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giovedì 8 settembre 2011

[Dossier] Il Diluvio Universale, le prove dell'esistenza e le cause che lo generarono - Parte 2



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L'Holocene Group oggi ritiene che la cometa che si schiantò nell'Oceano Indiano circa 4800 anni fa abbia prodotto uno tsunami alto approssimativamente 200 metri, almeno dieci volte più dell'onda assassina che spazzò quelle stesse acque il 26 dicembre 2004, sommergendo le coste dell'Indonesia, dell'India, della Thailandia, di Sri Lanka e del Myanmar, e penetrando nell'entroterra anche per un chilometro o più. Lo tsunami del 2807 a.C. sommerse tutte le coste penetrando nell'interno per almeno 4 chilometri. Se lo tsunami del 2004 fosse stato di quelle proporzioni, i morti si sarebbero contati non a centinaia di migliaia, ma a decine di milioni.

Dal momento che la cometa Burckle cadde in mezzo all'oceano, agli uomini dell'epoca fu probabilmente risparmiata la sorte di essere bruciati vivi dalla palla di fuoco dell'impatto, che si sarebbe estesa per circa 1000 chilometri intorno al punto di caduta. L'onda d'urto deve aver abbattuto quasi tutti gli alberi in un raggio di 2000 chilometri, sebbene la posizione del punto d'impatto in mezzo all'oceano limitò i danni più gravi al Madagascar. Si calcola però che i getti di materiale espulso si siano estesi per circa 9000 chilometri, quasi un quarto della circonferenza terrestre, raggiungendo gran parte dell'Africa, la penisola arabica, l'India, il Sudest asiatico continentale, l'Indonesia e l'Australia.

Il calore generato dal mostruoso impatto del 2807 a.C. vaporizzò milioni di tonnellate di acqua marina, che poi ricondensò nel corso di diversi giorni.
"In questo intervallo di tempo durante il quale l'acqua si stava raffreddando, i venti globali avrebbero trascinato le nubi per migliaia di chilometri. Così un impatto di queste proporzioni potrebbe essere all'origine delle leggende sul diluvio nate nei continenti che circondano l'Oceano Indiano: Africa, Australia, Europa e Asia"
scrive l'Holocene Group nell'articolo Burckle Abyssal Impact Crater. Did This Impact Produce a Global Deluge? di D.H. Abbott, L. Burckle e P. Gerard-Little della Columbia University, W. Bruce Masse del Los Alamos National Laboratory e D. Berger della Drexel University.
Anche se l'impatto dell'Oceano Indiano potrebbe rendere ragione delle piogge torrenziali che sommersero la regione, le leggende di quel periodo hanno un'estensione che va ben al di là del cerchio di Burckle. Per giustificare pienamente le antiche narrazioni del diluvio, l'Holocene Group oggi ipotizza che la cometa che causò il diluvio universale debba essersi frantumata, al momento dell'ingresso nell'atmosfera, in almeno tre pezzi: quello caduto nell'Oceano Indiano, un secondo che colpì il Pacifico orientale in prossimità dell'equatore, e un terzo che cadde nell'estremo nordovest del Pacifico. Il gruppo attualmente è alla ricerca di questi altri crateri.
Scrive l'Holocene Group:
"La documentazione archeologica di questo periodo è compatibile con un diluvio catastrofico su scala mondiale, dato che indica riduzioni della popolazione, grandi spostamenti di gruppi umani, una proliferazione di nuove lingue e dialetti e forme d'insediamento che evidenziano il ricorso a siti più elevati, e anche la costruzione di massicci terrapieni. Vi sono dati di tipo paleoambientale che indicano l'improvvisa comparsa di nuove savane e praterie dove in precedenza si ergevano foreste [...] Gli effetti indiretti dell'evento del cratere Burckle e i processi associati sarebbero stati molto più devastanti per l'umanità dell'impatto stesso [...] I miti del diluvio descrivono la fama e la sofferenza umana durante e dopo l'evento"
Marie-Agnès Courty, studiosa francese di scienze del suolo presso il Centro europeo per la ricerca preistorica, ha portato alla luce prove convincenti che corroborano la teoria del diluvio universale. L'esame di campioni di suolo fossilizzato di ogni parte del mondo ha confermato la distribuzione su scala planetaria di particelle cosmogeniche (originate nello spazio esterno) depositate da un impatto di circa 4800 anni fa, in perfetto accordo cronologico con il diluvio universale. Dee Berger, microscopista della Drexel University di Philadelphia e collaboratore dell'Holocene Group, ha analizzato campioni degli chevrons del Madagascar e scoperto che, fusi con i foraminiferi, minuscoli fossili oceanici ivi contenuti, c'erano ferro, nichel e cromo, tipici metalli pesanti depositati dagli impatti extraterrestri. Inoltre, secondo il New York Times del 14 novembre 2006, i tre metalli sono stati rinvenuti nelle medesime proporzioni relative prodotte dalla vaporizzazione di una meteorite condritica (cioè granulosa, il tipo più comune, in seguito all'impatto nell'oceano.

Il messaggio più profondo dell'Holocene Group è l'invito a considerare la possibilità estremamente concreta che alcune antiche leggende non sia soltanto favole ma rappresentano poetiche di verità che, analizzate scientificamente, possono contenere informazioni vitali per noi oggi. E' un bel paradosso, ma un cattivo presagio, che la verità che sta dietro il diluvio universale debba essere finalmente svelata solo pochi anni prima che l'apocalisse sia nuovamente nell'aria. Naturalmente, se sono sopravvissuti gli antichi, di certo lo faremo anche noi, con le nostre conoscenze, ricchezze e tecnologie infinitamente superiori. Ma poiché oggi la popolazione del pianeta è mille volte più numerosa la sofferenza sarà enorme.
Vi sono segni, indizi, informazioni dell'imminenza di un impatto catastrofico?

La primavera del 2807 a.C., stando all'accurata ricostruzione dell'Holocene Group, fu un periodo molto animato in termini cosmici. Raffronti tra i particolari dei miti e simulazioni astronomiche al computer indicano che

"parecchi fenomeni celesti insoliti, tra cui congiunzioni planetarie eccezionali ed eclissi di sole e di luna, si verificarono intorno al momento dell'impatto. L'effetto di tali osservazioni, unito all'impatto stesso, influenzò profondamente le credenze religiose e contribuì in misura significativa a suscitare un interesse critico per i fenomeni celesti, che si rifletté in un fermento di attività, evidente sia nell'antica astronomia che nell'astrologia intorno alla metà del III millennio a.C."
Rare congiunzioni planetarie, eclissi di luna e di sole che forse adempiono alla profezia di San Paolo negli Atti degli Apostoli, caratterizzeranno anche l'autunno del 2012. Le analogie finiscono qui, o un impatto catastrofico si verificherà anche nel 2012? 

Fonte: Link

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