Il mondo del mistero da sempre affascina l’uomo. Fin dalla notte dei tempi ha sempre desiderato dare una spiegazione razionale a ciò che di razionale aveva ben poco. Nel XX secolo la caccia al mistero con tutte le sue sfaccettature ha attirato un pubblico di appassionati e di curiosi sempre maggiore con centinaia di libri e di riviste dedicati a queste tematiche. Parlare del mistero non si concentra soltanto sul dato antropocentrico in sé quanto piuttosto sui meccanismi “ignoti” della natura.
Cosa provoca determinati fenomeni atmosferici? Perché si parla di universi paralleli? Come sono nati realmente la vita e l’universo? Gli animali hanno qualche particolare percezione che li guida durante la vita?
Venne il turno dei vegetali come protagonisti del mistero e del mondo del paranormale, un caso decisamente singolare anche se decisamente poco conosciuto. Sebbene la teoria che i vegetali, le piante avessero qualche barlume di coscienza ci giunge già da Aristotele e soprattutto dall’Oriente come proiezione della vita e dell’universo (il concetto di giardino zen) è solo negli anni sessanta del XX secolo che si scopre come le piante hanno una percezione sottile e possono reagire con l’ambiente circostante tramite segnali.
Nel 1966 un certo Backster dell’FBI newyorkese, massimo esperto all’epoca della macchina della verità, decise di applicare gli elettrodi dell’oggetto alla pianta presente nel suo ufficio, la Dracaena massangeana, per vedere cosa sarebbe successo nel momento in cui uno stimolo esterno avesse investito la pianta. Versando qualche goccia d’acqua sulle foglie notò come il galvanometro della macchina registrò un segnale. Non c’era dubbio la pianta aveva reagito allo stimolo esterno e se ciò era possibile allora significava che le piante avevano qualche sorta di personalità e quindi che fossero in un certo senso animate anche se non nel senso ortodosso del termine.