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mercoledì 1 dicembre 2010

Ufo e Antico Egitto



Submitted by Staff on Ven, 2009-08-21 09:09

Un eccezionale documento storico conferma che il fenomeno ufologico è antichissimo; almeno quanto la nostra civiltà

Di 11.340 anni dell’antica civiltà egiziana si può dire che non si conoscono che le ultime pagine di storia, una storia affascinante perché ad ogni pié sospinto ci si imbatte nel mistero. Nell’ormai lontano ottobre del 1963 – era allora uno dei pochi componenti il Gruppo Clipeologi del Movimento Umanistico Fiorentino – durante le mie consuete ricerche clipeostoriche venni in possesso di una traduzione di parte di un papiro; traduzione che, apparsa su “The Doubt” (la rivista della Fortran Society) risultò poi particolarmente imperfetta ed assai liberamente interpretata. Il contenuto mi parve però così interessante che inviai una lettera al Direttore di “Settimana Incom illustrata” a nome del mio gruppo, perché ne venissero a conoscenza i lettori di quella rivista.
 

Non contento di ciò tentai di commentare il testo pubblicandolo nel primo raro numero di “Clypeus” (gennaio 1964), cercando d’interpretare anche le molte lacune dovute a cancellature che figurano nella traduzione stessa. Non mi potevo ancora rendere conto che quanto stavo facendo era soltanto l’inizio di una lunga odissea. Fui infatti poco dopo informato che il papiro era di proprietà (poi non confermata) del professor Alberto Tulli, ormai defunto e che era stato Direttore del Pontificio Museo Egizio del Vaticano. Contemporaneamente seppi che il professor Giuseppe Botti, allora Direttore del Museo Archeologico di Firenze, sarebbe dovuto andare a Roma per collezionare i testi demotici del Museo Vaticano. 

Su mia richiesta in una sua lettera mi promise il suo interessamento in merito al documento, ma poco tempo dopo purtroppo morì interrompendo le ricerche: che d’altra tempo sarebbero state inutili, come ebbe a riferire l’egittologo professor Boris de Rachewiltz con molte sue successive delucidazioni, peraltro chiarissime e dettagliatissime, così come si potevano desumere da quanto scrisse Sergio Conti in seguito ad una sua preziosa inchiesta pubblicata sul “Giornale dei Misteri” del luglio 1971.
 
De Rachewiltz mi inviò una nuova fedele, ma sempre parziale traduzione del papiro del Nuovo Regno, facente parte degli Annali Reali risalenti all’epoca di Thuthmosis III (1504-1450 circa a. C.), precisando che l’origine era in condizioni tali da non poterlo decifrare altro che frammentariamente e sempre con la presenza di cancellature opportunamente numerate nella traduzione stessa. Il professore l’aveva ricavata da un prezioso inserto di Alberto Tulli. Questi nel 1934 aveva soltanto consultato l’originale presso un antiquario egiziano, certo Tano, e ne aveva portato con sé la trascrizione di alcuni passi direttamente dall’Egitto. De Rachewiltz poté poi consultarli per la cortesia usatagli dal fratello del professore, Monsignor Gustavo, dell’Archivio del Vaticano. Il documento, vergato a matita in geroglifico da Tulli, recava anche appunti dell’abate Etienne Drioton, allora Direttore del Museo del Cairo.
 
Esaminiamo ora quanto De Rachewiltz riuscì a trascrivere attenendosi il più fedelmente possibile agli appunti del Tulli, tenendo presente che manca la parte iniziale e finale. Vi si legge:
“(…) Nell’anno 22, terzo mese d’inverno, ora sesta del giorno (lacuna), gli scribi della Casa (s’intende: Casa della Vita) scoprirono che era un cerchia di fuoco che arrivava dal cielo (meteora od altro?). Esso non aveva testa, il fiato della sua bocca (aveva) un cattivo odore (si comprende che non vi erano prominenze e che lasciava esalazioni maleolenti). Il suo corpo (era) lungo una pertica e largo una pertica (50 metri di diametro). 

Non aveva voce… (era silenzioso). I loro cuori divennero confusi… poi si stesero in terra sullo stomaco (…). Andarono dal Re… a riferire ciò (stupore e sgomento dei testimoni).
Sua Maestà (il faraone) ordinò… è stato esaminato… circa tutto quello che è scritto nei rotoli di papiro della Casa della Vita. (E questo ci fa supporre che il cosiddetto “Papiro Tulli” fosse uno di essi o comunque una sua trascrizione in ieratico). Sua Maestà stava meditando sull’accaduto. Ora, dopo che qualche giorno fu trascorso da quegli eventi, là, brillavano in cielo più del sole ai limiti dei quattro supporti del cielo… (la ripetitività del fenomeno, la molteplicità, la permanenza e i successivi movimenti dei cerchi sembrerebbero escludere l’interpretazione meteorica, e i quattro supporti fanno pensare all’antico concetto di un mondo piatto sospeso su quattro colonne o comunque alla presenza dei fenomeni luminosi, dislocati in cielo ai vertici dei quattro punti cardinali).
 
Potente era la posizione dei cerchi di fuoco. L’esercito del Re guardava in avanti e Sua Maestà era nel mezzo di esso (si deduce l’importanza data dal faraone a quanto stava il timone di una presenza nemica del tutto insolita). Era dopo cena (quindi ora notturna o quasi, per cui il fenomeno doveva essere ancor più appariscente). In quel momento essi (cioè i cerchi di fuoco) se ne andarono più in alto diretti a sud (quindi s’innalzarono dal punto del cielo in cui si trovavano e si mossero verso sud). (Era) una meraviglia mai accaduta dalla fondazione di questa Terra! Causò a Sua Maestàil portare incenso per pacificare la Terra (l’evento fu considerato soprannaturale a tal punto da sentire la necessità di placare l’ira degli Dei)… (A scrivere?) cosa accadde nel Libro della Casa della Vita… da essere ricordato nell’eternità… (dunque gli scribi ne tramandarono la memoria)”.

Questa traduzione, parziale ma fedele, del “Papiro Tulli”, dovuta a De Rachewiltz, apparve su “La Forghiana” n. 6 del 1969. E tutto sarebbe terminato qui, con l’incertezza sull’autenticità del papiro stesso posseduto da quel tale Tano se, rileggendo ancora la lettera del professor Botti, non mi fossi soffermato su un’osservazione in essa riferita circa un “abituale rituale del Libro dei Morti”, tanto più che proprio in quel periodo mi stavo dedicando allo studio degli scritti sacri degli antichi Egiziani. E quanto andavo sperando si tradusse ben presto in un’incredibile realtà allorché, nella riproduzione del Papiro di Torino, ossia nel “Libro dei Morti”, constatai una scena che illustra tre corpi volanti in cielo, rotondi, in fila indiana e con svastiche disegnate all’interno di essi in posizione dinamica di moto o disposte a croce di Sant’Andrea.
 
La scena presenta poi, sottostante al fenomeno, un’imbarcazione con offerte: e si sa che la barca simbolicamente significa avventura, esplorazione. Inoltre il tutto da parte del capitolo CX, la cui traduzione in lingua italiana si conclude con la seguente frase: “Io approdo al momento (giusto) sulla Terra, all’epoca stabilita, secondo tutti gli scritti della Terra, da quando la Terra è esistita e secondo quanto ordinato da (spazio bianco) venerabile”.
 
Non intendo aggiungere altro. A buon intenditor...

Articolo di Solas Boncompagni pubblicato sul mensile "I misteri", novembre 1995 pagg. 48-62.

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