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mercoledì 9 novembre 2011

LE AURORE E I POPOLI NORDICI



Le aurore sono state ovviamente il soggetto di teorizzazioni, miti e studi scientifici.

Il primo accurato resoconto delle “Luci del Nord” è un codice etico intitolato “Kongespeil” (molto conosciuto con il titolo di “King's Mirror”), un testo norvegese approssimativamente del 1250. In contrasto con le credenze dell'Europa centrale, nel libro in questione (sobrio e concreto) le aurore boreali vengono descritte come normali fenomeni naturali (a quel tempo ancora inspiegati) chiamati Nordurljos (Luci del Nord):


«... appare come la fiamma di un fuoco intenso visto da lontano. Strali appuntiti di disuguale e variabilissima grandezza dardeggiano verso l'alto nell'aria, così che ora l'uno ora l'altro è il più alto, e la luce ondeggia come una vampata splendente... e talvolta sembra sprigionare scintille come un ferro incandescente estratto dalla forgia. Come la notte termina e si avvicina l'alba, incomincia a impallidire e scompare quando prorompe il giorno... Noi non sappiamo nulla della natura delle Luci del Nord, ma l'uomo saggio propone idee e semplici congetture, e crede solo in ciò che è comune e probabile (e qui seguono una serie di teorie basate sul fatto che le luci del nord sono più comuni in alcuni luoghi che in altri)..».





L'autore, anonimo, usa l'espediente del padre (il “re” del titolo) che istruisce suo figlio sulla linea di condotta da tenere negli affari, per presentare un attendibile libro di testo sui commerci, e sulla vita in generale, nel nord nei primi anni del Medioevo.

Con il tempo le idee del resto dell'Europa influenzarono il pensiero norvegese, così anche in Norvegia furono adottate le bizzarre e dogmatiche opinioni riguardo le aurore.

In ogni tradizione popolare nordica sono contenute notizie riguardo le aurore. Dalle citazioni bibliche alle descrizioni dei rari avvistamenti nel Mediterraneo citate dai filosofi greci e romani («il cielo si è aperto ed ha vomitato fuoco e fumo») come Plinio il Vecchio e Seneca, dalle saghe medioevali nordiche come “The King's Mirror” al folclore Inuit. Storie e miti circa le apparizioni delle aurore hanno avuto un importante ruolo nella spiegazione del mondo naturale intorno a noi.

Aristotele tentò anche di darne una spiegazione scientifica e nel suo “Meteorologica” sostenne che le aurore erano prodotte da vapori che si sollevavano dalla superficie della Terra.

Si potrebbe obiettare come mai Aristotele e i filosofi dell'antichità potessero conoscere le aurore boreali, visto che vivevano in regioni, come Roma e la Grecia, dove le aurore sono molto rare. Sicuramente potrebbero averne sentito parlare ma è anche possibile che a quell'epoca le aurore fossero visibili più a sud di oggi, perché è possibile che allora il polo magnetico fosse in un punto più meridionale dell'attuale. I poli magnetici tendono a vagare con spostamenti notevoli: è certo che da oltre un secolo e mezzo fa, cioè da quando fu scoperto da John Ross e dal nipote James, il polo magnetico artico si è spostato verso nord di circa 500 chilometri. Dalla Penisola di Boothia è oggi trasmigrato nell'isola Bathurst, a 1.750 chilometri dal Polo Nord, e più o meno lo stesso è avvenuto per il polo magnetico australe. Chi può dire, sostengono alcuni studiosi, che venti secoli fa i due poli magnetici non si trovassero a 3.000 o 3.500 chilometri dai poli geografici?

Le occasionali aurore viste nel centro-sud europeo hanno creato il panico. Negli ampi drappeggi colorati durante il Medioevo vi si scorgevano vaste armate di angeli che si scontravano in cielo con il risultato di decine di migliaia di contadini che attraversavano l'Europa per giungere in pellegrinaggio alle grandi cattedrali, nella speranza di salvare il mondo dall'imminente Armageddon. Sempre di battaglia in cielo parlavano gli Indiani Eyak e Tlingis dell'Alaska, e anche gli indiani Fox consideravano le aurore come un cattivo presagio di guerra. In altri casi, truppe si precipitarono nelle città vicine per aiutarle da ciò che appariva essere il grande incendio di un assedio.

I popoli del nord hanno escogitato molte leggende e spesso hanno utilizzato in qualche modo la Morte per spiegare le inspiegabili luci colorate.

Secondo i Vichinghi norvegesi i colori delle aurore non erano altro che il sole riflesso dagli scudi delle Walchirie. Esse erano le vergini mandate in battaglia da Odino perché scegliessero gli eroi che dovevano morire e li conducessero nel Walhalla.


 
Odino



Quindi i bagliori in cielo segnalavano che le Walchirie erano “al lavoro”, indice di una battaglia in atto da qualche parte. Una volta nel Walhalla, le Walchirie portavano corni colmi di birra agli Einherjar (guerrieri uccisi).

Per gli Inuit canadesi la Terra è piatta e il cielo è una immensa cupola fatta con un materiale duro punteggiato da molti piccoli fori, attraverso i quali puoi vedere luci (le stelle) quando qui è buio. Un sottile ponte unisce il nostro mondo con l'aldilà e i morti sono guidati nel cammino da spiriti dotati di fiaccole luminose.

Secondo gli Inuit della Groenlandia, le aurore (in lingua Inuktitut, “Qiugyat”) sono gli spiriti dei bambini deceduti di morte violenta o nel giorno del loro compleanno.

