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mercoledì 20 marzo 2013

Significato simbolico delle figure geometriche. Cerchio, quadrato, triangolo, piramide, punto Fonte: Mitiemisteri * IL CERCHIO


IL CERCHIO
Il cerchio rappresenta la perfezione, la compiutezza, l’unione, ciò che non ha rottura e cesura. Emblema tradizionale di ciò che non ha inizio né fine, formato da una linea unica le cui estremità si ricongiungono per annullarsi l’una nell’altra. Il cerchio rappresenta lo stato della sostanza primordiale, impalpabile e trasparente, uniforme ed indifferenziata. Infatti il cerchio sprovvisto di angoli e di spigoli simboleggia l’armonia, che grazie all’assenza di opposizioni, come l’alto e il basso, ecc., traduce l’indifferenziato in un’uguaglianza di principi. È il simbolo dello spirito e dell’immaterialità dell’anima. Il simbolismo del cerchio é duplice, sia magico sia celeste. Il cerchio come cielo rappresenta la dimensione intellettuale e spirituale. Infatti nella sua opposizione al quadrato, il cerchio incarna il cielo in rapporto alla terra, a tutto ciò che è materiale. Il cerchio come cielo è collegato al il ciclo perenne della vita. Questo concetto è ben espresso dalla circonferenza, figura geometrica nella quale non è dato distinguere il principio dalla fine, simbolo dell'eternità e quindi di perfezione. Il movimento circolare, che è anche quello del cielo, è perfetto, immutabile, senza inizio né fine, né variazione; questo fa si che esso possa rappresentare il tempo, il quale, a sua volta, può essere definito come una successione continua e invariabile di istanti tutti identici gli uni agli altri, e da qui il concetto di ciclicità. La circonferenza determina anche un limite separatore tra la superficie interna definita e quella esterna infinita. Il simbolismo del cerchio è strettamente legato a quello del centro, in relazione all’unità primordiale. È il luogo sacro dove si concentrano tutte le energie materiali e spirituali.
Di questa circonferenza, i quattro elementi sono i raggi; il centro, che è anche punto centrale della croce, è il punto dal quale i raggi si dipartono ma al qual peraltro convergono, simbolo quindi del Principio da cui tutto trae origine e cui tutto ritorna. Presso i popoli primitivi la circonferenza con il punto centrale è ancora la raffigurazione del sole, il cui calore è associato all'amore, e la luce alla bellezza e alla verità. Il cerchio, come cerchio magico o sfera, è un tempio ben definito, pur non essendo uno spazio fisico. Il cerchio magico ha origini antiche. Alcune sue forme erano utilizzate nell'antica magia babilonese. Anche i maghi cerimoniali del medioevo e del rinascimento le utilizzavano. I cerchi magici venivano usati dai maghi nelle cerimonie per proteggersi dalle forze evocate. Nel mondo celtico, il cerchio ha una funzione e un valore magico. Il cerchio simbolizza dunque un limite magico invalicabile. Per i popoli nomadi il Santuario per la divinità era concepito circolare, come la loro tenda. Per delimitare il Santuario essi fissavano un bastone nel terreno e concepivano il bastone come asse del mondo ed ogni punto della superficie terrestre era concepito corrispondente a tale asse. Con un filo legato al bastone ruotando formavano il cerchio, trasfigurazione del cielo e del cosmo.

IL QUADRATO
Figura geometrica con quattro lati. La struttura quadrangolare rappresenta la squadratura della materia, ovvero la regolarizzazione di quanto per sua natura sarebbe rimasto informe e caotico.


