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giovedì 29 luglio 2010

INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA GNOSI (seconda parte)



Leggi la prima parte
http://andromedawaked.blogspot.com/2010/07/introduzione-allo-studio-della-gnosi_25.html

I MAESTRI GNOSTICI
Avendo posto dei punti di riferimento con la definizione di gnosi, sarà utile trattare di alcune delle più importanti scuole, per esaminare il contenuto e le modalità di sviluppo dei principi generali ora esposti. Osserviamo subito che da nessuna scuola ci è pervenuta una qualche sorta di “catechismo” in cui la dottrina del Maestro sia stata esposta in modo accurato e completo, ed inoltre non ostante la ricchezza dei testi riscoperti a Nag Hammadi alla metà dello scorso secolo nessuno di essi porta scritto nel titolo nome e cognome dell’ autore, sì da poterlo attribuire all’una o all’altra scuola (anche se per alcuni di questi, quali il Vangelo di verità e il Vangelo di Filippo, l’attribuzione ai valentiniani è quasi certa – Filoramo pag.29). Dovremo pertanto presentare per ciascuna scuola quelle idee che con il comune consenso degli studiosi sono loro attribuite: tra la infinita congerie di scuole e di sette di cui ci sono pervenuti i nomi (forse in alcuni casi si tratta solo di sinonimi della stessa scuola) tratteremo solo le più importanti, le quali, non a caso, spesso si ricollegano direttamente o indirettamente al cristianesimo che nello stesso periodo di tempo si stava organizzando come dottrina. Non solo in alcune di esse troviamo ripreso il ruolo del Cristo come salvatore disceso dall’Alto, ma in taluni casi, quali quelli di capiscuola come Basilide Valentino e anche Carpocrate, viene dichiarata la discendenza diretta dagli Apostoli: che ciò sia in qualche modo realtà o fictio per reclutare discepoli tra i veri cristiani, in ogni caso in questo troviamo la traccia di rapporti tra protocristianesimo e gnosticismo, di cui tratteremo nell’ ultimo paragrafo.
a) Simon Mago: noto fin dagli Atti degli Apostoli (cap. VIII) come “mago” samaritano contemporaneo di Pietro, di questo caposcuola ci sono pervenute tre diverse versioni della sua teoria, tanto da indurre a pensare a tre personaggi aventi lo stesso nome che abbiano agito in Samaria per un periodo di tempo compreso all’ incirca tra il 50 ed il 100 d. C. Per Simone il Padre di Tutto produsse in qualche modo un Primo Pensiero o Ennoia, che è di sesso femminile e dalla quale sono generati gli Angeli; questi la trattennero sulla terra per invidia del Padre rinchiudendola in corpo umano e costringendola a prostituirsi finchè il Salvatore, in questo caso lo stesso Simone, che nelle successive versioni della dottrina si identifica con lo stesso Padre, non la riconobbe nel corpo di una donna di nome Helena e la sottrasse agli Angeli riportandola nel Cielo superiore, aprendo così la via agli uomini per la loro salvezza. Nelle successive redazioni il mito di Simone si arricchisce di elementi filosofici di origine ellenistica e forse anche ermetica: “Questa Potenza (originaria) è una, separantesi verso l’alto e verso il basso, generatasi da se stessa, madre-padre di se stessa, unità, origine di tutto” (Ventura pag. 15). Lo Spirito ed il Pensiero generati dalla prima potenza a loro volta generano lo Pneuma o Logos, che ordina l’ universo traendolo dal caos e generando a sua volta altre coppie, Voce e Nome, Ragione e Riflessione. Il mondo come noi lo conosciamo attraverso i sensi è stato invece creato da un Demiurgo malvagio, che Simone identifica con il Dio degli Ebrei, e che l’uomo pneumatico deve vincere per liberarsi dalla materia e tornare alla Potenza da cui è disceso, identificandosi o comunque riconoscendo in Simone l’incarnazione di tale Principio.
