Migliora l'attenzione, l'autocontrollo e l'empatia. E forse rallenta l'invecchiamento. Lo spiega a Wired.it (con molta cautela) il neuroscienziato Clifford Saron, a Genova per il Festival della Scienza
di Gabriele De Palma
Si possono misurare gli effetti della meditazione sull'essere umano? È questa la domanda che si sono posti i ricercatori che hanno ideato e condotto il Shamatha Project , uno studio che ha l'ambizione di descrivere quel che succede a chi si sottopone a una pratica costante di meditazione. In questo caso la tecnica è quella particolare del Samatha buddista (solo una delle varie tecniche esistenti ), che consiste prevalentemente nel migliorare l'attenzione.
di Gabriele De Palma
Si possono misurare gli effetti della meditazione sull'essere umano? È questa la domanda che si sono posti i ricercatori che hanno ideato e condotto il Shamatha Project , uno studio che ha l'ambizione di descrivere quel che succede a chi si sottopone a una pratica costante di meditazione. In questo caso la tecnica è quella particolare del Samatha buddista (solo una delle varie tecniche esistenti ), che consiste prevalentemente nel migliorare l'attenzione.
“Il primo equivoco che devo sbrogliare quando parlo del progetto è che la meditazione equivalga a non pensare a nulla, a svuotare la mente, mentre i precetti di chi pratica Samatha sono esattamente l'opposto”, spiega Clifford Saron, professore all' università della California Davis. Il Shamatha Project, avviato nel 2007, ha origini lontane nel tempo, e precisamente quando Saron nel 1990 si trova in India a Dharmsala, nella capitale dei tibetani fuggiti da Lhasa, insieme ad altri neuroscienziati come Francisco Varela e Richard J. Davidson e a un esperto di buddismo (divenuto anche monaco) Alan Wallace.