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martedì 31 maggio 2011

IL POTERE DEL CANTO di Francesca Romano





Ancora oggi restano aperti i dibattiti circa l’origine del canto, ossia se l’uomo abbia iniziato prima a parlare o a cantare o viceversa. L’età dell’uomo si misura in milioni di anni ma le prove storiche sono riferite ad appena cinquemila anni, perciò si sono fatte tante supposizioni e tante congetture.
Il linguaggio segue le tradizioni di un popolo e spesso è comprensibile anche al di fuori delle parole. Lo scambio tra parole e suoni strumentali può articolarsi in tre fasi: vocale-strumentale-vocale. In Africa avviene che le parole di un messaggio siano prima tradotte nei battiti del linguaggio del tamburo che, però, in assenza dello strumento viene urlato. Nella liturgia indiana abbiamo l’esempio delle cantilene vediche in cui il passaggio dal linguaggio al canto e poi di nuovo al linguaggio è così continuo che è impossibile tracciare una linea di demarcazione ben definita. Dunque paesi e culture diversi raccontano esempi interessanti ma nessuno svela l’arcano!



Dai nostri avi attraverso miti e riti, ci è stato tramandato il grande potere del canto. Significativo il mito greco di Orfeo che sottolinea l’importanza spirituale del canto per l’uomo. Il suo canto, accompagnato dalla lira, pare avesse un tale potere che gli uccelli gli volavano intorno, i pesci uscivano dall’acqua per ascoltarlo, vento e temporali tacevano, gli alberi e le pietre lo seguivano. Tigri e leoni sedevano accanto alle pecore e i lupi accanto a cervi e caprioli. Tutto ciò per indicare l’energia spirituale che supera il pensiero razionale e che noi possiamo sviluppare con il canto. Infatti il bisogno dell’uomo di congiungersi al soprannaturale come estensione della sua natura umana, faceva sì che nell’invocazione esprimesse uguale estensione vocale intonando la propria voce quasi fosse un ponte per raggiungere la divinità. Più lunga era la distanza emotiva più profonda era l’energia dell’invocazione. Oggi il progresso e le malattie minacciano di soffocare la vita stessa. Il ritmo frenetico della vita moderna non consente di fermarsi, di “prendere tempo”, inibendo l’ascolto. Il blocco psicofisico che ne deriva distrugge la fiducia che la propria invocazione venga ascoltata. Inibizione psicologica, blocco vocale, disagio fisico.
Come può il canto essere una strada da percorrere per il benessere dell’individuo?
Sull’importanza che il canto può avere per lo sviluppo della personalità e la capacità di affrontare la vita nell’età adulta, la ricerca è ancora agli inizi. Forse è un fattore molto più rilevante di quanto pensiamo.
L’esperienza della voce ha inizio nella primissima infanzia: con il suo pianto il neonato può modificare il mondo che lo circonda. È sufficiente che faccia sentire la sua voce che, magicamente, si trasforma completamente in suono. In questa fase della vita la voce è la chiave per ottenere gioie e soddisfare bisogni. Un modello psichico che riguarda la fiducia nei confronti del mondo e che riappare da adulti quando ci si abbandona fiduciosi ai sentimenti. La mancanza di fiducia nella vita di molte persone potrebbe avere origine proprio dal non aver sperimentato il legame fondamentale con il canto e la propria voce.
Dagli studi più recenti condotti da cantanti, otorinolaringoiatri,fisiologi,ricercatori, è emerso che il canto carica di energia il cervello, energia intesa come stimolazione, sollecitazione di processi cellulari. Nel canto lo strumento è il corpo e le corde vocali lo fanno risuonare. Nasce l’attenzione al corpo che risuona, vibra, respira, si rilassa perché il circuito orecchio-cervello-voce entri in funzione. È stato studiato l’orecchio quale incredibile e complesso sistema, organo fondamentale per il canto e il linguaggio. E sono state osservate e analizzate le correlazioni fra canto e psiche, cosa accade alla mente quando il corpo canta….
E tutti possono cantare per gli stessi principi secondo i quali possiamo parlare. È stato anche scoperto che la “stonatura” non esiste, nel senso che ricorre molto raramente e per problemi di udito causati da un orecchio non sano.
Dunque tanto è stato studiato, scritto, detto sul canto come atto istintivo dell’uomo e come espressione artistica.
La mia personale ricerca sul canto e sulla voce ha inizio quando ho creduto di aver perduto il canto stesso, la mia naturale e spontanea voglia di esprimermi ed esibirmi cantando (dimenticavo…sono cantante lirica!).
“Ho creduto…” fa riferimento al mio personale ascolto interrotto. Ad un tratto l’ascolto della mia voce non corrispondeva all’ascolto che gli altri avevano della stessa. E questa non continuità di vibrazioni fra me e gli altri ha portato man mano a non farmi riconoscere la mia voce e ad utilizzarla in modo non più spontaneo e naturale fino a perdere il desiderio di cantare.
Ma la vita concede sempre di chiudere i propri “cerchi” e così è accaduto che mi rimettessi davanti al mio pianoforte con l’irrefrenabile impulso di scoprire le cause della mia confusione.
Ha avuto inizio un viaggio affascinante che dura tuttora e che mi ha portato ad osservare il grande potere della voce e gli effetti benefici della voce che canta.
Poi quasi per gioco (come spesso accadono le svolte importanti) ho lavorato con amici che mi chiedevano di voler cantare, altri volevano sapere se erano stonati, altri ancora volevano modulare la voce per utilizzarla meglio in pubblico, e ancora altri volevano scoprire cos’è il canto…….e mi sono ritrovata ad imparare tante più cose. Qualcuno disse che “insegnare è imparare due volte” ed io ho imparato quanto il canto possa essere autoterapeutico, quanto può, da solo, condurre verso percorsi di autoconoscenza e autoguarigione. Ho osservato stati di ansia che diminuiscono, stati di panico che si superano, stati di asma che svaniscono. E poi l’emotività che si affronta, con la timidezza, le paure, le inibizioni.
Si ha sempre paura di parlare di terapia e non vorrei si pensasse al canto come alla panacea di tutti i mali, ma se si vuole, si può usare la parola therapeia, ricorrendo alla sua etimologia, ossia “prendersi cura…di” ed allora il mio canto può brillare di un più profondo significato: ci si può prendere cura della propria voce e scoprire che ci si sta prendendo cura di se stessi!!

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