 Il quadrato (come il Rettangolo o Quadrilungo, che ne costituisce una variante simbolica) è simbolo di definizione e di delimitazione. Esso rappresenta il modello del recinto sacro (Tempio), fondamento della congiunzione dei quattro simbolici punti cardinali, nonché sulla simmetria dei lati opposti. Se il cerchio è perfetto, il quadrato è giusto, tanto da essere stato adottato dai pitagorici quale simbolo della giustizia; rappresenta quindi la Legge, come normatività interiore, codice esteriore ed ordine concettuale. Il quadrato è il simbolo della terra, in opposizione al cielo, simboleggiato dal cerchio; ma è anche, ad un altro livello, il simbolo dell'universo creato (terra e cielo), in opposizione al non-creato e al creatore, quindi è l'antitesi del trascendente. Il quadrato è una figura antidinamica, ancorata sui quattro lati, rappresenta l'arresto o l'istante isolato. Il quadrato implica un’idea di stagnazione e di solidificazione e di stabilizzazione. Mentre il movimento scorrevole è circolare e rotondo (circonferenza), l'arresto e la stabilità sono associati a figure angolose, con linee dure e a sbalzi. La simbologia del quadrato e quella del numero quattro sono spesso associate. I pitagorici facevano della tetraktys e anche del quadrato di quattro, cioè sedici, la base della loro dottrina. In riferimento alla Tetractys pitagorica si osserva che il quadrato è sempre dovunque considerato il numero della manifestazione Universale nel concetto del quadrato Perfetto; la formula Pitagorica 1+2+3+4=10 è la circolatura del quadrante e l'inverso 10=1+2+3+4 esprime numericamente la divisione quaternaria del cerchio, cioè il problema ermetico della quadratura del cerchio concepibile come massima perfezione umana. Il numero quattro è dunque, in certo modo, il numero della perfezione divina; più in generale, è il numero dello sviluppo completo della manifestazione, il simbolo del mondo stabilizzato. Questo sviluppo si effettua, partendo dal centro immobile, secondo la croce nelle direzioni cardinali che, nel quadrato, è l'espressione dinamica del quattro. La manifestazione solidificata viene espressa dal solo quadrato, il cui sviluppo va di pari passo a quello delle civiltà sedentarie. Il cerchio simbolo dell'animazione, è d'altra parte la forma abituale dei santuari presso i popoli nomadi, mentre il quadrato è la forma dei templi presso i popoli stanziali. Le età del mondo, la vita umana e i mesi lunari sono ritmati sul numero quattro, mentre le quattro fasi del movimento ciclico vengono espresse dal cerchio. Nell’antichità Platone considerava il quadrato e il cerchio come assolutamente belli in sé; secondo il grande pensatore il quattro si riferisce alla materializzazione delle idee e il tre all'idea stessa: il secondo esprime le essenze e il primo i fenomeni, l'uno lo spirito e l'altro la materia. Secondo Plutarco, i pitagorici affermavano che il quadrato riuniva la potenza di Rhea, di Afrodite, di Demetra, di Hestia e di Hera: il quadrato significa che Rhea, la madre degli dei, la fonte della durata, si manifestava attraverso le modificazioni dei quattro elementi simbolizzati da Afrodite, che era l'acqua generatrice, da Hestia, che era il fuoco, da Demetra che era la terra e da Hera che era l'aria. Il quadrato rappresenterà la sintesi degli elementi. Come abbiamo detto sopra molti spazi sacri hanno una forma quadrangolare: altari, templi, città ed accampamenti militari. La forma quadrangolare viene adottata per delimitare numerosi luoghi come la piazza pubblica di Atene. Spesso questo quadrato è inscritto in un cerchio, sommità di una collina rotonda, come per gli accampamenti e per i templi oppure in fondo a un cerchio di colline, come per Roma. Secondo la versione di Plutarco sulla fondazione di Roma essa venne insegnata a Romolo dagli Etruschi come nei misteri. Si scavò dapprima una fossa rotonda, dove vennero gettate le offerte e che ricevette il nome di mund (cioè cosmo). Il mundus era considerato il centro che collega la città al mondo degli spiriti, cosi come il cordone ombelicale collega il bambino alla madre. La città aveva una forma circolare, anche se Roma viene chiamata dagli antichi urbs quadrata e Plutarco stesso la chiama Roma quadrata, affermando inoltre che essa era al tempo stesso un cerchio e un quadrato. Secondo una teoria la parola quadrata significa quadripartita, cioè la città circolare era divisa in quattro parti da due arterie, il cui punto di intersezione coincideva con il mundus. Nella lingua dell'antico Egitto l'ideogramma che veniva usato per la parola città era un cerchio con due strade che si incrociavano disegnate all'interno. Va ricordato anche che nell'Oriente antico, presso i Babilonesi, il quadrato veniva usato per indicare il totale di un conto ed esprimeva l'idea di riunire entro un limite, corrispondendo così a un limite terrestre. Esso sembra un simbolo meno antico del cerchio e forse ne è una derivazione, in ogni modo cerchio e quadrato esprimono un totale, ma il quadrato serve anche ad esprimere un'idea di limite. Il cerchio e il quadrato rappresentano i due aspetti fondamentali di Dio: l'unità è la manifestazione divina. Il cerchio esprime il celeste, il quadrato il terrestre, non in quanto opposto al celeste ma in quanto creato; nei rapporti fra il cerchio e il quadrato esiste una distinzione e una conciliazione: il cerchio sarà per il quadrato ciò che il cielo è per la terra e l'eternità per il tempo, ma il quadrato si inscrive in un cerchio vale a dire la terra è dipendente dal cielo. Il quadrato non è altro che la perfezione della sfera su un piano terrestre. Per i cristiani il Cristo rappresenta l'umanità, egli verrà considerato come l'uomo quadrato per eccellenza. L'uomo quadrato, con le braccia tese ed i piedi giunti, indica i quattro punti cardinali e in essi troviamo riuniti il significato della croce e delle quattro dimensioni che esso implica. Cristo pone la propria natura umana in seno alla natura divina e l'uomo quadrato, tramite l'Incarnazione, si inserisce egli stesso nel cerchio. In altri termini, l'umanità è collegata alla divinità, come il tempo all'eternità, il visibile all'invisibile e il terrestre al celeste.

