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martedì 22 giugno 2010

VEGETARIANESIMO-Una Scelta Spirituale di Annalisa e Giampiero Cara (ParteII)



                                    I motivi dello spirito

Da sempre, i più grandi saggi e illuminati della storia raccomandano a chi segue un cammino di evoluzione interiore di non mangiare carne. Vediamo perché.

Uno dei pilastri comuni a tutte le grandi religioni della Terra è rappresentato dalla compassione verso ogni essere vivente, da cui consegue il divieto di uccidere. In effetti, nella religione cristiana, il celebre quinto comandamento non pone limiti in questo senso: non dice "Non uccidere gli esseri umani".

Anzi, in realtà, la sua traduzione letterale dall'ebraico equivale a "Non commettere alcun genere di uccisione". Questo perché il Cristianesimo -- come il Buddhismo, l'Induismo, l'Islamismo e l'Ebraismo -- è una religione che, alle origini, faceva del vegetarianesimo uno dei fondamenti della sua dottrina.

Certo, ormai la maggior parte dei sacerdoti di queste religioni (tranne il Buddhismo e l'Induismo) tollera se non addirittura incoraggia l'uccisione di animali e il consumo delle loro carni.





 Ma forse è il caso di riflettere su quanto disse il Buddha nel Dhammapada: "In futuro, alcuni sciocchi sosterranno che io ho dato il permesso di mangiare carne, e che io stesso ne ho mangiata, ma io non ho permesso a nessuno di mangiare carne, non lo permetterò ora, non lo permetterò in alcuna forma, in alcun modo e in alcun luogo. E' incondizionatamente proibito a tutti".



Abbiamo già accennato al motivo di tanta severità: "Mangiare la carne", spiegava ancora il Buddha, "spegne il seme della grande compassione". Pertanto, se si desidera avvicinarsi a Dio, che è compassione e amore perfetti, non si può non coltivare in sé questi sentimenti. E aggiunge il Buddha: "E' per sfuggire alle sofferenze della vita e per raggiungere la perfezione mistica che si pratica la meditazione.

Ma perché infliggere sofferenza agli altri, quando noi stessi cerchiamo di evitarla? Se non riuscirete a controllare la mente in modo da aborrire anche solo il pensiero di un atto brutale e dell'uccidere, non sarete mai in grado di sfuggire ai legami della vita di questo mondo. Come può colui che cerca, che spera di imparare a liberare gli altri, vivere della carne di esseri senzienti?"

Anche nei Veda, i testi sacri dell'Induismo, si possono leggere migliaia di ingiunzioni a non consumare carne, perché "si diventa degni della salvezza quando non si uccide alcun essere vivente". E non solo non lo si uccide, ma non lo si mangia neppure. Infatti, nei Veda si sostiene che è necessario astenersi dall'ingerire qualsiasi genere di carne, perché tale cibo implica sempre l'atto di uccidere e crea legami karmici. "Chi uccide gli animali", concludono impietosamente i Veda, "non può provare piacere nel messaggio della verità assoluta".

Secondo i Veda, insomma, l'uomo dovrebbe scorgere lo stesso principio della vita in tutti gli esseri viventi. E infatti, questi testi sacri descrivono incarnazioni di Dio in varie forme non umane, tra cui il pesce , il cavallo, la tartaruga, il cinghiale.

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