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sabato 27 agosto 2011

Considerazioni sul Viaggio Astrale

 
di Carlo Dorofatti
(tratto dal libro “Anima e Realtà”, di prossima pubblicazione con NEXUS)

Colgo l’occasione per sintetizzare alcuni concetti fondamentali sul fenomeno del viaggio astrale, visto che se ne parla molto. Il termine “astrale” – mutuato dalle tradizioni teosofiche - è piuttosto riduttivo: preferirei parlare di esperienze extra-corporee o, meglio, ancora ultra-corporee, preferendo immaginare che non si tratti tanto di un viaggio quanto di un’estensione di sé stessi e della propria sensibilità. La modalità con cui viene inteso, descritto e cavalcato oggi dalla superficialità tipica del new-age (passi l’ingenuità della parapsicologia degli anni ’60) mi lascia del tutto scettico.

Ecco piuttosto qualche punto di riferimento che ritengo utile considerare:

Il viaggio ultra-corporeo è un’esperienza potenzialmente naturale; Non è un potere in sé, o una facoltà, ma il modo di osservare, interpretare e descrivere una determinata dinamica, che ha a che fare con la nostra vera natura in quanto coscienza infinita; normalmente si innesca durante il sonno notturno, in forma spontanea e inconsapevole; l’esperienza viene spesso tradotta in sogni, attraverso un simbolismo comune o soggettivo, dei quali ci si puó o meno ricordare; puó avvenire in stati alterati di coscienza causati da traumi, coma, droghe, assunzione di sostanze psico-attive, meditazione, svenimenti, anestesia, ipnosi, esperienze di pre-morte… tale dinamica serve alla mente e ai nostri corpi sottili per rigenerarsi energeticamente e per riordinare e metabolizzare esperienze e informazioni;

il gestire consapevolmente l’esperienza del viaggio astrale costituisce uno strumento di ampliamento sensoriale e di coscienza da collocarsi in un più esteso scenario spirituale; quando la dinamica avviene spontaneamente e ne siamo inconsapevoli, la gestione energetica della stessa e le necessarie difese vengono innescate automaticamente dalla nostra mente, mentre quando ci apprestiamo ad innescarla consapevolmente dobbiamo re-imparare a gestirla; in questo caso l'uso di tecniche di rilassamento o di sonno/sogno servono proprio per abbassare il volume dei sensi fisici in modo tale da attivare una sensibilitá "altra" verso la quale portare la nostra attenzione e consapevolezza;

la paura è quella tipica dell’ignoto: inoltre si tenga presente che quando ci si trova in dimensioni “altre”, queste non sono asettiche. Pertanto, se non si è fatto un lavoro sulle energie, sulle emozioni e sulle percezioni, si potrebbe entrare in contatto con qualcosa di inclassificabile, che verrà poi rimosso dalla mente conscia. Resta però la sensazione di paura; una volta che si ha padronanza del metodo, ci sono vari livelli di pratica: dall'estensione percettiva sulla nostra dimensione attuale all’impiego del viaggio astrale per esplorare altre dimensioni, fino all’ampliamento della coscienza come naturale estensione del sé, in stato di veglia.

Questo viaggio è, secondo me, un momento di attenuazione della nostra incarnazione: un momento di riconnessione con il nostro Sé superiore. Anche in questo caso ribaltiamo i concetti e spostiamo il nostro “punto di unione”, il nostro baricentro, verso la nostra identità reale, per riformulare il concetto di “viaggio astrale”. Un domanda interessante da porsi potrebbe essere: quale parte di noi si “sdoppia”? Quale parte “esce” allo scoperto? E, di conseguenza, qual è la dimensione ad essa relativa che viene raggiunta? Quindi quale parte di noi dovremmo esercitare per raggiungere dimensioni precise, ma soprattutto per fare di questa esperienza una vera esperienza di crescita spirituale?

Questo concetto vale anche per le esperienze medianiche: è ovvio che “vibriamo” sulla frequenza del nostro livello di coscienza e che siamo pertanto sintonizzati sui fenomeni, sugli eventi e sulle dimensioni ad esso corrispondenti, proprio per la legge del simile che risponde al simile, ovvero della concordanza di complessità (concordanza temporale), oggi di moda come “legge di attrazione”, fenomeno ben più complesso e affascinante del semplice attrarre a sé eventi positivi o negativi. Ci relazioniamo sempre con gli enti e i mondi - in definitiva con gli insegnamenti - che ci “competono”. Non si tratta di conseguire certi risultati in termini di esplorazioni paragnostiche e di imparare tecniche medianiche o di sdoppiamento più o meno sofisticate, quanto di risvegliare i diversi livelli della nostra identità.

Se ci abituiamo a considerare tutto ciò di cui siamo autori o spettatori sotto un’angolazione squisitamente spirituale, scopriamo in noi, e in quanto ci circonda, la nostra vera natura, quella divina; e per questa via possiamo e dobbiamo identificarci in tutte le infinite possibilità della creazione.

Gustavo Adolfo Rol

Noi siamo una Coscienza in fase di sdoppiamento nei mondi materiali: fare lo sdoppiamento di cui di solito si parla significa quindi attenuare, se non interrompere, quello sdoppiamento di Coscienza dall’al-di-là all’al-di-qua, oppure, meglio ancora, prendere coscienza della nostra reale estensione.
 

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