PLA è la sigla che identifica l’Acido Polilattico, una sostanza perfettamente biodegradabile e naturale che si ottiene dal destrosio, che è a sua volta uno zucchero ricavato dall’amido delle piante.
L’Acido Polilattico ha un aspetto esteriore praticamente uguale a quello della plastica e può essere modellato in lamine, fibre o sfere, a piacimento. Se ne possono, dunque, ricavare delle bottiglie e totalmente biodegradabili e lo stesso materiale può essere impiegato per le etichette.
L’unica parte che si deve ancora realizzare nel Classico Polietilene, la vecchia plastica, è il tappo poiché deve presentare una maggiore resistenza alla deformazione.
Questa nuova bottiglia, già impiegata per le acque minerali “Sant’Anna”, viene decomposta dai batteri del compostaggio in 90 giorni, quindi, come rifiuto non dovrebbe più essere conferita fra le plastiche, ma nel comparto dell’umido e, se anche finisse nelle acque del mare, i batteri marini se la mangerebbero in soli 3 mesi. Se poi fosse bruciato, il PLA non emette fumi tossici.
Un’unica controindicazione: durante il processo di degradazione da parte dei batteri viene emesso metano, uno dei principali gas serra.
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