Come si vede, già in Simone sono presenti tutti gli elementi che abbiamo posto come essenziali nella nostra definizione di gnosi: la Potenza che è al di là del conoscibile e il Pensiero che di questi rappresenta la forma femminile, quindi potenza come possibilità di potenza e potenza in atto; il Demiurgo “invidioso” creatore dell’ universo materiale; il ritorno dello pneumatico alla Prima Potenza grazie all’azione di un Salvatore.
I successori di Simone, in particolare Menandro, proseguirono la speculazione del Maestro arricchendola di elementi sempre più complicati (abitudine comune a tutti gli epigoni dei maestri dello gnosticismo) ma non di identificarono come Simone con la Prima Potenza, scegliendo il ruolo di “annunciatori del messaggio”: si apriva così la via per un recupero del ruolo del Cristo in ambito gnostico.
b) i Naasseni o Ofiti: questa scuola (naas in ebraico equivale al greco ofis, cioè serpente)assume una particolare importanza in quanto la sua dottrina venne probabilmente scambiata da Celso per quella dei cristiani ortodossi; Origene ribatté nel Contra Celsum le accuse dell’autore romano nel suo Alethè logos, consentendoci così non solo di conoscere bene gli Ofiti, ma anche tramandandoci la notizia di un “Diagramma” (Fig. 1) cioè una rappresentazione grafica del loro pensiero, che forse costituiva un vero e proprio mandala di meditazione, analogo a quelli dei cristiani noti come Nazareni (da non confondere con la setta giudaica) che ci sono pervenuti in forma di mosaici pavimentali nelle loro chiese di Nazareth, riportati nel saggio su Le vie della Gnosi già citato.
Il Serpente presenta presso gli Ofiti i caratteri tellurici e negativi di potenza malvagia, e nulla ha a che vedere né con l’Ouroboros ermetico né con la identificazione, fatta dai cristiani, del serpente di bronzo innalzato da Mosè per sanare gli ebrei nel deserto con il Cristo innalzato sulla croce a salvare gli uomini. Negli Ofiti la figura trinitaria è più chiara che non in Simone, dove si ha una Potenza, un Pensiero o Ennoia ed un Logos; il Libro di Baruch, testo principale della scuola, presenta all’ origine tre princìpi: il Padre Buono, Elohim, o Padre di tutto ciò che è creato e Eden, che è metà donna e metà serpente (cioè parte psichica e parte tellurica). Elohim si unisce a Eden e nascono ventiquattro Angeli, dodici spirituali come il Padre e dodici psichici e tellurici come la Madre: ma Elohim, dopo l’ iniziale innamoramento per Eden, sente il bisogno di tornare al Padre Buono e la abbandona, e per vendicarsi Eden scatena i suoi Angeli e ordina al terzo di essi , Naas, di ingannare gli uomini per trattenere sulla terra lo pneuma che Elohim ha dato loro. Per salvare gli uomini Elohim invia come suo messaggero Baruch, che combatte Naas rivelando a Gesù, il figlio di Giuseppe e Maria (quindi semplice uomo), il messaggio di Elohim e la via di salvazione. Caratteristiche del sistema ofitico sono l’ introduzione esplicita di una Triade Padre-Padre Madre e l’utilizzo di concezioni planetarie di provenienza orientale: i dodici Angeli di Eden sono lo Zodiaco, la terra è circondata dalle sette sfere planetarie al disopra delle quali sono posti altri cinque cieli appartenenti all’ambito del Padre Buono; nello spazio che divide i sette cieli inferiori dai cinque superiori è posto a guardia il Grande Serpente, il Leviatano, simbolo di Naas. Lo gnostico per attraversare i primi sette cieli deve prima abbandonare il corpo nella zona sublunare che è detta aura terrestre, una zona tra Terra e Luna posta sotto la sorveglianza dell’Angelo Behemoth, per poi abbandonare la psiche nell’ottavo cielo, il Cielo di Fuoco che è il Paradiso Terrestre, e salire al Padre come pneuma purificato.
