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giovedì 27 settembre 2012

LA MANTIDE RELIGIOSA di Patrick Costamagna





La mantide religiosa è un insetto che ha sempre affascinato e impressionato gli uomini per molteplici ragioni, dal suo aspetto antropomorfo, alle sue particolari caratteristiche, abitudini e comportamenti. Analizzando ed indagando tutti questi aspetti da un punto di vista astrologico, si prospetta come essi abbiano continui rimandi e richiami principalmente alle simbologie della X-Demetra morpurghiana, nonchè del segno del Toro, che essa governa, e delle importanti accoppiate schematiche con Giove e Venere.

Come già accennato appartiene alla famiglia degli insetti. Una famiglia che, oltre a rappresentare tra i più antichi colonizzatori della Terra e gli esseri viventi più numerosi sul nostro pianeta, presenta una struttura che potremmo definire in un certo senso “matriarcale” (X), poiché, salvo rari casi, la femmina gode di una superiorità evidente rispetto al maschio. Questa preminenza si manifesta sia da un punto di vista fisico, in quanto essa è sempre sovradimensionata rispetto al maschio, sia da un punto di vista cerebrale, in quanto la femmina è capace di attività e funzioni molto più variegate e complesse rispetto alla controparte maschile. Gli insetti più conosciuti, infatti, come le api, le formiche, le coccinelle, le cavallette e via dicendo, vengono nominati sempre al femminile, probabilmente proprio per evidenziare e rimarcare questa supremazia. E naturalmente la mantide non fa eccezione… 


Il suo nome deriva dal greco “mantis”, che significa profeta, colui che pre-vede (X-Giove). E sono proprio i concetti della vista e dello sguardo (X-Giove e Venere) uno dei motivi che hanno contribuito a rendere l’insetto alquanto inquietante. 




Il viso triangolare presenta sulla sua sommità due grandi occhi sporgenti che portano al culmine un piccolo puntino nero che assomiglia ad una pupilla. Tutto questo sembra in effetti conferire all’insetto quasi uno sguardo umano. Ed inoltre la possibilità, unica tra gli insetti, di poter ruotare il collo di 180 gradi dà l’impressione che essa possa dirigere il proprio sguardo praticamente in tutte le direzioni. Interessante a tale proposito quello che scrive Caillois nel suo libro “Il mito e l’uomo” dove dedica un intero capitolo alla simbologia delle mantidi: “le altre (bestiole) possono soltanto vedere, le mantidi possono guardare”. In molte culture gli si è attribuito addirittura il malocchio: Aristarco riteneva che il suo sguardo presagisse sventura a colui che lo subiva uomo od animale che fosse, mentre presso i Romani se qualcuno si ammalava gli si soleva dire “la mantide ti ha guardato”.



Viene chiamata “religiosa” (X-Giove) probabilmente per il suo portamento e per il modo di tenere le zampe: queste vengono raccolte in una particolare posizione che ricorda le mani giunte dell’orante. Anche per questo l’insetto è stato considerato sacro presso molti popoli: ad esempio in Provenza dove è chiamata prégo-Dieou (prega-Dio), in Romania dove è chiamata calagurita (cioè monaca), e presso i Turchi, dove si crede che le sue zampe siano sempre orientate verso La Mecca, la città santa dei musulmani. 

In alcune regioni africane è ritenuta una divinità e sembra che vi siano state perfino religioni e culti dove la mantide occupava un ruolo preminente. E guardacaso queste popolazioni, come i boscimani e gli ottentotti, presentano una società di tipo matriarcale: le donne hanno un ruolo predominante, i figli hanno parte del nome come quello della madre, mentre gli uomini, tanto per rimanere in tema, senza il permesso delle mogli non possono addirittura toccare… cibo!  Non solo, ma nelle loro credenze la funzione principale della mantide, invocata e implorata, è proprio quella di procurare il cibo stesso.

Durante alcuni scavi archeologici è poi anche stata ritrovata una moneta proserpiniana di Metaponto dove l’insetto è raffigurato accanto alla spiga sacra dei Misteri Eleusini. Qui il richiamo ad “X” è immediato: Demetra, la Madre Terra, la Grande Madre sono l’elemento centrale dei Misteri Eleusini, una religione che vede il passaggio dal lato materiale al lato spirituale di “X”, dall’esperienza fisico-terrena della 2^ casa all’esperienza misterico-religiosa della 9^casa.



Un altro tema presente nel mito africano è legato all’impressionante voracità dell’insetto. Ad essa è stata sempre perciò attribuita una fame insaziabile (X-Giove). Ad aiutarla nella soddisfazione di questa impellente necessità contribuiscono le zampe, con la loro peculiare conformazione, e che proprio per questo vengono definite raptatorie: essendo dotate di spine appuntite e terminando con un lungo uncino, rendono più agevole la cattura e soprattutto il “trattenimento” delle prede. Una volta arpionate queste non hanno più via di scampo e l’insetto se ne può così tranquillamente cibare.