Ancora gli Inuit pensano che le aurore boreali sono provocate dagli spiriti dei morti mentre danzano o quando, con fianchi e teste cinte con fasce luminose, giocano alla palla con il cranio di un tricheco (un gioco descritto come un misto di rugby, calcio e lotta). Gli Inuit inoltre credono che le persone viventi abbiano due anime, una chiamata “il respiro della vita” o “il respiro della luce” , l'altra è l'anima vera e propria. Quando una persona muore, il “respiro della luce” scompare e l'anima giunge nell'aldilà. L'oltretomba non è un luogo di paura ma piuttosto solo una transizione verso qualcosa di nuovo. Tre sono i mondi nell'aldilà e uno è immaginato proprio come un'aurora, infatti, Agetermiut e Agneriartarfik sono due dei tre mondi della vita ultraterrena e uno è luminoso nel cielo(proprio come l'aurora) e l'altro è molto profondo sotto la tundra. Questi due mondi per la cultura Inuit sono entrambi riservati ai buoni cacciatori e alle donne che hanno sopportato il dolore di un tatuaggio. Il terzo mondo, Noqumiut, è collocato invece subito sotto la crosta terrestre dove regna continuamente la fame e la pigrizia.

Per gli Indiani del nord degli Stati Uniti, nella direzione del vento del nord vivono i Manabai'wok, che sono nostri amici, ma che noi non possiamo vedere. Essi sono giganti cacciatori e pescatori e tutte le volte che sono fuori con le loro torce a cacciare con la fiocina il pesce noi lo sappiamo, perché poi il cielo brilla ad indicare il luogo in cui si trovano.

Gli Indiani Athabaska ritenevano che le aurore fossero i riflessi della danza del fuoco di folletti e, similmente, per gli Aborigeni australiani è una danza degli dei. Per i nativi dello Sri Lanka si tratta, ancora oggi, di un messaggio di Buddha.

Anche la scienza ha avuto le sue bizzarre opinioni riguardo la natura delle aurore. Alcuni scienziati teorizzavano che la forza dei ghiacciai in movimento producesse fiamme, oppure parlavano di periodiche eruzioni di colossali quantità di calore sotterraneo provenienti dalle profondità della Groenlandia mentre altri pensavano a estese cinture di ghiaccio che riflettevano la luce solare nel cielo serale o i bagliori di un fuoco ardente al centro della Terra.



Ma cosa accadeva quando apparivano le aurore?



Alcuni Inuit pensavano che le aurore fossero infauste, e per respingerle agitavano i coltelli taglienti o le scagliavano contro getti di urina.

Anticamente all'apparire delle luci cangianti, gli Inuit dell'Alaska nascondevano i loro figli dalla potenza nociva delle aurore perché credevano che se un bambino le indicava durante la loro apparizione, esse venivano e lo portavano via per strappargli la testa e giocare con essa, mentre i Sami svedesi proteggevano le loro donne dai raggi luminosi. Oppure si diceva che guardarle avrebbe danneggiato gli occhi.



I suoni delle aurore:



Da sempre si afferma che le aurore sono accompagnate da suoni misteriosi e affascinanti. Il mistero del suono delle aurore ha intrigato esploratori, scienziati e abitanti del nord. Tradizioni orali riportano di un “frusciare” o “sibilare” durante i rapidi movimenti delle aurore, ma fino ad oggi non esistono registrazioni di tali suoni. Onde radio di frequenze molto basse prodotte da sorgenti a grandi altitudini hanno suggerito un possibile meccanismo del suono associato alle aurore. Esiste la possibilità che oltre l'apparizione visibile, una persona può percepire, ma non udire realmente, l'aurora.

Lo studio delle aurore è molto importante, poiché l'attività aurorale può interferire con le comunicazioni radio e con i satelliti. Inoltre, dato che le aurore consistono in correnti elettriche fortissime, durante una intensa tempesta magnetica, una aurora può produrre correnti elettriche in conduttori eccessivamente lunghi come oleodotti, linee dell'alta tensione e telefoniche con il risultato di malfunzionamenti e cali di tensione.

A dispetto dei guai tecnici che le aurore possono causare, molti le vedono come meraviglie della natura. E alcuni miti popolari persistono. Per esempio si crede che attraverso il fischiare o il battere le mani, una persona può guidare le movenze delle aurore ed intavolare addirittura con loro una conversazione. Altri credono che si possa controllare l'aurora sputando verso di lei.

Spesso venivano confuse con le aurore per la simile stranezza dell'aspetto, le illusioni ottiche (miraggi). Si tratta di raggi luminosi che rimbalzano fra ghiaccio e nuvole basse, creando un'opalescenza accecante e fantastici abbagliamenti: sono causati dalla deviazione dei raggi solari, che cadono obliquamente quando passano attraverso strati di aria fredda. Si formano allora delle pallottole lanuginose di ghiaccio cristallino (“Snowdown”), che nell'aria che si scalda più velocemente della neve sottostante creano effetti spettacolosi: false lune, ruote luminose e raggi prodotti dai prismi di cristallo di ghiaccio. Allo sbalordito osservatore appaiono così immagini sdoppiate, la più bassa delle quali capovolta, aloni fantastici intorno al Sole, doppi Soli (“pareli”), doppie e triple Lune (“paraseleni”). Agli esploratori che raccontavano queste fiabesche meraviglie spesso non veniva dato credito, ma oggi la fotografia ha reso loro giustizia, donandoci vedute impensabili a testimonianza dell'aspetto segreto e sorprendente della natura.


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