c) Basilide: insieme a Valentino e a Carpocrate costituì una sorta di “scuola di Alessandria” a cui la Chiesa contrappose la scuola teologica rappresentata da Panteno, Clemente ed Origene; fu il primo a far entrare in modo evidente nel mondo gnostico, anche se notevolmente adattati alla sua metafisica, concetti propri della religione egiziana: il concetto di Nulla primordiale come principio del tutto e quello dello sperma come materia della creazione, che in ambito greco e poi cristiano diverrà, modificato, il Logos spermatikos. Ambedue i concetti derivano quasi certamente dalla teologia eliopolitana: il Nulla, un Ente che è pura Potenza, e il Dio che da esso si autogenera sono confrontabili con il Nun, l’Oceano Primordiale da cui nasce Râ, così come la creazione mediante lo sperma della Divinità sembra derivare dall’ analogo atto creatore di Ra avvenuto tramite masturbazione.
Da questo Nulla basilidiano si genera da se stesso il germe del tutto, il Dio incomprensibile, che pone nel caos primordiale il suo seme: da questo sperma divino nascono, senza intervento di alcuna divinità femminile (queste sono del tutto assenti nella gnosi basilidiana) tre Filialità: la prima, fatta di materia sottile e di puro pneuma, ritorna al Padre, la seconda, opaca ma fornita dello pneuma, riesce a salire al cielo immediatamente sottostante, ma deve abbandonare la sua parte pneumatica nel cielo inferiore, la terza, più pesante e necessaria di purificazione, rimane imprigionata nel seme cosmico rimasto.
Da questo seme si genera il Grande Arconte, il quale crede di essere egli stesso Dio e crea il mondo etereo che è l’ottavo cielo delle stelle fisse, divenendo Signore dell’Ogdoade.
Successivamente lo sperma residuo genera un altro Arconte, il quale, credendosi anch’egli Dio, crea i sette cieli planetari e quindi anche la terra, e prende il nome di Signore della Ebdomade. Ambedue gli Arconti creano non per invidia, come nella gnosi ofitica, ma per ignoranza della loro dipendenza dal Dio inconoscibile. Lo spazio al disotto dell’ottava sfera o cielo viene da
Basilide riempito da angeli minori, portando così a 365 il numero totale dei cieli.
La Terza Filialità rimane imprigionata nel mondo terrestre: solo quando essa potrà risalire al di sopra dell’ ottavo cielo e riprendere il posto che le è proprio sotto la Seconda Filialità, cioè quando tutto lo sperma creatore sarà completamente reintegrato nel Dio, nascerà l’ armonia e cesserà la sofferenza del cosmo.
Per realizzare ciò, il Grande Arconte, venuto a conoscenza del suo errore di credersi il solo Dio, invia sulla terra il Cristo, il quale con la sua passione (apparente e non reale come nella dottrina cristiana) ritorna alla Prima Filialità indicando alla Terza Filialità la via da seguire.
Come si ottiene questo? L’errore dei due Arconti era stato voler creare per ignoranza con la loro potenza, costruendo così un mondo imperfetto: per non ripetere lo stesso errore l’uomo non deve generare con il suo sperma, ma non può nemmeno trattenerlo perché lo sperma contiene la forza vitale che è la Terza Filialità, da cui la necessità di liberarsi dallo sperma ma senza l’intento tracotante di volere creare come un Dio. E’ chiaro che una simile teoria non poteva che attirare le accuse più ignominiose su Basilide ed i suoi seguaci, anche perché vi furono epigoni che portarono alla più totale degenerazione il pensiero del maestro, approdando ad uno sfrenato libertinismo e ad usanze sessuali quali quelle dei Barbelognostici. Un’ultima notazione prima di chiudere il discorso su Basilide: è alla sua ghematria che dobbiamo l’origine dell’Abraxas (o, secondo la Encyclopedia catholica, Abrasax), l’Angelo a capo dei 365 cieli e quindi da identificare con il Grande Arconte dell’ottavo cielo. Abraxas , secondo la ghematria, dà 365, il numero dei cieli che è anche il numero dei giorni dell’ anno, a significare che è Signore del Tempo; è inoltre lo stesso numero del nome Meitras, nome dato dai greci a Mithra, divinità uranica cui compete il ruolo di creatore del cosmo (in questo caso mediante il sacrificio del toro) analogamente al Grande Arconte: Abraxas è quindi il compendio delle sette sfere planetarie come sette sono le lettere del suo nome e sette le stelle sovente raffigurate sulle così dette “gemme gnostiche”.