La voracità non è solo in relazione al cibo, ma è altresì riferita all’attività sessuale tanto che, come scrive Caillois, nella mantide religiosa “i naturalisti distinguono la forma estrema della stretta connessione che sembra abbastanza spesso unire la voluttà sessuale e la voluttà alimentare” (Toro).

Ecco allora che si presenta il motivo principale della sua fama, ovvero la singolare caratteristica di divorare il maschio – più piccolo e immobilizzato anche grazie alle già citate zampe raptatorie - durante o subito dopo l’accoppiamento sessuale (Asse Toro-Scorpione).

Questo atto di cannibalismo uxoricida secondo le teorie più accreditate sembra sia da attribuirsi ad una “fame” fisica vera e propria, visto che le mantidi hanno bisogno di una elevata quantità di proteine per produrre rapidamente le loro uova. Negli allevamenti difatti, per ovviare a questo inconveniente, si usa nutrirla abbondantemente prima o addirittura durante la copula. Altri invece propendono per il fatto che la decapitazione del maschio ha forse lo scopo di migliorare e prolungare i frenetici movimenti del coito, visto che questi sembrano essere maggiormente stimolati dalla recisione del capo, data la particolare disposizione del sistema nervoso.

Naturalmente questo comportamento non ha nulla di crudele o volontario, poichè parlando di processi della natura tutto ciò che avviene è essenzialmente funzionale alle istanze legate alla “necessità” e alla “sopravvivenza” della specie, ma nello stesso tempo è però inevitabile che questo costume sessuale abbia colpito l’immaginario collettivo, facendola diventare simbolo dell’aspetto “ombra” del potere femminile rappresentato dalla X-Demetra.

Inoltre considerando l’accoppiata con Venere come scrive ancora Caillois “la mantide si presenta come un ideogramma oggettivo che realizza materialmente nel mondo esterno le virtualità più tendenziose dell’affettività”. Nella relazione le caratteristiche possessive e trattenitrici esasperate possono avvolgere l’oggetto d’amore in catene soffocanti, trasformandosi in un abbraccio mortale e fagocitante, almeno da un punto di vista psicologico. Come non ricordare poi che l’appellativo di mantidi è spesso affibbiato, specie a seguito di particolari episodi di cronaca, proprio a donne ritenute cacciatrici e divoratrici di uomini. 



Le simbologie Xiane sono nuovamente richiamate dal modo di deporre le uova. La mantide non le lascia all’aperto, con tutti i rischi per la loro sopravvivenza che questo potrebbe comportare, ma produce da sé un vero e proprio “contenitore”, chiamato ooteca – cioè custodia, astuccio per le uova – dove queste possono stare “al sicuro”. È formata da una speciale sostanza schiumosa e spugnosa che al contatto con l’aria si indurisce, diventando un involucro impermeabile, isolato, ed inviolabile dall’esterno. La sua funzione è quella di “accogliere” e “contenere” le uova garantendo lo sviluppo degli embrioni, nonché di “proteggere” le stesse uova sia dai rigori della fredda stagione invernale, sia da eventuali predatori. 

L’ooteca corre però il rischio di trasformarsi in una trappola letale per i neonati insetti, evocando un altro lato ombra Xiano, ossia quello relativo a madri che impediscono lo sviluppo e la crescita della personalità dei figli, non permettendone di conseguenza lo svincolo.

Al momento della nascita le piccole mantidi sono infatti già munite delle loro imponenti zampe raptatorie che rischierebbero di ostacolare, o addirittura impedire, l’uscita dall’ “astuccio” preparato con grande cura dal loro genitore. A causa delle spine e dell’uncino presenti sugli arti anteriori non riuscirebbero ad attraversare la stretta fessura che si apre nell’ooteca, poiché rimarrebbero impagliate nell’angusto passaggio. Questo pericolo è però scongiurato dal fatto che gli insetti sono avvolti da una particolare veste neonatale che permette loro di fuoriuscire dall’ooteca senza troppi problemi, e che viene poi abbandonata velocemente.

Una volta liberi i piccoli mantoidei manifesteranno prontamente le loro caratteristiche predatorie e la loro voracità. In caso di scarsità di cibo ne faranno immediatamente le spese i piccoli maschietti, la cui vita sarà messa subito a repentaglio dalle già più grandi sorelline che non esiteranno a divorarli per potersi sfamare. Un “assaggio” di quello che potrà riservare loro il futuro…



Dopo aver considerato questi aspetti della vita dell’insetto, come scrive sempre Caillois, “allora si coglie meglio in che modo e in che senso possa corrispondere al comportamento delle mantidi un tema mitologico – e astrologico aggiungiamo noi – che occupa, turba, esalta, attira l’immaginazione dell’uomo”.





Bibliografia

R. Caillois –  Il mito e l’uomo

M. Salemi e F. Tomasinelli  – La Mantide religiosa e gli insetti stecco

  fonte

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