire alla conoscenza di Dio a faccia a faccia in questa vita attraverso la conoscenza dei mondi angelici divenendo uno con l’Uno.
Di questa nostra ipotesi abbiamo trattato per esteso nel saggio Le vie della Gnosi, nel quale, utilizzando i testi canonici (e sottolineiamo canonici) del cristianesimo ed autori quali Clemente d’Alessandria ed Origene, i grandi sistematizzatori del pensiero gnostico cristiano, abbiamo ritenuto di poter ritrovare non solo lo schema della Gnosi ma anche le tracce delle tecniche iniziatiche e dei luoghi in cui esse venivano effettuate.
E’ giusto che questo articolo termini lasciando la parola a Clemente d’Alessandria, autore dell’unico testo a noi pervenuto in cui sia trattato l’argomento della gnosi cristiana: “Se noi chiamiamo sapienza il Cristo e la sua operazione per mezzo dei profeti, con la quale è possibile istruirsi nella tradizione gnostica, la gnosi sarebbe dunque una sapienza, scienza e comprensione di ciò che è, che sarà e che è stato, solida e sicura in quanto trasmessa dal Figlio di Dio… E’ questa la gnosi che, trasmessa a qualcuno per successione a partire dagli Apostoli mediante una trasmissione non scritta, è pervenuta fino ai nostri giorni” (Strom VI 7, 61, 1 – 3).
E’ nostro dovere, e nostra speranza, che ciò che venne trasmesso non vada definitivamente perduto ma anzi ritorni in qualche modo alla luce.

di Paolo GALIANO
Fonte:www.memphismisraim.it

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