d) Carpocrate: il fondatore di questa scuola sarebbe stato Epifanio di Alessandria, il quale asseriva di avere ricevuto gli insegnamenti gnostici dal padre Carpocrate; quest’ultimo potrebbe essere identificato con Harpocrates, dio solare della tarda religione egiziana, figlio di Iside e di Osiride e, come la madre, “specialista” in magia. In effetti i carpocraziani, a quanto riferiscono gli autori cristiani, facevano largo uso di pratiche magiche, ma due sono le loro caratteristiche che più ci interessano (a prescindere dal fatto che ben poco ci è giunto della loro dottrina). In primo luogo essi, riprendendo in certo qual modo le idee di Basilide, vedono nella sessualità il mezzo, o uno dei mezzi, per sfuggire al Principe di questo mondo; a differenza di Basilide, però, la spiegazione è data su basi ben diverse: poiché il Dio buono ha dato tutto a tutti in egual modo, vietare l’uso di proprietà altrui costituisce una negazione della volontà del Creatore, quindi precetti come “non fornicare”, “non desiderare la roba d’ altri” e soprattutto “non desiderare la donna d’ altri” sono la causa dell’imprigionamento dello pneuma nella materia. Il Dio che ha fatto tali leggi è un Dio malvagio, che i carpocraziani identificano con il Dio del Vecchio Testamento. Essi appoggiavano la loro escatologia alla parabola evangelica che invita a comporre il dissidio evitando di andare in giudizio (Luca XII 58 – 59 e Matteo V 25 – 26): l’avversario che porta in giudizio chi non ha assolto il suo debito è l’Arconte, e chi deve saldare il suo debito è lo gnostico. Da quanto detto si desume come i carpocraziani si rifacessero alla teoria della trasmigrazione delle anime, perché erano necessarie molte vite per sperimentare tutte le possibili violazioni delle leggi arcontiche: Ventura mette in evidenza il rapporto tra questa dottrina e quella attribuita ad Empedocle: “Fui fanciullo, ragazza, pianta, uccello, pesce” (pag. 79). Entrano così con Carpocrate nell’ambito gnostico i concetti di trasmigrazione delle anime e di comunismo, poiché essi mettevano tutto in comune per seguire la legge di Giustizia del vero Padre, ed in particolare comuni erano le donne per gli uomini e, viceversa, gli uomini per le donne. Da qui alla degenerazione in puro e semplice libertinismo il passo deve essere stato breve. Quello che per noi riveste invece il maggiore interesse è un altro aspetto della storia di questa scuola: a differenza delle altre, per le quali non ci sono pervenute che testimonianze indirette, i carpocraziani avevano tra i loro testi un Vangelo di Marco del quale facevano uso mescolandolo, come dice Clemente d’ Alessandria, “a dottrine blasfeme”, probabilmente per attrarre a loro i cristiani di Alessandria, la cui comunità era stata fondata proprio da Marco. La testimonianza di Clemente ci è pervenuta in modo assolutamente casuale, grazie al ritrovamento di un frammento di cui abbiamo trattato in altro lavoro, ma è fondamentale per delineare gli stretti rapporti che in Alessandria, come probabilmente in Palestina e a Roma, si erano venuti creando fra gnosticismo e cristianesimo.
