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lunedì 21 gennaio 2013

IL LATO MASCHILE DELLE ACQUE di Roberto Lucchetta





Questo studio può iniziare, sul filo della memoria collettiva, dal mito di Danae, figlia di Acrisio, re d’Argo e madre di Perseo, il leggendario uccisore della Gorgonie.
Vediamo questo mito in dettaglio, cercheremo dopo di focalizzare l’attenzione sulla simbologia che parla, essenzialmente, delle nozze mistiche tra cielo e terra e della fertilità che ne consegue.
Acrisio, re d’Argo, è padre di una sola figlia, Danae. Desiderando di avere dei figli maschi, o almeno uno, affinché la sua successione fosse assicurata, si reca ad interrogare l’oracolo di Delfi. L’oracolo gli risponde che egli avrebbe avuto una sola figlia e che questa avrebbe generato la causa della sua rovina. Per evitare il fato, il re decide di rinchiudere la figlia in un camera sotterranea, dove nessuno avrebbe potuto raggiungerla. Ma Zeus si era invaghito della prigioniera e aveva deciso di averla. Il solo modo di unirsi a lei era quello di penetrare nella sua prigione, il dio attua uno stratagemma e si trasforma in una pioggia d’oro che penetra, attraverso una fessura, nella cella della prigioniera. Danae raccoglie questa pioggia nella veste e resta incinta di Perseo.



Perché proprio nella veste? Abbiamo detto che questo mito parla dell’unioni sacra tra cielo e terra e della fertilità che ne deriva se il cielo scende sulla terra in forma di acqua fecondante.
La terra da coltivare si articola secondo due dimensioni. Una, la più superficiale, è quella orizzontale, la più apparente ma non la più determinante per la sua fertilità. Questa dimensione pur preservando vari aspetti, che l’avvolgono come una veste, quali il marrone delle zolle che attendono il seme e la pioggia, quello verdeggiante delle messe che hanno attecchito e quello dorato della maturazione, dipende dall’altra dimensione della terra: quella verticale, la più profonda. È infatti lì che tutti i processi che portano ad un buon raccolto si compiono.
Il processo che avviene in profondità non sarebbe però possibile se la terra non accogliesse nel suo strato più superficiale la pioggia fecondante, onde permettere di penetrare nelle sue profondità ove tutto prende inizio.
Così avviene con la veste di Danae, che raccoglie la pioggia divina che deve fecondarla nella sua veste. Da lì essa potrà iniziare la sua discesa verso il profondo, ove potrà attecchire e germogliare.
Il rapporto terra ricettiva – acqua iranica, in cui la pioggia è intesa come elemento fecondante, che in questo mito è espresso in forma personalizzata, è un’immagine molto diffusa che ritroviamo, ad esempio, in molte religioni.
Nella mitologia Dogonica, l’acqua si unisce alla terra per generare con lei gli eroi gemelli.
Il Nilo era un dio per gli Egizi, che lo consideravano come dispensatore di fertilità quando. Straripando, veniva a rendere ricca la terra. Altrettanto avveniva nell’antica Mesopotamia (il cui etimo significa appunto “terra tra due fiumi”) per opera del tigri e dell’Eufrate.
Secondo la Bibbia i fiumi, così come la pioggia e la rugiada, quali mezzi di fertilizzazione della terra, sono espressione diretta della benevolenza di Jahvè. Dio viene paragonato anche alla piogia di primavera, alla rugiada che fa crescere i fiori.
Il mito di Danae può però essere letto anche ad un livello diverso da quello dei riti di fertilità. La pioggia celeste che la penetra e la rende madre di Perseo, è il primo atto di una storia che illustra chiaramente il ciclo dell’eroe che, rigenerandosi, nella sua lotta contro il drago, spezza l’ordine preesistente per crearne uno nuovo in cui la coscienza raggiunge la sua piena espressione.
Perseo, come tutti gli eroi, ha un padre divino ed un padre terrestre. Anzi, lui ne ha addirittura due, Acrisio e Polidette che lo manda a combattere contro la Gorgone. La Gorgone, Medusa, non può essere guardata in faccia perché il suo sguardo ha il potere di pietrificare l’uomo sul quale esso si posa. E Perseo la uccise facendo guardare la sua immagine riflessa nello scudo.
Ed ecco il nuovo ordine di coscienza, qui l’eroe uccide consapevolmente il mostro (a differenza di Edipo, eroe e vittima inconsapevole del suo fato) riflettendone l’immagine.
La riflessione è uno degli aspetti più pregnanti della coscienza umana. Essa consiste nell’aver coscienza di avere coscienza.
L’acqua che come sperma crea una nuova vita, dando e ampliando la coscienza, è presente anche nella Bibbia. “L’acqua zampillerà nel deserto” è una frase che può essere letta a vari livelli, infatti l’acqua può fare di una terra sterile una terra ubertosa, così l’acqua della saggezza può fecondare l’anima.
Saggio, viene detto, è chi ha l’acqua nel suo cuore e la lascia fluire all’esterno affinché la sua saggezza venga a contatto con gli altri e, in un certo senso, lo fecondi.
Infine, nelle credenze Dogoniche ed in quelle barbare, esiste una parola umida che è verbo generatore e che comporta la creazione.

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