IL TRIANGOLO
La figura geometrica del triangolo è strettamente legato al numero tre. Poligono di tre lati, quindi con tre vertici. Il simbolismo universale del triangolo, si ritrova in tutte le tradizioni, è la manifestazione del ritorno all’unità primordiale. Il triangolo si ricollega alle varie simbologie del ternario. Esprimeva prevalentemente sia l’idea della divinità, riscontrabile nel simbologia della trinità, sia l'idea dell'ascesi dell'uomo verso la trascendenza divina, l'Universale. Quindi il microcosmo che si innalza verso un macrocosmo e viceversa, cioè la protezione Divina (o delle potenze celesti) verso l’umanità e la natura. Nella tradizione pitagorica, in cui si manifesta come Tetraktys, il triangolo simboleggia l’ascesa dal molteplice all’Uno. Secondo la peculiare interpretazione alchemica, nell’ordine delle figure chiuse, il triangolo si colloca tra il cerchio ed il quadrato, da cui si può dedurre che rappresenti un’entità intermedia tra la sostanza quasi astratta, ovvero spirituale, e la materia che ricade invece sotto i nostri sensi. Il triangolo è la rappresentazione grafica dei quattro elementi. Per esempio il triangolo con la punta verso l’alto simboleggia il fuoco e il sesso maschile, con la punta in basso invece sta a significare l’acqua e il sesso femminile. L’equilibrio dei due triangoli è dato dalla loro unione nella forma dell’esagono stellato, cioè la rappresentazione grafica del sigillo di Salomone, composto dall’incrocio dei due triangoli inversi. In relazione al sole e al grano il triangolo è doppiamente simbolo di fecondità. Il triangolo equilatero esprime la divinità, l’armonia, la proporzione. Non può essere pienamente compreso se non in funzione dei suoi rapporti con le altre figure geometriche. Ogni figura può essere divisa in vari triangoli con linee tracciate dal centro fino agli angoli. Il triangolo è alla base della formazione della piramide. Come ogni generazione avviene attraverso la divisione, così l’uomo corrisponde ad un triangolo equilatero diviso in due, cioè ad un triangolo rettangolo. Il quale, secondo l’opinione di Platone nel Timeo, rappresenta anche la terra. La trasformazione del triangolo equilatero in triangolo rettangolo con una perdita di equilibrio. Il triangolo equilatero, nella tradizione giudaica, simboleggia Dio, di cui è proibito pronunciare il nome.

LA PIRAMIDE
Fa parte delle figure geometriche il cui nome le è stato attribuito dai greci. Nell’antico Egitto era chiamata MR (pronunciato MER). I due segni consonantici sono ricchi di significato. Il prefisso M significa il luogo, ed R designa l’atto di salire: quindi luogo dell’ascensione. Alle sue origini la Piramide simboleggiava una scala, mezzo di tramite per la salita verso il cielo. In seguito sarà usata come tomba e il vocabolo MER finirà per designare qualsiasi tipo di sepoltura, un luogo che per gli Egizi era comunque sempre sede di gestazione e poi di resurrezione. La base della Piramide è un quadrato, che esprime il perfezionamento. Il 4 raddoppiato diventa 8, il numero di Thoth, della Conoscenza. Due quadrati formano un rettangolo, o quadrolungo, simbolo dello spazio organizzato, creato e sacralizzato. La simbologia del quadrato è ricca, ed esprime il principio della progressione. È la figura geometrica della perfezione. Esso corrisponde alla terra, alla stabilità, alla sostanza, all’immutabilità. Il Mistero Divino si esprime attraverso 3 + 1 = 4 (3 è Dio, 4 il Mondo). I quattro triangoli che partono dal quadrato di base della Piramide terminano con Uno, il piramidion (la sommità), ovvero il divino. Dio è Uno nella sostanza e tre nel mondo. Il simbolo quinario è basato sull’associazione del quadrato e del suo centro (4 + 1). Il centro è piramidion. In Egitto il triangolo simboleggia la stella Sirio e la luce zodiacale. Inoltre esprime le radiazioni solari raffigurate da un fascio triangolare di raggi provenienti dal sole. La Piramide concentra quindi il calore e la luce divina, canalizzandoli verso i corpi posti in essa (la mummia o l’iniziato), così che essi rinascano al momento della fusione di Osiride (il 4) con Ra (il 3).

IL PUNTO
Matematicamente parlando, non ha dimensioni e dunque è invisibile, al pari del Principio universale di cui è simbolo, perché designa la posizione di centralità interiore, ricollegandosi così al simbolismo del centro e al punto centrale della croce. La verità va dunque cercata in interiore, l'iniziato deve ritornare in se stesso. Solo nella propria interiorità l'uomo è capace di ritrovare l’energia principiale, la cui presenza all'esterno avverte invece confusamente, per speculum et in aenigmate.Il Principio universale permea di sé ogni esistenza; ogni manifestazione trova la propria giustificazione grazie a una partecipazione della sua essenza e nella misura di tale partecipazione.


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