e) Valentino: anch’ egli, come Basilide e Carpocrate, agì nell’ ambiente di Alessandria e probabilmente nello stesso periodo di tempo (non disponiamo di dati cronologici certi per nessun autore gnostico), ma a differenza di essi fu ben lontano dall’indirizzarsi verso forme teologiche estreme quali quelle libertine e comuniste dei suoi contemporanei. Egli (poco ci è rimasto di -quasi– sicuramente suo) e i suoi successori, Tolomeo e Marco, hanno rappresentato forse la scuola gnostica più vicina alla dottrina ufficiale della Chiesa, come ci testimonia uno scritto di Tolomeo giuntoci integrale grazie ad Ireneo di Lione, la Lettera a Flora, in cui si fa largo uso di citazioni tratte dai Vangeli canonici (indiretta conferma del fatto che Carpocrate potesse avere effettivamente utilizzato quello di Marco).
La teogonia e la cosmogonia valentiniane sono estremamente complicate e sarà necessario riassumerle nel modo più breve possibile.
Al principio di tutto vi è un Nulla ingenerato chiamato Propator ed in lui esiste il suo Pensiero che è Charis (se il Pensiero femminile ricorda l’Ennoia di Simone, il Nulla è invece affine a quello di Basilide): da essi nasce Nous che è il Padre di tutto l’esistente. Per successive generazioni si crea la Ogdoade, costituita da quattro coppie, ognuna formata da un Eone maschile ed il suo Pensiero che è femminile, dalla quale si genera in modo analogo una Decade di cinque coppie, che a loro volta generano una Dodecade di sei coppie: il totale dei trenta Eoni costituisce il Pleroma spirituale.
Uno degli Eoni della Dodecade, Sophia, viene colta dalla passione divorante di conoscere il Primo Ente, per cui la Dodecade caccia in basso la parte passionale di Sophia, chiamata Achamoth, che porta così in essere la materia ed il mondo.
Per riportare nell’ ordine l’equilibrio infranto da Sophia, il Secondo Eone, Nous, genera una coppia: Christos e Pneuma Agion (cioè lo Spirito Santo, che nella tradizione gnostica è femminile perché connesso al ruach, lo spirito di Dio che aleggia sulle acque del Genesi, che in ebraico è femminile). L’azione benefica di questa coppia ristabilisce l’equilibrio nel Pleroma che, divenuto un essere unico, genera Gesù il Salvatore, l’Eone il quale si dovrà incarnare nell’uomo Gesù nell’atto del battesimo e lasciarlo prima della morte in croce per recuperare la parte di Sophia aduta in basso.
Intanto Sophia ha generato il Demiurgo, che, credendosi il Dio unico (come il Grande Arconte di Basilide), a sua volta ha creato le sette sfere o cieli planetari e tutto ciò che è psichico e fisico (lo pneuma esiste solo nel Pleroma) ed, in particolare, l’uomo. La Madre, però, deposita segretamente nell’ uomo lo pneuma, che il Demiurgo non può comprendere perché venuto in essere in un cielo inferiore a quello degli Eoni (Jonas pag. 211). Come in Basilide, troviamo gli elementi “ignoranza” e “presunzione” a caratterizzare la creazione del Demiurgo, ma nella gnosi valentiniana il Salvatore non viene dallo stesso Demiurgo, come in Basilide, bensì dagli Eoni del Pleroma.
Quando alla fine tutto lo pneuma presente nel mondo sarà stato purificato dalla gnosi, la Madre-Sophia e gli spiriti degli uomini potranno entrare nel Pleroma, ove sarà allestita la camera nuziale per il matrimonio di Gesù e di Sophia: con ciò la violazione originaria sarà sanata e la Pienezza del Pleroma reintegrata nella sua unità. Su questo si basa il principale sacramento dei valentiniani, cioè il Matrimonio, la cui figurazione sacramentale era il “bacio”: ma le considerazioni che potremmo fare su tale argomento esulano dall’ambito che ci siamo proposti.(continua)

di Paolo GALIANO
Fonte:www.memphismisraim.it

terza ed ultima parte
http://andromedawaked.blogspot.com/2010/07/introduzione-allo-studio-della-gnosi_31.html

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